Benché sia sposato con Françoise da undici anni, da sei Jean è l'amante di Catherine. Lui è un uomo egoista e brutale e ha un carattere impossibile. Catherine, invece, è piena di discreta abnegazione, e soltanto raramente il suo orgoglio fa capolino. Un giorno, Jean le chiede di accompagnarlo a Marsiglia per aiutarlo a realizzare delle riprese cinematografiche. Una volta lì, però, la rimprovera per la sua inettitudine e la caccia dal set, per poi però andare a cercarla. Episodi del genere si susseguono sempre più numerosi, sino a che Catherine, stanca di questa burrascosa relazione che i suoi genitori non vedono di buon occhio e che Françoise finge di tollerare, decide di sposare un altro. Jean scopre ogni giorno di più il vuoto lasciato in lui dalla ragazza, e tenta di riconquistarla con la promessa di matrimonio. Ma Catherine si è resa conto che il legame finirebbe per distruggerla. Nell'ultimo disperato incontro, a Jean non concede che una vaga promessa di rivedersi qualche volta.
SCHEDA FILM
Regia: Maurice Pialat
Attori: Marlène Jobert - Catherine, Jean Yanne - Jean, Macha Méril - Françoise, Christine Fabréga - La madre di Catherine, Jacques Galland - René, il padre di Catherine, Muse Dalbray - La nonna di Catherine, Patricia Pierangeli - Annie, Maurice Risch - Michel, Harry-Max - Il padre di Jean
Soggetto: Maurice Pialat - romanzo
Sceneggiatura: Maurice Pialat, Tito Carpi - adattamento versione italiana
Fotografia: Luciano Tovoli
Musiche: Jean-Claude Vannier - musiche addizionali
Montaggio: Arlette Langmann, Corinne Lazare, Bernard Dubois - assistente
Altri titoli:
Break-Up
We Won't Grow Old Together
Durata: 107
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA, KODAKCOLOR, EASTMANCOLOR
Tratto da: romanzo omonimo di Maurice Pialat
Produzione: EMPIRE FILMS, LIDO FILMS
Distribuzione: NUMBER ONE VIDEO
NOTE
- PREMIO COME MIGLIORE ATTORE A JEAN YANNE AL FESTIVAL DI CANNES 1972.
CRITICA
"Acuta e delicata analisi di sentimenti, questo film trascura tutti gli episodi che potrebbero essere convenzionalmente cinematografici, puntando sull'autenticità delle situazioni e sulla efficacia dei dialoghi. Pur ingenerando, talvolta, un senso di stanchezza (dovuto all'iterazione di cui si serve come mezzo espressivo, peraltro inadeguato), il regista, anche nel rifiutare il tradizionale realismo descrittivo, trova un modo di penetrare nei meandri dell'animo umano, modo che ha il pregio di riflettere realtà spirituali ordinariamente trattate con falsificazioni proprie dell'astrazione o della tipizzazione; e, soprattutto, riesce a evidenziare la pericolosità di un rapporto in cui la donna, per debolezza e passionalità, accetta di essere oggetto e non persona. Ma il discorso, impostato forse con sincera intenzione, conserva ambiguo fascino alle rovine sulle quali vorrebbe costruire; adulterio romantico, unione libera, abbandono sensuale, linguaggio alquanto sboccato e un certo fatalismo esistenziale sono gli elementi che negativamente appaiono più evidenti". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 74, 1973)