Cina, 2000 anni fa. L'Imperatore Han decide di inviare il suo esercito oltre il Deserto del Gobi per sottomettere le tribù ribelli. Tuttavia, l'impresa si rivela più ardua del previsto: la zona è pericolosa e inospitale e le battaglie cruente decimano il potente esercito imperiale. Il Comandante Lu e i suoi uomini iniziano quindi a ritirarsi, ma il rigido inverno li costringe a trovare riparo presso un villaggio popolato da una tribù maledetta, gli Harran, i cui componenti vivono sottoterra e che, secondo la leggenda, hanno facoltà di tramutarsi in lupi. Ed è qui che Lu si innamorerà di una vedova misteriosa...
SCHEDA FILM
Regia: Tian Zhuangzhuang
Attori: Jô Odagiri - Comandante Lu Shenkang, Maggie Q - Donna Harran, To Tsung-Hua - Zhang Anliang
Soggetto: Yasushi Inoue - racconto
Sceneggiatura: Tian Zhuangzhuang
Fotografia: Wang Yu
Musiche: Evgueni Galperine, Sacha Galperine, Wei Du, Zhao Li
Montaggio: Wenders Li
Scenografia: Liu Weixin
Costumi: Emi Wada
Altri titoli:
The Warrior and the Wolf
Durata: 104
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Tratto da: racconto di Yasushi Inoue
Produzione: BDI FILMS, SKY EAGLE WORLDWIDE HOLDINGS
NOTE
- PRESENTATO IN ANTEPRIMA, FUORI CONCORSO, ALLA IV EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2009).
CRITICA
"'Il guerriero e il lupo' è un racconto sulla guerra, 2000 anni fa, prima dell'unificazione del paese, tra le truppe imperiali e le tribù nomadi e fiere della Cina nordoccidentale, oltre il deserto dei Gobi. Lo hanno trasformato in questa coproduzione nippo-cinese, in uno stravagente e intelligente kolossal delicato, in un film epico d'amore e magiche metamorfosi che curiosamente invita ad allargare al nord siberiano, oltre che al sudest oriente, l'area culturale asiatica oggi dominante. Lo spirito di Kurosawa sembra risorgere, contro i facili richiami ai genere d'esportazione (dal wuxiapian danzante e fiammeggiante al 'dramma storico' all'horror con fantasmi). Pullulano infatti inquieti flashback, primissimi piani, telecamera a mano, montaggio irregolare (firmato Wenders Li), magie improvvise, scontri e massacri all'arma bianca e in silhouette, ma anche meditazioni pacifiste, steppe sterminate, tempeste di sabbia inaspettate, nevicate catastrofiche, moltitudini di comparse con armature, spade, ascie, cavalli, archi e freccie, e (in digitale) orde di di lupi affamati, feroci e sterminatori (a loro l'onore di interpretare la scena più spettacolare), eclissi di sole.... Comunque più Imamura che Ang Lee. La regia, mai convenzionale, sempre d'imprevedibile drappeggio e ritmicamente incalzante come le musiche transculturali metà russe metà han, è di Tian Zhuangzhuang, narratore cinese poetico-politico della quinta generazione, rimasto il più sperimentale, velenoso (nella tavolozza cromatica) e puskiniano." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 20 ottobre 2009)