La perdizione

Mahler

GRAN BRETAGNA 1974
La vicenda del film si svolge durante l'ultimo viaggio in treno del grande musicista, che, ammalato di setticemia, vuole morire a Vienna. In un paesaggio suggestivo, Mahler si rivede nella sua casa, in riva al lago, appassionato del silenzio per cogliere tutte le voci della natura e tradurle in musica; si rivede ragazzo e prende coscienza che non può essere un vero compositore se non si sente parte viva della natura, parte viva di Dio.
SCHEDA FILM

Regia: Ken Russell

Attori: Robert Powell - Gustav Mahler, Georgina Hale - Alma Mahler, Lee Montague - Bernhard Mahler, Miriam Karin - Zia Rosa, Rosalie Crutchley - Marie Mahler, Gary Rich - Mahler bambino, Richard Morant - Max, Angela Down - Justin Mahler, Antonia Ellis - Cosima Wagner, Ronald Pickup - Nick, Peter Eyre - Otto Mahler, Dana Gillespie - Anna von Mildenburg, George Coulouris - Dottor Roth, David Collings - Hugo Wolfe, Arnold Yarrow - Nonno, Davidna Trevena - Dottor Richter, Elaine Delmar - Principessa, Benny Lee - Zio Bernold, Andrew Faulds - Dottore sul treno, Kenneth Colley - Krenek, Sarah McClellan - Maria Mahler, Claire McClellan - Anna Mahler, Otto Diamant - Prof. Sladky, Michael Southgate - Alois Mahler, Oliver Reed - Conduttore treno (non accreditato

Soggetto: Ken Russell

Sceneggiatura: Ken Russell

Fotografia: Dick Bush

Musiche: Peter Illic Ciaikovski, Gustav Mahler, Michael Moores, Bernard Hiting, Bernard Haitink

Montaggio: Michael Bradsell

Scenografia: Ian Whittaker

Costumi: Shirley Russell

Effetti: John Richardson (II)

Altri titoli:

Mahler Is Still Alive

Una sombra en el pasado

Durata: 110

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85) - TECHNICOLOR

Produzione: GOODTIMES ENTERPRISES

Distribuzione: REGIONALE VPS - SKORPION ENTERTAINMENT

NOTE
- GRAND PRIX DE LA COMMISSION SUPÉRIEURE TECHNIQUE DU CINÉMA FRANÇAIS AL 27. FESTIVAL DI CANNES (1974).

- BAFTA 1975 COME MIGLIOR ATTRICE EMERGENTE A GEORGINA HALE.

- REVISIONE MINISTERIALE: MAGGIO 1974.
CRITICA
"Il titolo originale: 'Gustav Mahler' presentava molto meglio il contenuto del film: la vicenda interiore del grande compositore e direttore d'orchestra cecoslovacco, come l'ha sentita e rivissuta, in un linguaggio filmico sorprendente, Ken Russell. Le suggestioni soggettive dell'uomo e soprattutto dell'artista Mahler, suscitate in K. Russell dalle composizioni del musicista, sono il vero contenuto, ora lirico ora drammatico, del film. (...) Le crisi, il sonno sono le banali occasioni esterne, che danno modo al regista di far rivivere i momenti salienti della tormentata vita e arte di Mahler. (...) L'incubo della morte è rappresentato da Russell nella drammatica scena dei funerali, del cimitero, della cremazione, del tradimento della moglie (Alma). Russell presenta immagini ora parodistiche ora grottesche, i miti teutonici delle opere di Wagner con la loro cruda sopraffazione. La religiosità pagana esplode nelle rappresentazioni parossistiche del razzismo, del pangermanesimo, dell'antisemitismo, senza escludere una certa acidità anticristiana. La conversione di Mahler al cattolicesimo appare come un atto di opportunismo, per diventare Direttore dell'opera di Vienna: solo se battezzati nella chiesa di Cristo, si entra nel tempio di Mammona. K. Russell prende lo spunto da episodi della vita di Mahler e poi li ricrea suggestivamente con sorprendente fantasia. Caratteristico è l'incontro con l'imperatore Francesco Giuseppe e il suo grottesco antisemitismo. Mahler è un musicista che si presta alle interpretazioni più varie e K. Russell ne ha approfittato con la sua consumata abilità. Il suo 'canto di addio' (Il canto della Terra) ritorna nel film di Russell in variazioni ricchissime nel riprendere la natura di giorno, di notte, nell'uragano, nella pace idilliaca del lago, dei monti, dei boschi, con una fotografia calda e morbida. L'ottava sinfonia, denominata la 'sinfonia dei mille', ove Mahler porta alle estreme conseguenze il titanismo, componendo sui testi del 'Veni Creator' e del 'Faust' di Goethe, rivive filmicamente, con variazioni visive del Paradiso dantesco, rifacendosi all'immensità spaziale delle immagini di G. Dorè." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 77, 1974)