In occasione del loro 30° anniversario di matrimonio, Nick e Meg Burrows decidono di trascorrere un weekend a Parigi, la città dove hanno passato la loro luna di miele. Tuttavia, quello che era stato concepito come un fine settimana all'insegna del romanticismo, rischierà di essere rovinato dalla loro ormai consolidata routine fatta soprattutto di tensioni e battibecchi. L' inaspettato incontro con Morgan, un vecchio amico, farà capire a Nick tutto quello a cui tiene davvero nella vita e nel suo matrimonio con Meg.
SCHEDA FILM
Regia: Roger Michell
Attori: Jim Broadbent - Nick Burrows, Lindsay Duncan - Meg Burrows, Jeff Goldblum - Morgan, Olly Alexander - Michael, Judith Davis - Eve, Brice Beaugier - Robert Ertel, Charlotte Léo - Dominique Ertel, Xavier de Guillebon - Jean-Pierre Degremont, Marie-France Alvarez - Victoire La Chapelle, Lee Michelsen - Harry Rose, Denis Sebbah - Christopher Aragues, Sébastien Siroux - Valentin Lefevre
Sceneggiatura: Hanif Kureishi
Fotografia: Nathalie Durand
Musiche: Jeremy Sams
Montaggio: Kristina Hetherington
Scenografia: Emmanuelle Duplay
Costumi: Natalie Ward
Effetti: Adam Gascoyne
Altri titoli:
Un week-end à Paris
The Weekend
Durata: 93
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Specifiche tecniche: ALEXA, SXS PRO, (2K)/PRORES 4:4:4 (1080P/24)
Produzione: FREE RANGE FILMS, FILM4, IN ASSOCIAZIONE CON LE BUREAU
Distribuzione: LUCKY RED (2014)
Data uscita: 2014-06-12
TRAILER
CRITICA
"Diretto dall'eclettico Roger Michell, ma soprattutto scritto fino all'ultimo sospiro da Hanif Kureishi, 'Le Week-End' aggiunge un nuovo capitolo a quell'ispida esplorazione della vita amorosa, in tutte le sue forme, che il grande scrittore anglo-pakistano va compiendo da una trentina d'anni. Con racconti e romanzi ma anche con film come 'My Beautiful Laundrette', 'Intimacy' o il più recente 'The Mother' (diretto sempre da Michell, che a Kureishi deve anche lo script della serie tv 'II Buddha delle periferie'). Stavolta però i due protagonisti hanno una certa età, e sull'azione prevale il dialogo. Anzi diciamo che le azioni di Nick e Meg sono fatte soprattutto di parole. È con le parole (e con il loro lato invisibile, i sottintesi) che i due coniugi si amano e si odiano, si colpiscono e fanno pace, si rinfacciano dubbi e paure, si dichiarano amore, indifferenza o gelosia. Svelandosi poco a poco l'uno all'altra, forse più di quanto abbiano mai fatto nella loro vita ordinaria a Birmingham. Ma oltre alle parole ci sono loro, i loro corpi, il modo insieme toccante e quasi ridicolo con cui esprimono tensioni, desideri, paure, nostalgie. Ed è qui che il film lascia davvero il segno. Come nella scena, impagabile, in cui Meg vede il marito canticchiare e ballare, si fa per dire, mentre ascolta in cuffia 'Like a Rolling Stone'. O in tutte quelle bravate, quei baci rubati, quelle corsette con cui scappano senza pagare o fanno i ragazzini a Parigi. Un po' in memoria degli anni passati, un po' in omaggio alla Nouvelle Vague, che a quell'epoca appartiene. E aleggia come un amabile fantasma su tutto 'Le Week-End', a partire dalla colonna sonora jazz di Jeremy Sams, per esplodere nella sequenza finale, presa di peso da 'Bande à part' di Godard. Che era un inno alla gioventù, all'assenza di regole e di programmi. E qui diventa un feticcio, un talismano, un demone ispiratore che scorre in filigrana, spaesato e benvenuto, dietro molte scene del film. Il resto, inutile dirlo, lo fa il testo di Kureishi, che maneggia una materia apparentemente triviale, ma è talmente sottile da appassionarci alle peripezie non sempre imprevedibili di questa vecchia coppia che conta i soldi, litiga con gli albergatori, vaga in cerca di tombe celebri al Père Lachaise, e nel frattempo cerca di scoprire se può tirare avanti. Del resto, come scrive Kureishi nell'introduzione alla sceneggiatura (Bompiani) «la maggior parte di noi viene da un matrimonio, e probabilmente da un divorzio, di qualche tipo». La materia non potrebbe essere più familiare dunque, ma 'Le Week-End' riesce a cavare note sempre nuove dall'antica partitura dell'amore in età matura. Anche perché nel ping pong fra i due coniugi a un certo punto si inserisce lo spiritato Morgan (un Jeff Goldblum spregevole e irresistibile) ex compagno di Nick a Cambridge e suo opposto in tutto. Se Nick è la formica che ora si ritrova squattrinato e forse prepensionato accanto alla sua donna di sempre, Morgan è la cicala. L'allievo brillante tutto carriera e quattrini che ora vive con una nuova e giovanissima moglie in una bella casa su rue de Rivoli. E porta a galla quasi con violenza la domanda che Kureishi formula con chiarezza nell'introduzione al film: 'Valeva la pena reprimersi?'