Le ricette della signora Toku

An

5/5
Il gioiello della Kawase. Vecchiaia e avvicinamento alla morte, progresso civile vs. regresso umano

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GIAPPONE 2015
Sentaro gestisce una piccola panetteria in cui serve "dorayaki", dolci ripieni di "an", una salsa di fagioli rossi. Toku, una vecchia signora, gli offre il suo aiuto e Sentaro accetta, anche se con diffidenza, prima di scoprire che la donna è molto brava nel preparare quei dolcetti. Grazie al suo ingrediente segreto gli affari migliorano in poco tempo e con il passare delle settimane Sentaro e Toku diventano più intimi e confidenti, scoprendo così vecchie ferite mai sanate.
SCHEDA FILM

Regia: Naomi Kawase

Attori: Kirin Kiki - Toku, Masatoshi Nagase - Sentaro, Kyara Uchida - Wakana, Miyoko Asada - Proprietaria panetteria Dorayaki, Etsuko Ichihara - Yoshiko, Miki Mizuno - Madre di Wakana, Taiga Komizu - Yohei, Wakato Kanematsu - Wakato

Soggetto: Durian Sukegawa - romanzo

Sceneggiatura: Naomi Kawase

Fotografia: Shigeki Akiyama

Musiche: David Hadjadj

Montaggio: Tina Baz

Scenografia: Kyôko Heya

Altri titoli:

Sweet Red Bean Paste

Durata: 113

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: HD (1:2.35)

Tratto da: romanzo "An" di Durian Sukegawa

Produzione: COMME DES CINÉMAS, NAGOYA BROADCASTING NETWORK (NBN), TWENTY TWENTY VISION, IN COPRODUZIONE CON AEON ENTERTAINMENT, KUMIE, POPLAR PUBLISHING, HAKUHODO, ELEPHANT HOUSE, THE ASAHI SHIMBUN COMPANY, ZDF/ARTE, MAM

Distribuzione: CINEMA DI VALERIO DE PAOLIS

Data uscita: 2015-12-10

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI: CNC, MEDIENBOARD BERLIN BRANDENBURG, AGENCY FOR CULTURAL AFFAIRS (JAPAN).

- FILM D'APERTURA DELLA SZIONE 'UN CERTAIN REGARD' AL 68. FESTIVAL DI CANNES (2015).
CRITICA
"Appesantito solo da qualche pugno di ciliegi in più il film non è da confondere con una faccenda di ricette, da cui siamo ormai invasi: è una mini lezione di fenomenologia dei legumi che, mentre cuociono, riscaldano pure la vita." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 10 dicembre 2015)

"Sotto festività natalizie un piccolo film così prezioso, così sottovoce rispetto agli intrattenimenti chiassosi o più muscolosi, rischia l'invisibilità. E invece merita attenzione. La regista giapponese Naomi Kawase (...), già distintasi in passato per il Gran premio speciale della giuria del festival di Cannes al suo 'Mogari no mori' ('La foresta del lutto', 2007 ), ha scelto un'altra storia della terza età e del confronto con le generazioni più giovani. (...) L'andatura lenta è quella giusta, e giusto è il gioco della comunicazione emotiva e intuitiva più che verbale." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 10 dicembre 2016)

