Precocemente avviata alla prostituzione dal padre, Alphonsine Plessis arriva a Parigi decisa a conquistare un posto fra i ricchi. Diventa subito l'amante di un giovane conte, ma lo abbandona ben presto per il vecchio e danaroso produttore Stackelberg. Poi lascia il suo protettore e sposa il conte De Perregaux, oppiomane e appassionato dell'Algeria. Partito per l'Africa l'uomo lascia ad Alphonsine, che ha cambiato il suo nome in Marie Duplessis, la più ampia libertà. La donna trasforma allora il suo salotto parigino in un punto d'incontro di gaudenti e dissoluti.
SCHEDA FILM
Regia: Mauro Bolognini
Attori: Isabelle Huppert - Alphonsine Plessis, Gian Maria Volonté - Il padre di Alphonsine, Fabrizio Bentivoglio - Dumas figlio, Fernando Rey - Stackelberg, il produttore, Carla Fracci - Margherita Gauthier, Clio Goldsmith - Costance, Bruno Ganz - Il marito, conte di Perregaux, Mario Maranzana - Dumas padre, Paola Borboni - Una parente nobile, Yann Babilée - Agenor, David Jalil - Maxence, Fabio Traversa - Un sacerdote, Mattia Sbragia
Soggetto: Jean Aurenche, Vladimir Pozner
Sceneggiatura: Enrico Medioli, Mauro Bolognini
Fotografia: Ennio Guarnieri
Musiche: Ennio Morricone
Montaggio: Nino Baragli
Scenografia: Mario Garbuglia
Arredamento: Carlo Gervasi
Costumi: Piero Tosi
Aiuto regia: Michele Scalera
Altri titoli:
La dama delle camelie
La dame aux camélias
The True Story of Camille
Durata: 115
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: TECHNICOLOR
Produzione: MANOLO BOLOGNINI PER OPERA FILM PRODUZIONE (ROMA), MARGARET MENEGOZ PER LES FILM DU LOSANGE, GAUMONT, FR 3 (PARIGI)
Distribuzione: GAUMONT
NOTE
- DAVID DI DONATELLO 1980 COME MIGLIOR COSTUMISTA A PIERO TOSI E A MARIO GARBUGLIA COME MIGLIORE SCENOGRAFO.
CRITICA
"(...) La contrapposizione del mito alla cronaca, della leggenda alla verità storica è esibita esplicitamente dal film, che si apre e si chiude con la rappresentazione del dramma di Dumas figlio (...), attraverso una sceneggiatura che ricostruisce dettagliatamente le fasi della vita della protagonista. (...) Tutta questa dimensione cronachistica fuoriesce attraverso le pieghe della narratività sotto forma di segni 'forti', di particolari ad effetto. (...) Resta la dimensione di una tragedia quotidiana che nasce dall'interazione degli eventi, fissata sul volto impassibile di Isabelle Huppert sul quale trascorrono sfruttamenti, sofferenze, ingiustizie, senza lasciare tracce che non siano quelle interiori di un indurimento progressivo e di un'accettazione passiva della propria condizione di prostituta: indubbiamente la meno affascinante e la più stilizzata Signora dalle camelie vista sullo schermo. (...) La recitazione di Gian Maria Volonté consegna alla figura del padre-protettore il senso di una lacerazione tra sentimento e cinismo, tra l'amore per la figlia e lo sfruttamento del suo corpo." (C. Camerini, 'Rivista del Cinematografo', 5, maggio 1981).