Film su parte della vita, e soprattutto sulla morte, di Nick Ray, regista hollywoodiano autore di film come 'Gioventù bruciata' e 'Il temerario', morto per un tumore al cervello nel 1979.
SCHEDA FILM
Regia: Nicholas Ray, Wim Wenders
Attori: Wim Wenders - Se stesso, Nicholas Ray - Se stesso, Ronee Blakley - Se stesso, Susan Ray - Se stessa, Tom Farrel - Se stesso, Gerry Bamman - Se stesso, Timothy Ray - Se stesso, Martin Schäfer - Se stesso, Chris Sievernich - Se stesso, Craig Nelson - Se stesso, Stephan Czapsky - Se stesso, Mitch Dubin - Se stesso, Edward Lachman - Se stesso, Becky Johnston - Se stessa, Pierre Cottrell - Se stesso, Pat Kirck - Se stesso, Tom Kaufmann - Se stesso, Martin Müller - Se stesso
Soggetto: Wim Wenders
Fotografia: Edward Lachman, Martin Schäfer
Musiche: Ronee Blakley
Montaggio: Peter Przygooda, Wim Wenders - versione definitiva
Altri titoli:
Nick's Film - Lightning Over Water
Relámpago sobre el agua
Nicks Movie
Durata: 90
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.66) - EASTMANCOLOR
Produzione: WIM WENDERS CHRIS SIEVERNICH PER ROAD MOVIES FILMPRODUKTION, WIM WENDERS PRODUCTIONS, VIKING FILMS
Distribuzione: AIADA REAK (1981) - GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI - PACIFIC ARTS
NOTE
- DURATA DELLA PRIMA VERSIONE: 116'.
CRITICA
" 'Devi filmare tutto, altrimenti non saresti un artista', dice Nick sul letto di morte a Wim Wenders. E Wim filma tutto, anche dopo il 'Cut!' (stop!) che è l'ultimo ordine impartito da Ray prima di spirare alla macchina da presa. Non sconvolgimento, ma piuttosto un senso di grande tenerezza suggerisce questo morire nel pieno rispetto di sé; come tenero e amorevole è tutto il film (...), specialmente ora che il nuovo montaggio voluto da Wenders ne ha eliminato pietosamente talune punte troppo crudeli e, organizzando la materia in forma di diario, ha conferito alla narrazione un tono più semplice e affettuoso. In ogni caso meno dolente, e il più vicino possibile allo spirito che Nicholas Ray avrebbe voluto immettere nel suo irrealizzabile 'Lightning over water' ". (Leonardo Autera, 'Corriere della Sera')
"Da un punto di vista strettamente cinematografico, d'accordo, nulla da eccepire: con un assiduo gioco di scena e controscena, mostrandoci alternativamente ciò che è effettivamente girato e come esso è girato dalla troupe al suo comando, Wenders riesce a creare un clima d'incertezza, di precarietà, che assai suggestivamente si adatta ad una meditazione sul tema della vita e della morte. Ma c'era bisogno a tal fine di scomodare, pur consenziente, un moribondo autentico, sul cui viso e dal cui corpo consunto cogliere gli estremi barlumi di vitalità? In realtà quel che Wim deve aver promesso a Nick, e Nick ha certo sperato da Wim, vale a dire un aiuto a tracciare il definitivo bilancio di un'esistenza, nel film non c'è: il gran vecchio è ormai troppo ridotto al lumicino per concentrarsi appoggiandosi sulla spalla del giovane, mentre il giovane, anziché accumulare testimonianze sul vecchio, è spesso colto da scrupoli, e, quanto più cerca d'immedesimarsi nell'altro, tanto più si ritrova ad interrogare se stesso, a compatire se stesso, riservando all'altro sguardi da entomologo. Il dialogo procede, così, straziante, ma equivoco, sino a quando un ulteriore ricovero in ospedale per Nick e il richiamo a Hollywood per Wim lo interrompono poco prima della fine. Siamo usciti dalla proiezione con una gran pena nel cuore, ma viziata da un senso di fastidio." (Guglielmo Braghi, 'Il Messaggero')