TRAMA BREVE
Nei sobborghi di Mosca, in un piccolo villaggio di minatori, fervono i preparativi per l'imminente matrimonio di Tania e Michka. Tania è tornata in paese dopo un'assenza di cinque anni trascorsi a Mosca dove, a suo dire, lavorava come modella. Nessuno, nella famiglia di Michka, approva le nozze. Suo padre, che in paese è una sorta di eroe, vede con ansia crescere il numero degli invitati. A complicare la situazione l'arrivo del boss del paese, perdutamente innamorato di Tania, che rivela particolari inediti sul passato della ragazza.
TRAMA LUNGA
In un piccolo villaggio di minatori vicino Mosca sono in corso i preparativi per il matrimonio di Tania e Michka. Tania, di cui Michka è innamorato fin da quando erano bambini, è tornata all'improvviso in paese dopo cinque anni vissuti a Mosca dove faceva la modella. Tra i familiari di Michka nessuno è contento di questo matrimonio: il ragazzo è considerato troppo semplice e destinato ad essere sottomesso dalla moglie molto più decisa. Intanto il padre, stimato come anziano eroe del lavoro, è preoccupato dal crescente numero degli invitati, a cui offrire un pranzo che sale paurosamente nei costi. Inaspettato, arriva ad un certo punto un losco figuro, il boss locale, che stava insieme a Tania e ora non è disposto a perderla. Michka e un ubriacone cercano soldi, e l'ubriacone ruba due orecchini ad una signora che si sta dirigendo al matrimonio. Dopo al cerimonia nella chiesa ortodossa, a tavola c'è più gente del previsto. Michka ad un certo punto viene arrestato per il furto degli orecchini, e portato al posto di polizia. Qui, dopo un po', firma ed esce per tornare di corsa al tavolo della cerimonia. Finalmente i due sposi riescono ad allontanarsi dalla confusione, e lei, in un momento di intimità, gli rivela che ha un figlio di tre anni. Di notte, vanno all'orfanotrofio e, dopo una incertezza iniziale, lei prende il bambino e insieme scappano. Intanto nel salone del matrimonio, tra accuse e nuovi arresti, scoppia una rissa, che poi si placa di fronte ad un bicchiere di vodka. Tania, Michka e il bambino si allontanano sopra un vecchio sidecar.
SCHEDA FILM
Regia: Pavel Lounguine
Attori: Marat Basharov - Mishka, Mariya Miranova - Tanya, Andreï Panin - Garkusha, Aleksandr Semchev - Borzov, Vladimir Simonov - Borodin, Marya Goloubkina - Sveta, Natalia Koliakanova - Rimma, Yelena Novikova - Zoika, Vladimir Kachpour - Nonno Di Mishka, Galina Petrova - Madre Di Mishka, Vladimir Salnikov - Padre Di Mishka
Soggetto: Aleksandr Galin, Pavel Lounguine
Sceneggiatura: Aleksandr Galin, Pavel Lounguine
Fotografia: Aleksandr Burov
Musiche: Vladimir Chekasin
Montaggio: Sophie Brunet
Scenografia: Ilya Amursky
Altri titoli:
THE WEDDING
SVADBA
Durata: 114
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Produzione: ARTE FRANCE CINEMA, CDP, CUNE' B, LICHTBLICK FILMPRODUKTION, MOSFILM, WESTDEUTCHER RUNDFUNK (WDR)
Distribuzione: LUCKY RES
NOTE
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ALL'INSIEME DEGLI ATTORI AL FESTIVAL DI CANNES 2000.
HANNO PARTECIPATO ALLE MUSICHE IL GRUPPO FOLKLORISTICO DI LIPKI E LA BANDA DEI VETERANI DE VILLAGGIO DI BORODINSKI.
