Mentre il mite Martin Modot si trova nell'atrio della stazione di Deauville, insieme a tutta la famiglia (padre, madre, moglie e figlia di 7 anni) improvvisamente alcuni uomini cominciano a sparare raffiche di proiettili sui presenti: è una carneficina, in cui Martin, rimasto miracolosamente illeso, vede morire intorno a sé la madre, la moglie e la bambina, mentre il padre è gravemente ferito. Viene ucciso anche Andreatti, un noto uomo politico. Modot, disperato, ha ora come unico scopo quello di trovare gli assassini dei suoi parenti e, poiché non crede nell'efficienza della polizia, che infatti sembra brancolare nel buio, decide di fare personalmente delle indagini. Cerca dunque a lungo una ragazza sconosciuta, che ricorda scampata alla strage, e che aveva udito chiamare per nome uno dei banditi; poi avvicina Miller, il capo di un'associazione popolare di autodifesa, che gli aveva offerto aiuto. Rintracciata finalmente la ragazza, Lucy, viene a sapere che è la sorella di Eddy, uno dei responsabili del massacro, e poi scopre anche l'identità del killer principale, Joky, un intellettuale nevrotico, di cui la ragazza è innamorata, pur sapendolo uno spietato assassino. Ma quando Modot riesce a portare la donna alla polizia, per farla testimoniare, il commissario capo Brusse la rilascia immediatamente. Martin è ormai sicuro che dietro questo caso si nascondono misteriosi intrighi politici e che è stato voluto da mandanti altolocati. Intanto Martin e Lucy, diventati amici, assistono ad uno scontro della polizia con Eddy e il suo amante, detto "Mata Hari". Mentre quest'ultimo viene ammazzato dai poliziotti, Eddy è arrestato, ma è subito ucciso da Miller, che si proclama giustiziere, però in realtà è d'accordo con Brusse. Successivamente Martin e Lucy si scontrano con Joky, che vuole ucciderli, ma il killer viene colpito a morte dalla donna. Modot, pur avendone avuto l'occasione, ha rinunciato alla vendetta.
SCHEDA FILM
Regia: Serge R. Leroy
Attori: Thierry Lhermitte - Eddy Kasler, Veronique Genest - Lucie Kasler, Christopher Lambert - Joky, Valérie Kaprisky - Nadine, Francis Lemarque - Lucien Modot, Claude Brasseur - Martin Modot, Michel Aumont - Comm. Brousse, Jean Marie Lemaire, Roger Planchon - Philippe Miller, Pierre Michaël
Soggetto: Vera Belmont
Sceneggiatura: Patrick Laurent, Jean-Patrick Manchette
Fotografia: Ramón F. Suárez
Musiche: Jean-Marie Sénia
Montaggio: François Ceppi
Scenografia: Carlos Conti
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA
Produzione: KUIV PRODUCTIONS PARIS/VERA BELMONT
Distribuzione: FILM INTERNATIONAL COMPANY (1989) - AVO FILM
CRITICA
"Lo spunto iniziale, con le sue intenzioni polemiche e civili, si disperde a poco a poco nell'intrico di fatti che non tardano ad apparentare la vicenda ad una delle tante sfornate a ripetizione dal cinema nero francese. Unico elemento positivo, il personaggio del protagonista, disegnato con una certa sensibilità, specie in quel suo continuo esitare tra la sete di giustizia e una vendetta al di fuori della legge che non somiglia al suo carattere. Il resto è confuso e la regia di Serge Leroy, nonostante lo sorregga l'abituale mestiere, riesce a stento a mettere un po' d'ordine in quella vicenda che esita sempre sui toni da prendere, in equilibrio difficile tra l'impegno e i modi del thriller, spesso con cadute di gusto. Gli attori comunque non recitano male: nei panni di Martin c'è Claude Brasseur, asciutto e scavato, Lucie è Véronique Genest, Eddy è Thierry Lhermitte: con facce giuste, modi seri e intensi." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 22 giugno 1989)
"Ripescaggi che passione. Insieme al Tavernier d'annata di cui parliamo qui accanto, questo piovoso giugno romano offre anche un polar dell'82 forte di due nomi che sarebbero diventati famosi, Lambert e la Kaprisky. Il primo in realtà è solo un comprimario mentre la seconda fa poco più che una comparsata, ma non importa, basta mettere i nomi sul manifesto, qualcuno che ci casca c'è sempre." ('Il Messaggero', 20 giugno 1989)
"'Legittima difesa' si propone come un film da dibattito: non volendo imbracciare la 44 Magnum e non fidandosi della polizia corrotta, il nostro eroe si troverà impigliato in uno sporco affare, dal quale uscirà indenne per puro caso. Ma a che prezzo di vite umane ... Il regista Serge Leroy non ha la grinta di un Lautner o la cupezza di un Melville, e infatti il film, dopo un avvio promettente, si sgretola strada facendo: il morboso legame tra la Genest e Lambert risulta sfocato, la sinistra invadenza dei giustizieri finisce in macchietta e le scene d'azione non sono all'altezza della tradizione francese. Non male, comunque, il cast sfoderato per l'occasione: se Brasseur, occhi cerchiati e capelli unti, salva il suo personaggio dalla rabbia facile e Veronique Genest è un giusto misto di sesso e fragilità, il migliore in campo è Michel Aumont, il mellifluo e diabolico ispettore capo della polizia che non vuole testimoni. E' lui l'anima nera della storia, il gran burattinaio che nessuno mai inchioderà." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 21 giugno 1989)