L'albergo della felicità

ITALIA 1935
Tre Castagni, paesello alle pendici dell'Etna, è in subbuglio: una società alberghiera ha deciso di costruirrvi un albergo di lusso. Il più ostile alla iniziativa è Ignazio Pivitera, alla cui casa il futuro albergo toglierebbe tutta la vista. Il giovane avvocato Policastro suggerisce a Pivitera di far intervenire una locale Congregazione Religiosa, già proprietaria del terreno sul quale gode tuttora, a suo dire, di alcuni privilegi. I documenti relativi che esistono solo nella fantasia del Policastro, si dovrebbero trovare presso la curia di Siracusa. E qui si recano l'avvocato, Pivitera e sua nipote, a cui l'avvocato fa la corte. Il viaggio, alla ricerca degli introvabili documenti, si prolunga fino a Venezia, e si conclude con la completa conversione di Ignazio Pivitera alla nuova iniziativa, della quale anzi finisce per diventare uno dei principali finanziatori e con il fidanzamento della nipote di lui con l'intraprendente avvocato.
SCHEDA FILM

Regia: Giuseppe Vittorio Sampieri

Attori: Turi Pandolfini - Ignazio Privitera, Isa Pola - Nipote, Dino Di Luca - Avv. Policastro, Diana Lante - Seducente signora americana, Guido Verdiani, Nives Poli, Fulvia Gerbi

Soggetto: Leo Mezzadri

Sceneggiatura: Giuseppe Vittorio Sampieri

Fotografia: Ubaldo Arata

Musiche: Gianni Buccheri, Ezio Carabella

Montaggio: Giuseppe Fatigati

Durata: 73

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Produzione: SACI / ARTISTI ASSOCIATI

Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI

NOTE
-AIUTO REGISTA: G. FATIGATI.

-DIRETTORE DI PRODUZIONE: L. MEZZADRI.

-FONICO: ELSO FINARDI.
CRITICA
."(...) il film sembra una passeggiata. Una passeggiata un po' uguale forse, con tappe un po' troppo note per apparire entusiasmanti, ma comunque una passeggiata piena di luce e d'aria. Il racconto s'impiglia un po' e sottostà al carattere turistico del film e così pure i personaggi: essi appaiono qualche volta un pretesto alla lunga gita (...) ma tutti affiatati, senza strafare. La fotografia di Arata, come al solito, è eccellente". (S. De Feo, "Il messaggero", 27 gennaio 1935)