L'avvocato De Gregorio è un vecchio dall'aspetto ributtante. Abita all'ultimo piano di un palazzetto scalcinato di Spaccanapoli, in un unico stanzone dove c'è tutto, dal bagno alla cucina. Sulle pareti nude solo tre foto ingiallite. Una di queste mostra De Gregorio da giovane, un'altra in toga d'avvocato e nell'ultima è insieme alla moglie. Accanto alle tre foto, un ritaglio di giornale che lo accusa di truffa. In effetti, trent'anni prima De Gregorio, per affrontare le cure costose del figlio malato aveva truffato un cliente ed era stato condannato ed emarginato. Solo grazie al magistrato Foloni, disposto a dargli credito per una causa contro una società edilizia, De Gregorio potrà riacquistare la sua dignità umana e professionale.
SCHEDA FILM
Regia: Pasquale Squitieri
Attori: Giorgio Albertazzi - Avv. De Gregorio, Ciro Capano - PM Foloni, Anna Tognetti - Nunziatina, Ernesto Mahieux - Vincenzino il gelataio, Peppe De Rosa - Salvatore il capo infermiere, Massimo De Matteo - Gennaro Tamantini, Gabriele Ferzetti - Alfonso, Giacomo Furia - Don Arturo, Enzo Romano - Don Luigi, Filippo Cangiano - Brigadiere Cialoni, Rino Gioielli - Domenico Ferrara, Marisa Carluccio - Assunta, Aldo Spina - Presidente Tribunale, Gennaro Morrone - Maresciallo CC
Soggetto: Pasquale Squitieri
Sceneggiatura: Pasquale Squitieri
Fotografia: Giuseppe Tinelli
Musiche: Luigi Ceccarelli
Montaggio: Gianluca Quartu
Scenografia: Andrea Crisanti
Costumi: Francesco Panni
Durata: 107
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: ELIDE MELLI PER COSMOPOLI CORPORATION, RAI CINEMAFICTION
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data uscita: 2003-03-07
CRITICA
"Ruolo maiuscolo per Giorgio Albertazzi diretto da Pasquale Squitieri, un regista che con le maiuscole va a nozze. 'L'avvocato De Gregorio' è un relitto del Foro napoletano che risale la china battendosi ostinatamente per far luce su un oscuro incidente sul lavoro. Grandangoli, dettagli sgradevoli, tirate all'antica: Squitieri non si nega nulla. Ma l'impeto e l'urgenza di questa requisitoria populista testimoniano un disagio e una ribellione insoliti". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 marzo 2003)
"Anche Squitieri che ha studiato giurisprudenza e frequentato l'ambiente legale, s'appassiona alla storia che racconta e traduce in immagini con uno stile semplice e chiaro, preoccupato soprattutto di valorizzare la grande interpretazione di Albertazzi". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 marzo 2003)
"Il pregio maggiore di questo film, condotto con coraggio sul filo di una popolaresca semplicità, sta nell'interpretazione di Giorgio Albertazzi. Da mezzo secolo fra le figure di spicco dello spettacolo, l´attore ha avuto poche occasioni di mettere il suo talento al servizio della settima arte. Dopo lo storico protagonista di 'L'anno scorso a Marienbad' (1961) di Alain Resnais, la sua filmografia appare infatti sbriciolata in una sporadica serie di apparizioni. Per contrasto, e a maggiore onta di una cinematografia che ha ignorato un interprete di tali risorse, servito da una regia fin troppo rispettosa e devota questo De Gregorio entra di prepotenza nella schiera dei personaggi emblematici rappresentando, al di là di un caso umano complesso e perfino non sempre simpatico, la voglia di riscatto di una città umiliata". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 9 marzo 2003)
"L'allestimento squitieriano delle tappe verso la giustizia è enfatico. Ambigua la rappresentazione di Napoli tra folclore e realismo. Il finale, col discorso esortativo in tribunale, rivela un eccesso di fiducia, come succede in certe fiction televisive o nel court-movie americano. Ma la prova di Albertazzi, incanutito e altero, shakesperiano e sozzo, vale il biglietto. Che grande attore". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 9 marzo 2003)
"L'idea di cucire addosso a un attore atipico (soprattutto per e sul grande schermo) come Albertazzi un personaggio a lui così lontano per tradizione e affinità elettive, avrebbe potuto captare l'ennesima sparata a salve dell'esteticamente volgare cinema di Squitieri, in una zona d'ombra interessante. Ma le urgenze declamatorie e fastidiosamente didattiche del regista, impediscono al film e ad Albertazzi medesimo (costretto a recitare 'a oggetto') di riscattarsi al pari di De Gregorio. Cantore di immagini gratuitamente incattivite, Squitieri non resiste alla tentazione della morbosità e della sentenza populista, scrive male contorni e corollari e dirige peggio, con la svogliatezza dei superficiali. La sua protesta ha l'aspirazione d'inveire e di sbraitare accusando tutto e tutti, riuscendo alla fine a denunciare, involontariamente solo se stessa". (Aldo Fittante, 'Film Tv', 11 marzo 2003)