Muriel, François e René sono cresciuti insieme in un quartiere operaio di Marsiglia, dove vivevano di furti e rapine. Finché in giorno, dopo aver ucciso un gioielliere, i tre ahanno deciso di cambiare vita e di non incontrarsi più. Ora, un evento improvviso li ha riuniti. Il figlio di Muriel è stato rapito e lei ha chiesto aiuto ai suoi vecchi amici per trovare i soldi necessari a pagare il riscatto.
SCHEDA FILM
Regia: Robert Guédiguian
Attori: Ariane Ascaride - Muriel, Jean-Pierre Darroussin - François, Gérard Meylan - René, Frédérique Bonnal - Charlotte, Jacques Boudet - Henri
Sceneggiatura: Jean-Louis Milesi, Robert Guédiguian
Fotografia: Pierre Milon
Montaggio: Bernard Sasia
Scenografia: Michel Vandestien
Costumi: Juliette Chanaud, Anne-Marie Giacalone
Effetti: Bertrand Levallois
Durata: 104
Colore: C
Genere: POLIZIESCO
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Produzione: ROBERT GUÉDIGUIAN PER AGAT FILMS & CIE, FRANCE 3 CINÉMA
NOTE
- IN CONCORSO AL 58MO FESTIVAL DI BERLINO (2008).
CRITICA
"Guèdiguian ha fatto di meglio in passato, ma ha capito che con attori 50enni non può più raccontare le loro passioni, ma solo la malinconia di essere sopravvissuti alla fine degli amori e la nostalgia per quegli amori." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 15 febbraio 2008)
"I paesaggi del sud della Francia, il Mediterraneo dolce e gli uomini che si agitano come formiche impazzite per complicarsi la vita o semplicemente per viverla. E il piacere del cinema di un tempo viene anche rispolverato attraverso uno strumento che da tempo sembrava scomparso: quel piccolissimo manganello da tasca che dato ripetutamente sulla zucca riesce a renderla più malleabile. Ma, come diceva Simon Signoret, la nostalgia non è più quella di un tempo." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 14 febbraio 2008)
"Andamenti macchinosi che sfilacciano il flusso di una pellicola, protesa a colmare i deficit di verosimiglianza attraverso il ricorso a surplus di riflessioni da bilancio esistenziale che ingombrano la bocca dei protagonisti nel finale. E in un certo senso, quella che si profila è una sorta di vendetta, perché sta proprio in questa partitura a tema della narrazione l'aspetto più interessante del film, ma anche la sua zavorra più deterministica."(Lorenzo Buccella, 'L'Unità', 14 febbraio 2008)