Morto in un incidente il marito Maurizio, la giovane ed affascinante Francesca si ritrova tra la gente bene di Bari: di amici ricchi ne ha molti, ma quasi tutti non le riservano che parole di circostanza. Il defunto (tra l'altro Francesca ne scopre l'infedeltà) ha lasciato molti debiti. Su consiglio di Cesare, amico oltre che avvocato, la donna si disfa poco a poco di un magnifico alloggio in riva al mare, di mobili, pellicce e gioielli, nonchè della imbarcazione (che Cesare compra), tanto da saldare almeno un anno di fitto arretrato e la retta dell'esclusiva scuola della piccola Giulia. Non vi sono per lei prospettive di lavoro e una, offertale dal marito di un'amica, fallisce sul nascere per la intraprendenza di costui verso la seducente, nuova commessa. Francesca allora - d'intesa con Cesare - fa un piano, molto preciso e ne redige i termini: ci sarà una riffa (premio unico ed appetibile la splendida donna) con venti biglietti sottoscritti da altrettanti interessati, disposti a pagare cento milioni cadauno, restando stabilito che il vincitore si godrà Francesca per quattro anni. Pochi giorni prima dell'estrazione, Francesca investe con l'automobile un giovane (Antonio), e nello stesso giorno ha un rapporto d'amore con questi che sembra sapere del gioco in programma e, malgrado proclami infocati di passione amorosa, sarebbe pure disposto a che lei sia goduta dal vincitore, continuando con la donna incontri segreti. Ma anche lo scapolo e squattrinato giovanotto non è di una pasta molto diversa da quella degli altri - i ricchi e coniugati concorrenti - mirando, nel tempo, a beneficiare del capitale, in natura e in rendita. Arriva tuttavia improvvisamente una denuncia anonima alle Autorità: lo studio di Cesare viene perquisito, e si profila uno scandalo clamoroso, che potrebbe scuotere la buona società locale, incluso un deputato, sfegatato ammiratore di Francesca e pronto a diventarne l'amante. Francesca davanti alla polizia non smentisce la storia della riffa ma afferma che il premio è costituito dalla imbarcazione acquistata da Cesare e che tutti, amici e amiche, si sono mobilitati per aiutare lei e la bambina. Dopo di che prende un aereo e se ne va per sempre: incasserà con comodo i venti assegni da cento milioni, ammiccando ambigua al Commissario, il quale, per non creare scandalo, ha accettato questa versione del fatti.
SCHEDA FILM
Regia: Francesco Laudadio
Attori: Monica Bellucci - Francesca, Giulio Scarpati - Antonio, Elena Cantarone - Serena, Sandra Collodel - Carla, Massimo Ghini - Cesare, Gianluca Favilla - Enrico, Paolo De Vita - Sandro, Giulia Macchietti - Giulia, Marino Masé, Federico Pacifici - Sost. Procuratore, Renato Scarpa, Ely Sigismundo - Rosaria, Paolo Busiri Vici D'Arlevi, Silvio Vannucci - Gustavo, Tiziana Pini - Camilla
Soggetto: Francesco Laudadio
Sceneggiatura: Francesco Laudadio
Fotografia: Cristiano Pogány
Musiche: Antonio Di Pofi
Montaggio: Ugo de Rossi
Scenografia: Livia Borgognoni, Marco Canevari
Durata: 92
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: PANORAMICO A COLORI
Produzione: GIUSEPPE PERUGIA PER PRODUTTORI ASSOCIATI - FILMOLA
Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI INTERNATIONAL - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT
CRITICA
Laudadio, soggettista, sceneggiatore e giovane regista tra i più interessanti del nostro cinema, dimostra un occhio acuto nel sintetizzare le abitudini mostrando, unendo alla vera narrativa sarcasticamente gustosa una mano felicemente nitida nel disegno dei personaggi. (Alfio Cantelli, Il Giornale)
Un ritratto di una società, il disegno di un personaggio centrale che, ad ogni risvolto, si propone con sfaccettature diverse, ma anche un racconto che si snoda impeccabile e perfino astuto con un susseguirsi di fatti l'uno strettamente collegato all'altro ma sempre sospesi, per destare curiosità e suscitare quasi della suspense. (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)
C'è il tocco del grottesco, c'è la satira dei costumi, ma c'è in agguato, il film patinato dai salotti e dei miliardi facili. (Maurizio Porro, Il Corriere della sera)
Un'annosa e irrisolta questione riguardava la difficoltà per la commedia all'italiana di evitare la contaminazione delle volgarità che raccontava e denunciava. Forse con la Riffa Laudadio ha provato a riverificare quella sfida. Ma non è neanche un film volgare: non è questo il suo difetto. Sarà che siamo abituati a sapere molto di più dalle cronaca, e che siamo diventati molto piu' esigenti verso l'espressione cinematografica. (Paolo D'Agostini, La Repubblica)