Duch è il nome di guerra del cambogiano Kaing Guek Eav che, durante il regime dei Khmer rossi, venne nominato capo del carcere S-21 in cui trovarono la morte più di 12mila oppositori del regime. Nel 2009, Duch è stato il primo dirigente dell'organizzazione dei Khmer rossi a finire davanti a una corte di giustizia penale internazionale, che alla fine (nel luglio 2010) lo ha condannato a 35 anni di reclusione. Una condanna nei confronti della quale l'accusato e la Corte hanno fatto appello.
SCHEDA FILM
Regia: Rithy Panh
Sceneggiatura: Rithy Panh
Fotografia: Rithy Panh, Prum Mésar
Musiche: Marc Marder
Montaggio: Marie-Christine Rougerie, Rithy Panh
Altri titoli:
Duch, le maître des forges de l'enfer
Duch, Master of the Forges of Hell
Durata: 105
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: CDP, BOPHANA PRODUCTION, INA, FRANCE TELEVISIONS
NOTE
- PROIEZIONE SPECIALE AL 64. FESTIVAL DI CANNES (2011).
CRITICA
"I khmer rossi, ovvero la Cambogia comunista di Pol Pot, i suoi massacri, la rieducazione forzata di un popolo, il comunismo allo stato più brado e più puro arrivano sulla Croisette fuori concorso, ma non per questo fuori tempo. (...) Il documentario delinea così la macchina infernale di un sistema di distruzione dell'essere umano, e di ogni umanità, attraverso la descrizione maniacale dei suoi meccanismi più minuziosi. E' il trionfo della burocrazia applicata al lavoro del boia, dove tutto viene tenuto segreto ma viene registrato e spiegato nel nome di una logica di annientamento pura e semplice, dove per il «nemico» non c'è speranza." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 16 maggio 2011)
"Il regista torna, dopo il celebrato 'S21, la machine de mort Khmer Rouge', ad indagare il tragico periodo della dittatura Khmer nel suo Paese. In questo caso, intervallata da spezzoni di documentari d'epoca. (...) Come nel precedente lavoro di Panh, si apprezzano la lucidità e il rigore dello sguardo e della ricostruzione storica, che non escludono la crudezza di alcune immagini e la condanna, senza desiderio di vendetta, ma senza appello, di un regime e dei suoi ciechi esecutori." (Andrea Frambrosi, 'L'Eco di Bergamo', 17 maggio 2011)