L'alcova

ITALIA 1985
1936. I cittadini italiani vivono una piena euforia per la nascita dell'Impero d'Africa Orientale. Il comandante Elio De Silvestri torna dal fronte abissino nella sua splendida villa in Italia e ad accoglierlo ci sono la sua seducente e giovane seconda moglie Alessandra e Wirma, segretaria di lui, nonché amante della signora. Elio porta alle due donne numerosi regali e in più una bella principessa africana, Zerbal, preda di guerra. La sua presenza, però, scatena gelosie e morbosità nella già ambigua atmosfera della villa. Alessandra ne è affascinata e respinge Wirma; ma quest'ultima non si arrende e per ripicca circuisce Furio, figlio di Elio, giovane cadetto all'Accademia di Livorno. Elio, scrittore con poca fortuna, oberato di debiti, assediato dai creditori, scopre tutta la perversità della sua famiglia ma non ne è sconvolto. Pensa di far soldi girando un film pornografico sfruttando i talenti naturali delle tre donne e coinvolgendo nello squallido gioco anche il giardiniere Peppe. Alla fine la vittima della messinscena sarà solo Wirma la quale però, con l'aiuto di Furio, farà giustizia rimettendo tutto "a posto"...
SCHEDA FILM

Regia: Aristide Massaccesi

Attori: Lilli Carati - Alessandra, moglie di Elio, Annie Belle - Wirna, segretaria di Elio, Pier Luigi Conti - Elio De Silvestri, il gerarca, Robert Caruso - Furio, il figlio di Elio, Laura Gemser - Zerbal, la schiava, Nello Pazzafini - Peppe, il giardiniere

Soggetto: Ugo Moretti

Sceneggiatura: Ugo Moretti

Fotografia: Aristide Massaccesi, Daniele Massaccesi - operatore

Musiche: Manuel De Sica

Montaggio: Franco Alessandri

Scenografia: Richard Ribovske

Costumi: Catherine Corbaz

Effetti: Robert Gold

Altri titoli:

La retape

Zerbal

The Alcove

Durata: 86

Colore: C

Genere: PORNO

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: M.A.D. FILM

Distribuzione: C.R.C. - CAPITOL INTERNATIONAL VIDEO, ARCA PRODUZIONI AUDIOVISIVE, CENTER VIDEO, AVO FILM

NOTE
- SECONDO ALCUNI, LO SPUNTO DEL FILM DOVREBBE ESSERE TRATTO DA "THE ALCOVE", UN 'IMPROBABILE' ROMANZO DI JUDITH WEXLEY.
CRITICA
"Tetro varietà ginecologico con il pretesto di un'esplorazione tra i morbosi segreti sessuali della perversa borghesia d'epoca fascista. Sfacciatamente 'L'alcova' si pone sulla via commercialmente fortunata, tracciata da Tinto Brass con 'La chiave'. Il regista che si firma Joe D'Amato è l'italiano Aristide Massaccesi, ex operatore di fotografia che con il nome d'arte negli ultimi anni ha conseguito rinomanza nelle sale a luci rosse, realizzando genuini hard-core come 'Orgasmo nero' e 'Sesso acerbo'. (...) La scadente rappresentazione erotica è priva d'ogni gioia, avviene in funzione dello sguardo di maschi repressi, più che sulla vaga morale antica fa ovviamente affidamento sulle frustrazioni del pubblico a cui è destinata. La sceneggiatura è di Ugo Moretti." (Salvo Vitrano, 'Il Mattino', 15 febbraio 1985)

"Il guaio dei cinema porno è che nel suo insieme è interessantissimo - si potrebbero riempire pagine intere di aneddoti, statistiche e divagazioni - mentre i singoli i film sono perlopiù insignificanti. 'L'alcova' appartiene al filone 'amori saffici' in chiave rétro. Protagonisti: un ufficiale fascista di ritorno dall'Abissinia; una bella principessa nera, trofeo di guerra; la seconda moglie del fascista, che ha velleità di scrittore; la sua segretaria particolare, già amante della moglie. Cornice: una villa nel Grossetano. Unica trovata: fare dell'ufficiale un aspirante regista porno che per documentarsi proietta alle sue ospiti dei vecchi filmini, col risultato di praticare una rapida ma ingegnosa iniezione di hard in questo noiosissimo soft-core scritto e girato in due settimane al massimo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 marzo 1985)

"Quello della pornografia è un viaggio senza ritorno. Lo conferma la parabola cinematografica di Aristide Massaccesi, alias Joe D'Amato, dapprima direttore di fotografia, poi regista a luci rosse, ora alla ricerca di un'affermazione nei normali circuiti con 'L'alcova'. Il film, scritto da Ugo Moretti, oltre alle protagoniste scopre anche le carte: è il tentativo di proporre un erotismo di tipo dannunziano con una storia ambientata in era fascista. D'Amato si trova subito a disagio nel descrivere le torbide atmosfere di un mondo in dissoluzione, senza poter ricorrere a scene hard. Se nella pellicola c'è qualcosa di allusivo, ciò deriva esclusivamente dal copione, peraltro abbastanza discutibile quando abbozza la metafora conclusiva. Il resto è un monotono ripetersi di approcci erotici, quasi sempre a carattere saffico. Le attrici coinvolte nella ronda del sesso sono: Lilli Carati, Annie Bell e Laura Gemser." (Alfredo Boccioletti, 'Il Resto del Carlino', 12 aprile 1985)