New Orleans, anni '30. Il principe Naveen è arrivato in città con la speranza di entrare nel fantastico mondo del Jazz, ma il Dottor Facilier, uno stregone vodoo, lo ha trasformato in un ranocchio. Come vuole la tradizione delle fiabe, l'unica sua salvezza è quella di trovare una principessa disposta a baciare un anfibio. La scelta cade su Tiana, una ragazza afroamericana che vive nell'elegante quartiere francese della città e che, dopo l'iniziale rifiuto, acconsente ad aiutare il ranocchio dandogli il bacio che romperà l'incantesimo. Il risultato, però, sarà tutt'altro che quello sperato poiché il ranocchio rimane ranocchio e la principessa viene trasformata a sua volta in una rana. I due si troveranno costretti a vivere loro malgrado un'avventura nelle paludi della Louisiana, alla ricerca di chi potrà effettivamente sciogliere entrambi dall'incantesimo, ridonando loro le sembianze originali. Dalla tragicomica esperienza, però, Tiana e Naveen conosceranno il valore dell'amicizia e l'incanto di una storia d'amore.
SCHEDA FILM
Regia: Ron Clements, John Musker
Soggetto: Don Hall - supervisione
Sceneggiatura: Rob Edwards, Greg Erb, John Musker, Jason Oremland, Ron Clements
Musiche: Randy Newman
Montaggio: Jeff Draheim
Scenografia: James Aaron Finch
Altri titoli:
La principessa e la rana
Durata: 97
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE
Specifiche tecniche: (1:1.85) - DE LUXE
Produzione: WALT DISNEY ANIMATION STUDIOS
Distribuzione: WALT DISNEY STUDIOS MOTION PICTURES, ITALIA
Data uscita: 2009-12-18
TRAILER
NOTE
- VOCI DELLA VERSIONE ORIGINALE: ANIKA NONI ROSE (PRINCIPESSA TIANA), TERRENCE HOWARD (JAMES), JOHN GOODMAN (ELI 'BIG DADDY' LABOUFF), OPRAH WINFREY (EUDORA).
- CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2010 COME MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE.
- CANDIDATO ALL'OSCAR 2010 PER: MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE E CANZONE ORIGINALE ("ALMOST THERE" E "DOWN IN NEW ORLEANS" ENTRAMBE DI RANDY NEWMAN).
CRITICA
"La premiata Disney torna in pista con un classico film a due dimensioni, mentre attorno il 3-D impera (...). E naturalmente cavalca la ristrettezza di mezzi ricavandone qualcosa in più. (...) Buon doppiaggio italiano (a parte la metrica delle canzonette) con un applauso a Luca Laurenti per la voce di Raymond, lucciola sdentata e innamorata della stella Evangeline." ('Il Foglio', 12-12-2009)
"Siamo nel solco dei più classici film di papà Walt: i 'cartoni animati' disegnati, a due sole dimensioni, dove il divertimento si mischia con il romanticismo, un pizzico di brivido (gli spettri del woodoo evocano la caverna della strega Grimilde in Biancaneve e i sette nani) e non manca neppure l'occasione per spremere una lacrima. Lo stile, insomma, è quello caratteristico dei suoi due registi - Ron Clements e John Musker - ai quali si devono cartoon amatissimi da generazioni come 'La sirenetta' o 'Aladdin'. Come sempre avviene nei prodotti del celebre studio , abbondano due elementi di contorno fondamentali. Da una parte il supporting cast di personaggi buffi, che qui sono il calmano Louis (qualsiasi allusione ad Armstrong non sarà casuale), rettile virtuoso della tromba, e la coraggiosa lucciola Raymond, più Mama Odie, regina del bayou dalla bella età di 197 anni. Dall'altra i numerosi, coloratissimi numeri musicali cantati e ballati, che ricordano quelli dei tempi d'oro della Disney, già ispirati ai classici musical di Vincente Minnelli, Stanley Donen e Gene Kelly." (Roberto Nepoti, 'Repubblica', 16 dicembre 2009)
"Un felice ritorno al disegno a mano. Era da 'Mucche alla riscossa' (1994) che lo studio di Zio Walt non recuperava il lavoro manuale. E poi ci sono i numeri musicali, il ritmo più dolce, meno eccentricità a tutti i costi, zero stress da citazionismo cinefilo, niente rutti e peti (uno solo: piccolino) e più guerra dei sessi. Le giovani donne andranno in solluchero anche perché siamo in una frizzante New Orleans al femminile, poco prima e dopo la Grande Guerra, e la protagonista è una ragazza di colore che canta: 'Io ce la farò! Il lavoro è duro ma prima o poi avrai quello che vuoi!' (ricorda qualche afroamericano di successo?). Ecco una storia coi fiocchi, piena di colpi di scena e senza vuoti di sceneggiatura. (...) Primo cartoon della casa di Topolino che presenta una principessa di colore. Perché Lasseter è un genio? Perché il padre della Pixar sa che siamo tutti figli di Walt Disney. Questo è il suo omaggio al maestro. Con un pizzico di Obama." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 18 dicembre 2009)
"Il ritorno al disegno manuale della Disney, voluto da John Lasseter, non discosta molto il film da quelli nati al computer. La matita si ritrova subito, la mano no." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 19 dicembre 2009)
"La premiata Disney torna in pista con un classico film a due dimensioni, mentre attorno il 3-D impera. Ai tempi di 'Cenerentola', di 'Bambi' o di 'Biancaneve' non c'era alternativa: personaggi piatti su fondo piatto, suppliva la bravura dei disegnatori. Qui la piattezza viene sfruttata ambientando una coreografia dentro un ristorante di inizio Novecento (...). Nelle scene vudù gli spiriti sono meravigliose silhouettes agli ordini di uno stregone. Buon doppiaggio e applauso a Luca Laurenti per la voce di Raymond." ('Il Foglio', 19 dicembre 2009).
"E' una strana operazione, quella della Disney Pixar: creare un cartoon natalizio con un'eroina nera facendo finta che il colore della sua pelle non importi. Peccato che la storia sia ambientata negli anni 20 nel sud degli Stati Uniti, dove il colore importava eccome, e penalizzava non poco gli afroamericani con pretese di avanzamento sociale (...). Peccato anche che 'La principessa e il ranocchio' sia ambientato in quella New Orleans che pochi anni fa è stata teatro di un devastante uragano che ha spazzato la città (...). Ciò premesso, 'La principessa e il ranocchio' è un film riuscito e piacevole, con una colonna sonora che flirta con il jazz e il dixieland e una tesi di fondo che sfiora lo spirituale e il filosofico: che esiste una differenza, spesso abissale, tra ciò che vogliamo (o meglio, che ci convinciamo di volere) e ciò di cui abbiamo veramente bisogno per stare bene al mondo. E che se da un lato vale la pena rimboccarsi le maniche e inseguire con il duro lavoro e il risparmio i propri sogni materiali (un messaggio che sembra fatto apposta per l'America della recessione), dall'altro la realizzazione dei nostri progetti concreti non necessariamente equivale alla soddisfazione dei nostri desideri profondi, che hanno quasi sempre a che vedere con quel bene intangibile che è l'amore dato e ricevuto." (Paola Casella, 'Europa', 19 dicembre 2009)