Les amants réguliers

Ricerca del '68 perduto e riflessione sul presente: il viaggio dei Garrell vince il Leone per la regia a Venezia

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FRANCIA 2004
Parigi, 1969. Dopo aver partecipato alle sommosse studentesche dell'anno precedente, un gruppo di amici inizia a fare uso di oppio. Su questo sfondo, un ragazzo e una ragazza, membri del gruppo, si innamorano l'uno dell'altra...
SCHEDA FILM

Regia: Philippe Garrel

Attori: Louis Garrel - Francois, Clotilde Hesme - Lilie, Julien Lucas - Antoine, Mathieu Genet - Nicolas, François Toumarkine, Jean Auzilleau, Robert Bazil, Pierre Belot, Georges Benoît, Xavier Boiffier, Lena Breban, Nicolas Bridet, Emmanuel Broche, Pauline Bureau, Noelle Cazenave, Michel Charrel, Rebecca Convenant, Mai David, Fanny Deblock, Joséphine de Meaux, Amandine Dewasmes, Damien Dorsaz, Sara-Jeanne Drillaud, Daniel Dubois, Violeta Ferrer, Vladislav Galard, André Auberger, Jean-Louis Annaloro, Aurélia Alcaïs, Marie Girardin, Maurice Garrel, Marc Barbé, Cecile Garcia-Fogel

Soggetto: Philippe Garrel

Sceneggiatura: Philippe Garrel, Marc Cholodenko, Arlette Langmann

Fotografia: William Lubtchansky

Musiche: Jean-Claude Vannier

Montaggio: Françoise Collin

Scenografia: Mathieu Menut

Costumi: Justine Pearce, Cecile Berges

Effetti: Charles-Axel Vollard, Grégoire Delage, Jacky Dufour

Altri titoli:

Regular Lovers

Durata: 178

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.33)

Produzione: MAIA FILMS, ARTE FRANCE

Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2005)

Data uscita: 2005-09-30

NOTE
- LEONE D'ARGENTO PER LA MIGLIOR REGIA E OSELLA PER IL MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO A WILLIAM LUBTCHANSKY ALLA 62MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2005).

- PREMIO CESAR 2006 PER IL MIGLIOR ATTORE EMERGENTE A LOUIS GARREL.
CRITICA
"Parigi 1968: torna sugli schermi 'le joli mai' ma non è più tanto 'joli', bello. Anzi, 'Les amants réguliers' di Philippe Garrel sembra un canto di morte alla memoria di giovani che sognarono in quei giorni la rivoluzione e poi pagarono sulla propria pelle la colpa di 'aver chiesto l'impossibile'. Il film dura tre ore, è in bianco e nero, è girato nello stile al tempo stesso rigoroso e anarchico di Garrel (rigoroso nella perfezione delle inquadrature, illuminate da quel genio di William Lubtchansky; anarchico nella progressione della storia). (...) Ma forse c'è anche, nel film dell'ex allievo di Truffaut e Godard, un sottile, disperato messaggio sulla difficoltà di essere all'altezza dei maestri. Come quando il ragazzo, renitente alla leva, viene processato dalle autorità militari e si dichiara 'poeta': uno dei giudici mormora 'Rimbaud, Boudelaire tutti in galera li avrei messi'. Ma il problema è che il nostro giovane eroe non è né Rimbaud né Baudelaire, e scoprirlo a vent'anni può essere devastante." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 4 settembre 2005)

"Uno stile di totale rigore. Intanto in uno splendido bianco e nero, con contrasti fortissimi, poi una tesa ricostruzione, nella prima parte, delle barricate del '68 e nella seconda con una precisa rievocazione non solo di quell'amore alla base dell'azione, ma dei tanti caratteri che vi si avvicendano attorno: sempre all'insegna dell'immediatezza e della verità. Coinvolgendo, nonostante una voluta lentezza di ritmi che rasenta la staticità, grazie anche a un commento musicale di pianoforte solo, carico di suggestioni emotive e poetiche." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 4 settembre 2005)

"A un certo punto di 'Les amants réguliers' qualcuno cita 'Prima della rivoluzione' di Bertolucci; e il film di Philippe Garrel, in concorso alla Mostra, potrebbe proprio intitolarsi, per contrasto, 'Dopo la rivoluzione'. Chiamando così, con qualche esagerazione, il maggio francese del ' 68. Tornano le barricate di sampietrini del Quartiere Latino, i tricolori bruciati, le macchine incendiate, le bottiglie molotov, le cariche della polizia. E benché il film sia dalla parte dei contestatori, ogni tanto di fronte a tante scriteriate violenze verrebbe voglia di pensarla come Pasolini su Valle Giulia e dar ragione alle forze dell'ordine. (...) Prezioso come documento, 'Les amants réguliers' si snoda come una toccante variazione di 'Addio giovinezza' soffocata da un empito di umore malinconico." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 5 settembre 2005)

"Bianco e nero, tre ore, immagini non in cinemascope ma formato francobollo, dialoghi scarni, linguaggio rarefatto e allusivo quasi da cinema muto, 'Les amants réguliers' non è 'l'ennesimo film sul '68' ma forse il primo che di quegli anni restituisca l'ingenuità, lo slancio, la dolce follia. Proprio perché non mostra, non analizza, non spiega, non cerca fatti né verità, ma seguendo la lenta deriva di un gruppo di rivoltosi che senza quasi accorgersene si perdono fra droghe, amori, sogni di gloria, piccoli e grandi tradimenti, arriva dritto al cuore. Una meraviglia - e uno dei pochi film in concorso che rischia di non arrivare in sala. E' poco dire che sarebbe un delitto." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 settembre 2005)

"Finite le illusioni comincia la stagione della passione privata, non meno travolgente e amara di quella politica. Una stagione vissuta prevalentemente in interni che riportano il film nello stesso spazio chiuso dove i protagonisti di The Dreamers avevano celebrato la perdita dell'innocenza. La differenza è che non si tratta più di scoprire i segreti della sessualità, in gioco c'è la fedeltà ai propri ideali. Sopravvive chi accetta il compromesso, si piega o fugge lontano, non adeguarsi è morire. Les Amants Réguliers elude così il rischio del mero viaggio alla ricerca del tempo perduto per rivelarsi opera profondamente radicata nel presente, che certo fotografa le disillusioni del '68 e le amarezze della post-rivoluzione, ma soprattutto mostra la perdita della vera innocenza, quella legata alla definitiva accettazione delle regole imposte dalla società." (Fabrizio Del Dongo, cinematografo.it, 30 settembre 2005)

"Uno dei film più straordinari di Venezia, parola definitiva e disperata sul ' 68 e dintorni da un cinefilo-disertore allievo di Godard & Truffaut,. Garrel esalta il cinema con una fotografia splendida bianca e nera e omaggia Bertolucci iniziando la sua storia dove finiva il magico 'Dreamers', sul selciato. Passata mezz'ora (sono quasi tre ore magiche) i giovani ribelli si rinchiudono nelle loro case borghesi a tentare di amarsi, dipingere e capire come fare rivoluzione nonostante il proletariato. Piani sequenza, chiusure a iride, lunghi sguardi obliqui: si sente il 'frastuono del nulla'. Per cinefili". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 ottobre 2005)