. Valeva la pena rinunciare almeno in parte a se stessi, a progetti e piaceri, per sposare ruoli, persone, modelli, benedetti dalla società? E' questo l'eterno dilemma. Eros o civiltà? L'età dei protagonisti lo rende più stringente. Ma non appartiene certo solo a loro." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 9 giugno 2014)
"Una firma di prestigio alla sceneggiatura, quella di Hanif Kureishi, il drammaturgo che dette un impulso fondamentale alla British Renaissance cinematografica degli anni 80 ('My Beautiful Laundrette'). Un regista di successo, Roger Michell. Due attori di inappuntabile scuola britannica: lei Lindsay Duncan, lui il finissimo Jim Broadbent. Anche se ambientato a Parigi e malgrado l'interferenza dell'americano Jeff Goldblum, un film molto inglese e una formula molto europea. (...) Un cinema fatto di impalpabili piccoli grandi valori, fatto di silenzi sguardi gesti, parole rivelatrici che significano altro. Qualcuno si commuoverà, qualcuno si annoierà." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 11 giugno 2014)
"Dramedy sulla coppia 'alla ricerca dell'intimità perduta', 'Le Week-end' segna la quarta collaborazione tra il regista (già di 'Notting Hill') e il celebrato scrittore Hanif Kureishi in veste da sceneggiatore, forse qui interessato a pianificare un plot da incorporare nel romanzo post 'L'ultima parola'. Piacevole a tratti - specie per le interpretazioni magistrali e per la scena clou che incorpora il senso del testo - il film non sfonda mai la porta di un'autentica passione, ed anzi indugia forse troppo su una Parigi agiografica e quindi poco interessante. Metafora dello sguardo stanco di una generazione appassita?" (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 12 giugno 2014)
"Piacerà a chi ormai giunto alla terza età, va a caccia di film dove la terza viene raccontata come una stagione che può ancora portare brividi e passioni. E troverà pane per i propri denti in una commedia made in England. Cioè scritta e recitata da Dio." (Giorgio Carbone, 'Libero', 12 giugno 2014)
"Il regista, Roger Michell, è lo stesso di 'Notting Hill', ma mancano Julia Roberts e Hugh Grant. Quindi non ci sarà certo la fila per questa commedia, che intreccia dignitosamente umorismo e sentimento (...). Jim Broadbent e Lindsay Duncan sono in palla e il copione regge fino in fondo, nonostante le troppe chiacchiere. Basterà?" (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 12 giugno 2014)
"Per celebrare 30 anni di matrimonio e provare a ridare smalto a un rapporto ormai logoro, un professore universitario e sua moglie, insegnante al liceo, tornano a Parigi dove avevano trascorso la loro luna di miele. (...) Quarta collaborazione del regista inglese Roger Michell con lo scrittore Hanif Kureishi, che firma una sceneggiatura precisa e sofisticata, il film poggia sulle solide spalle di due grandi attori, Jim Broadbent e Lindsay Duncan." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 13 giugno 2014)
"C'è un confine ragionevole della vita, e quando ci si arriva in due può diventare un ultimo sguardo a se stessi, l'ultima volta in cui si potrebbe scegliere, cambiare, fuggire, tornare, disorientati e anche un po' arrabbiati che sia andata com'è andata, cioè più o meno bene, con amore, condivisione e incarnazione, deterioramento e infelicità compresi, ma è anche l'unica vita che abbiamo a disposizione, ed è spesa in due. Amarezza, ribellione, paura, dubbi, è il weekend parigino di una coppia d'insegnanti inglesi che celebra i 30 anni di matrimonio (...). Con due interpreti fenomenali, Broadbent e la Duncan, allineati ai tempi di emozioni stratificate, che lo spettatore intuisce e sviluppa con loro, la regia di Michell ('Notting Hill') e la sceneggiatura di Kureishi filtrano il vento di una generazione, di una cultura, tra femminismo, canzoni di Dylan e film di Godard." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 13 giugno 2014)