TRAMA CORTA
La bicicletta rubata come metafora sociale in cui l'oggetto perde il suo significato reale per assumerne uno simbolico. Per i due giovani protagonisti la bicicletta serve a uno per lavorare e all'altro per ottenere considerazione a scuola. Il furto della bici durante il giro di consegne fa perdere il lavoro al fattorino Guo Liang. La stessa bici viene acquistata al mercato delle pulci da Li Bin. Chi dei due ha diritto di tenerla? Forse non resta che imparare a condividerla. Il conflitto tra i due commuove lo spettatore e riporta alla memoria "Ladri di biciclette".
TRAMA LUNGA
Guo è un ragazzo molto povero che dalla campagna si è trasferito in città. Vive facendo consegne a domicilio per una ditta, che gli ha messo a disposizione una splendida bicicletta in cambio dell'80% del guadagno. Il giovane lavora sodo perché dopo un certo numero di consegne la bicicletta sarà sua, insieme a un più consistente salario. Alla vigilia di questo avvenimento però, Guo subisce il furto del veicolo e non porta a termine un importante recapito. Il padrone lo licenzia, ma il ragazzo strappa una promessa di riassunzione in caso ritrovi la bicicletta. Comincia una ricerca sfrenata che lo porta a scoprire come il suo indispensabile mezzo di trasporto sia finito nelle mani di Qin, uno studente che, rubando i soldi ai genitori, ha comprato la bici al mercato dell'usato per fare colpo su una ragazza. Guo tenta di riprendersi ciò che gli appartiene, ma viene sorpreso e picchiato dagli amici di Qin. Scoperte le motivazioni, lo studente decide di dividere la bicicletta con il campagnolo: faranno un giorno a testa. Guo viene riassunto. Qualche settimana dopo, Qin scopre la sua ragazza con un altro e, pazzo di gelosia, lo colpisce con un mattone. Corre a portare la bicicletta a Guo, ma gli amici del ragazzo colpito a tradimento l'hanno seguito ed entrambi vengono pestati a sangue. Guo subisce, ma quando uno dei vendicatori comincia a distruggergli la bicicletta, non riesce a trattenersi, afferra una pietra e gliela sbatte forte in testa. Poi si mette in spalla la bici orribilmente deformata e attraversa claudicante la città.
SCHEDA FILM
Regia: Wang Xiaoshuai
Attori: Cui Lin - Guo Liangui, Li Bin (II) - Jian, Zhou Xun - Qin, Gao Yuanyuan - Xiao, Shuang Li - Da Huan, Zhao Yiwei - Padre Di Jian, Pang Yan - Madre, Zhou Fangfei - Rongrong, Li Mengnan - Qiu Sheng, Liu Lei - Mantis, Chang Jiayin - Studentessa, Wang Ya - Studentessa, Ren Hougang - Corriere, Ju Hua - Corriere, Wang Yuzhong - Studente, Zhang Yang - Studente, Li Jian - Studente, Ma Yuhong - Segretaria, Zhang Yu - Corriere, Zhang Lei - Studentessa, Hui Wei - Studente
Sceneggiatura: Wang Xiaoshuai, Peggy Chiao, Hsu Hsiao-Ming, Tang Danian
Fotografia: Liu Jie
Musiche: Wang Feng
Montaggio: Hsiao Ju-kuan, Liao Ching-song, Yang Hongyu
Scenografia: Tsai Chao-Yi, Cao Anjun
Costumi: Pang Yan
Altri titoli:
BEIJING BICYCLE
Durata: 113
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: ARC LIGHT FILMS - BEIJING FILM STUDIO - PYRAMIDE PRODUCTIONS - ASIATIC FILMS - EASTERN TELEVISION - PUBLIC TELEVISION SERVICE FOUNDATION
Distribuzione: TEODORA FILM
Data uscita: 2001-12-07
NOTE
- ORSO D'ARGENTO, GRAN PREMIO DELLA GIURIA E ORSO D'ARGENTO COME I MIGLIORI ESORDIENTI AI DUE GIOVANI ATTORI A BERLINO 2001.
CRITICA
"Lo sfrenato film di Wang Xiaoshuai più che al Neorealismo fa pensare ai western. (...) Risse, inseguimenti, odio, violenza simbolica e reale. Si capisce perché sia proibito in patria. E perché vada visto assolutamente". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 dicembre 2001)
"Il film mescola un dato di fatto, il realismo del ritratto della città fra vicoli paesani e grattacieli metropolitani, il valore anche simbolico del possesso della bicicletta e la psicologia semplice e insieme molto complessa dei ragazzi di diversa estrazione sociale". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 7 dicembre 2001)
"Già censurato per 'So Close to Paradise', il regista Wang Xiaoshuai racconta nel finale il bisogno di condivisione tra il proprietario e il ladro. Non è contraddittorio che questo messaggio sociale sia sfuggito ai comunisti? Orso d'argento a Berlino". (Silvio Danese, 'Il giorno', 7 dicembre 2001)
"Vederlo, ti fa intuire quello che dovettero provare, tanti anni fa, gli spettatori del nostro neorealismo e in particolare del film diretto da Vittorio De Sica, che 'Le biciclette di Pechino' evoca sia nel titolo che nella trama: un'impressione di verità e di semplicità che, malgrado i risvolti drammatici, è anche senso di leggerezza di fronte all'artificiosità della stragrande maggioranza del cinema. (...) La cosa che sedimenta di più nella memoria è la rappresentazione di una Pechino senza cittadini adulti, impregnata di una fisicità e di una violenza sempre latente che lasciano una strana sensazione di disagio". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 9 dicembre 2001)
"A Wang non piacciono i colori ricercati, le angolazioni eleganti, le atmosfere che piacciono molto ai frequentatori di festival. Prende la cinepresa e si butta nei vicoli, nelle strade, nei meandri di quella Cina non ufficiale che fa tremare i polsi ai politici. Una pellicola letteralmente indipendente, che grida con orgoglio la sua totale anarchia (...) Se a Natale non saprete cosa fare e avrete voglia di un bagno di verità a tratti genialmente reinventata, 'Le biciclette di Pechino' è il vostro film". (Aldo Fittante, 'Film Tv', 16 dicembre 2001)