La bella e giovane figlia d'un ricco proprietario di miniere ha avuto una relazione amorosa con un giovane. Costui, accusato d'omicidio e condannato, benché innocente, s'uccide. La ragazza, che sta per essere madre, per salvare il proprio onore agli occhi del mondo, è costretta a sposare un uomo qualunque. Dopo aver dato alla luce una bimba, la donna, impazzita, vien ricoverata in una clinica, mentre il marito vive allegramente con un'amante. Dopo qualche tempo la pazza ritorna a casa, ma la sua mente è ancora ottenebrata. Intanto il degno marito, dopo aver consumato il patrimonio della moglie, tenta di mettere la mani su quello della figliola, che vorrebbe dare in moglie ad un tale, suo socio e complice delle sue ribalderie. Avendo ricuperato improvvisamente la ragione, la moglie scopre che suo marito è stato l'autore dell'assassinio, per il quale era stato condannato il suo innamorato. Fingendosi ancora pazza, la donna provoca un sabotaggio nella miniera, che la rende inutilizzabile, causando la morte di un operaio, e sottrae al marito i denari della figliola. Resisi conto della situazione, il marito e il socio chiudono la donna e la figliola in un cunicolo della miniera; ma l'intervento dell'innamorato della figliola le salva da certa morte. Il marito vien ucciso a revolverate mentre il socio è arrestato.
SCHEDA FILM
Regia: Pino Mercanti
Attori: Mino Doro - Rodolfo, Jacqueline Plessis - Gianna, Otello Toso - Carlo, Brunella Bovo - Anna Maria Micheli, Paola Quattrini - Anna Maria, Giovanni Onorato, Ignazio Balsamo, Gino Leurini - Stefano, Mirko Ellis, Margherita Nicosia Bossi, Olinto Cristina - Padre Di Paola, Claudio Ermelli, Lída Baarová - Paola Micheli
Soggetto: Carolina Invernizio
Sceneggiatura: Gaspare Cataldo, Alberto Vecchietti
Fotografia: Giuseppe La Torre
Musiche: Gino Filippini
Scenografia: Ottavio Scotti
Durata: 85
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: DAL ROMANZO OMONIMO DI CAROLINA INVERNIZIO
Produzione: FORTUNATO MISIANO PER ROMANA FILM
Distribuzione: ROMANA - SIDEN FILM
NOTE
MONTAGGIO NON ACCREDITATO: JOLANDA BENVENUTI
CRITICA