Algeri, pochi anni dopo la Guerra civile. Amal e Samir sono giunti al loro ventesimo anniversario di matrimonio. Nell'arco della giornata, nonostante un'apparente normalità, i due si confrontano con la crisi della loro relazione e con il risultato delle lotte compiute nel passato per un Paese libero, e una vita migliore, in un'Algeria invece sempre più sotto scacco dell'integralismo religioso. Nel frattempo, il figlio Fahim - che la madre vorrebbe far andare a studiare all'estero - trascorre il tempo bighellonando con i suoi amici Feriel e Reda - ognuno a sua volta alle prese con i propri drammi esistenziali e personali - piuttosto che andare all'Università. Genitori e figli, si muovono nella città di Algeri, coacervo immobile di contraddizioni e ipocrisia, dove una rivoluzione culturale sembra impossibile.
SCHEDA FILM
Regia: Sofia Djama
Attori: Sami Bouajila - Samir, Nadia Kaci - Amal, Faouzi Bensaïdi - Amine, Amine Lansari - Fahim, Lyna Khoudri - Feriel, Adam Bessa - Reda
Sceneggiatura: Sofia Djama
Fotografia: Pierre Aïm
Montaggio: Sophie Brunet
Scenografia: Patricia Ruelle
Costumi: Claire Dubien
Altri titoli:
The Blessed
Durata: 102
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: LIAISON CINEMATOGRAPHIQUE, ARTÉMIS PRODUCTIONS, IN ASSOCIAZIONE CON LES FILMS DE LA SOURCE
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L'IMAGE ANIMÉE, CINÉ+; CON IL SUPPORTO DI: TAXSHELTER.BE, ING, TAXSHELTER DU GOUVERNEMENT FÉDÉRAL DE Belgique; IN ASSOCIAZIONE CON: INDÉFILMS 5; CON IL SUPPORTO DI: THE DOHA FILM INSTITUTE, ANGOA, COFINOVA DÉVELOPPEMENT.
- PREMIO 'ORIZZONTI' PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE A LYNA KHOUDRI, PREMIO BRIAN, PREMIO LINA MANGIACAPRE ALLA 74. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017).
CRITICA
"Djama racconta l'Algeria del dopo guerra civile senza pretese di assoluto scegliendo come punto di vista lo scontro generazionale tra figure, giovani e meno giovani che vivono un comune disorientamento. (...) La narrazione segue i personaggi per ventiquattro ore, una giornata in cui la dimensione quotidiana viene scandita da quanto li circonda, da quella strana sospensione che, in modo diverso, ne paralizza i gesti e le energie. Djama li accompagna con discrezione, senza sottolineature; filma lungo le traiettorie della città, resa quasi un personaggio, ostile, dalla quale tutti sembrano risucchiati. La sola a sfidarla è Feriel, ragazzina piena di dolore mascherato da coraggio, è la più combattiva, colei che nelle sue parole, e nelle sue volute «provocazioni» manifesta il conflitto che la circonda a cominciare dalla sua condizione di donna. E che senza paura fa domande sul passato, su quella storia rimossa." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 12 settembre 2017)