CRITICA
"Pavel Longuin, che lavora da tempo con produttori francesi e si firma Lounguine, è un disordinato e astuto prodotto della caduta del bolscevismo, uno dei tanti che nelle arti hanno riscoperto il basso, l'organico, il sottosuolo, il rimosso dalla cultura di regime, ma non è riuscito a eguagliare il suo primo, provocatorio successo, 'Taxi Blues'. Anche 'Le nozze' evidenzia, con le sue qualità, i suoi limiti. (...) La transizione all'Occidente è faticata, tra nostalgici e spregiudicati. La fauna è varia ma nota, la macchina è quasi sempre a mano per togliere teatralità, le azioni sono troppo veloci, certe trovate sono molto allegre e altre troppo previste. Il tono è da slapstick, e da Kusturica, e la soluzione superficialmente positiva (...) Prima del 1932 e dopo il 1956 il cinema sovietico ci aveva dato, nonostante tutto, satire e commedie più forti". (Goffredo Fofi, 'Panorama', 18 gennaio 2001)
"Tragicommedia a lieto fine sul bisogno di stabilità e famiglia (...) Intorno a loro si agita fra lacrime e risate, canti, malinconie,banchetti e risentimenti presto sopiti un ricco, grottesco, frastornante universo di personaggi, figli di quella Russia abbandonata a se stessa e fuori dal mondo che dopo la fine dell'era socialista si interroga con preoccupazione sulla vita di tutti i giorni,gli affetti familiari, l'amicizia, l'infanzia e quelle vecchie certezze perdute per sempre". (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 16 maggio 2000)
"Se la scelta di Longuine di girare con la telecamera digitale gli fa sgranare l'immagine e scontare un'illuminazione imperfetta, la perdita di qualità fotografica dei lunghi piani sequenza è compensata da un senso insolito di autenticità; quasi stessimo assistendo al reportage di una vera festa di matrimonio ripreso da qualche amico o parente degli sposi. Illusione rafforzata dalla eccezionale bravura del cast, che assortisce in modo sorprendente attori professionisti e veri abitanti del villaggio, interpreti di se stessi. A tratti la seconda parte, concentrata nell'unità di tempo e luogo della festa di nozze, diventa stremante per esuberanza: si sfiora l'isteria, nella velocità con cui Pavel passa dal riso alle lacrime, dalla felicità al più nero pessimismo. Però 'Le nozze' è un film che parla delle cose fondamentali della vita - l'amore, l'amicizia, i genitori e i figli - con una generosità e un entusiasmo contagiosi". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 24 dicembre 2000)
"Del russo Pavel Lounguine si ricorda l'interessante primo film 'Taxi Blues', del 1990, premiato a Cannes per la regia. Lounguine aveva poi girato 'Luna Park'. Adesso, 'Le nozze', in concorso a Cannes e vincitore di un premio collettivo agli attori. La carriera di Lounguine va in discesa. (...) La Russia tra alcool, violenza e capitalismo. Peccato che la regia sia caotica e sfiancante". (Bruno Fornara, 'Film Tv', 27 dicembre 2000)
"Alla maniera di Kusturica, ma senza quella genialità, con musiche di Chekassine in stile simil Bregovic, il regista che ha denunciato il caos attuale sovietico racconta con esborso di fantasia e manierismo propri, odi, amori e rancori di un paesino minerario. (...) Energica e vitale anche quando prevedibile, franca e allegra anche quando ripetitiva, la farsa tragicomica non punta al solito pessimismo sociale già frequentato dall'autore di 'Taxi' e 'Luna park', ma indica una via di resurrezione nella libertà di ogni stimolo e nella resistenza della solidarietà e anche, perché no, dell'humour. Vince un entusiasmo collettivo un po' moralista, dove il regista pedina i suoi molti personaggi in un avvinazzato vaudeville ai limiti del patetico 'post cecoviano' ma in cui resiste una fiammella di speranza tenuta viva dal fattore umano che consiglia al regista un quasi lieto fine". (Maurizio Porro, ' Corriere della Sera', 6 gennaio 2001)
"Aveva dentro, quando ancora era considerato un autore promettente (Taxi blues, I990), un houmor nero e pessimista il russo francesizzato Lounguine. Anche stavolta, pare, era partito da un'idea di dramma, ma poi l'aria della provincia gli ha preso la mano, un po' come succede a Kusturica quando incontra i gitani. Ne è venuto fuori un film un po' astuto - la solita macchina a mano da cinema verità - un po' geniale, non tanto per le idee (il caos dopo il crollo dell'impero) o per lo spirito (alla fine solo moralistico), ma per lo stile. Che è concitato, travolgente, sempre in bilico fra tragedia e farsa, pieno di vodka, di fumo, di facce, di musica. E soprattutto di attori straordinari, a partire dalla coppia formata da Maria Mironova e Marat Basharov. A Cannes, dove li hanno premiati in blocco, alla fine di ogni intervista si esibivano in coro al suono di una fisarmonica. Basta questa vitalità dietro le quinte per amare un po' di più anche il film". (Stefano Lusardi, 'Ciak', 2 gennaio 2001)
"La Russia psotcomunista di oggi appare immersa in una catastrofe quasi irrimediabile (...) Poi arriva un film indiavolato e romantico, comico e malinconico di Pavel Lounguine, gran regista e già autore del cupo e bellissimo 'Taxi Blues' e la Russia torna a sembrarci un paese confuso, carico di problemi, ma vitale e forte, irresistibile. (...) La grazie del film è nella coralità turbinosa, nell'incessante movimento, nelle sorprese: l'amico ladro e alcolizzato, la zia in minigonna e parrucca rossa, il poliziotto grasso e carogna, il pope con coda di cavallo, la popputa padrona del ristorante, i languidi zingari musulmani..." (Nastalia Aspesi, 'la Repubblica delle Donne', 16 gennaio 2001)