"'An' è un piccolo film, e non in termini di budget o di valore ma per quella preziosa tensione di vita ancora più sussurrata che in altre storie della regista giapponese. E che qui affiora nell'incontro tra più generazioni, espressione di diverse solitudini: l'anziana signora dai modi un po'stravaganti, coi suoi segreti preziosi per fare una perfetta pasta An. L'uomo del chiosco di dolci, dai modi bruschi e poco comunicativi, che invece compra quella industriale, e dunque i suoi dorayaki sono senza sapore e per pochi clienti. Una giovane studentessa che vive con la madre, con cui ha un rapporto di continuo scontro, e trova affetto solo nella compagnia di un canarino che deve nascondere, il condominio dove vivono non accetta alcun animale. Non ci metti cuore dice la vecchina al suo «allievo», lei ai fagioli parla e sa ascoltarli, riesce sentire le loro voci, e i loro ricordi di vento e di pioggia, cosa è accaduto prima che arrivassero nella sua pentola. E questa capacità dell'ascolto, di mettere insieme vissuti che si trasmettono conoscenze antiche, come quella della pasta An è il la preziosa a cifra poetica del film, che passa sul corpo, e sulle sue cicatrici, le stesse di un'anima che ha conosciuto tempeste. Per ciascuno dei personaggi l'altro diviene rivelazione di un mondo, di sé, del proprio bisogno di sentirsi amato. Ognuno porta i segni della Storia, e di una rigidità sociale fatta di regole che soffocano il cuore in cui si intrecciano i silenzi del passato e le ipocrisie del presente. (...) Le «lezioni» di Toku (la meravigliosa Kirin Kiki, attrice molto popolare in Giappone) su come preparare la pasta An diventano così come commuoventi lezioni di vita, di resistenza, e ci parlano della battaglia ostinata di qualcuno che ha trascorso il suo tempo cercando di sconfiggere un luogo comune, sempre attuale. Mescolando piani narrativi - ci sono passaggi quasi documentari - Kawase nelle mani deformi della donna traduce nel contemporaneo il trauma del dopoguerra quando appunto un lebbroso era visto come una vergogna e la famiglia doveva sbarazzarsene per il resto della vita. Eppure il film respira di grazia e leggerezza, commuove, conquista. Nella sua semplicità riesce a catturare la bellezza, che non sono immagini sontuose ma la poesia dolce e soffusa della vita: un soffio di vento, la luce tra i petali che danzano nell'aria, un albero nel bosco, canarino giallo che ritrova la sua libertà." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 10 dicembre 2015)

"Scordatevi Masterchef, dimenticate i cinepanettoni, sparecchiatevi dagli occhi il foodporn di Instagram: qui il cibo è, ancora, dell'anima. Ce lo porta in sala la nipponica Naomi Kawase, regista ultrasensibile, mai così accessibile: 'Le ricette della signora Toku' sta dalle parti del 'Pranzo di Babette', 'Tampopo' e pochissimi altri per come impasta magistralmente cinema e cucina, empatia e gusto. (...) Gli interpreti sono eccelsi (Kirin Kiki può tutto), le immagini respirano delicatezza, ma la carezza in un pugno arriva uguale: emarginazione e malelingue, questi sono i mali contro cui lotta Kawase. Più che un film, 'An' è un medicinale salvavita: non perdetelo." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 10 dicembre 2015)

"(...) racconta una storia ovvia, ma lo fa con una grazia, una levità tutta giapponese. La vegliarda Toku, maestra delle pentole è la nonna che tutti vorremmo avere." (Giorgio Carbone, 'Libero', 10 dicembre 2015)

"Originale, delicata commedia giapponese. (...) Perfetta la prima parte, tra le pentole in ebollizione, lo stupore del gestore e la gioia della cuoca. Più gracile la seconda, oppressa da un'improvvisa svolta drammatica." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 10 dicembre 2015)

"Il cinema zen della Kawase (...) intuisce l'enigma tra natura e cultura. Quasi si sentono i centimetri dello spazio angusto del chiosco come laboratorio delle radici della creatività aperta alla storia speciale della persona. Nel finale emerge l'umile e universale vicenda di Toku." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 11 dicembre 2015)

"Un film sommesso, realistico ma anche lirico, riscritto, con la regista, dalla stessa autrice del romanzo alla base, Durian Sukegawa. Come premette il titolo della versione italiana, «Le ricette della signora Toku», si parla di gastronomia e di cucina, ma c'è molto di più. (...) Mentre i ciliegi - i leit motif della storia - sono in piena fioritura, pronti ad appassire subito, quasi a simboleggiare le vite degli uomini e alternandosi, in «campi lunghi», ai «primi piani» dei due personaggi al centro, studiati in ogni loro dettaglio, per colorirne a fondo non solo le psicologie ma anche i misteri che entrambi hanno tardato a svelarci. In cifre raccolte e spesso silenziose, felicemente espresse dai due protagonisti, Kirin Kiki, la signora Toku, Masatoshi Nagase, il gestore del panificio." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 12 dicembre 2015)

"(...) nel gran bel film 'Le ricette della signora Toku' (...) la nevrosi lascia il posto alla poesia e l'aggressività di noi occidentali viene sostituita da una struggente meditazione zen sulle ferite del passato. Grandissima la 70enne veterana Kiki. Mai visti fagioli così raffinati al cinema." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 17 dicembre 2015)