Il documentario, dopo una rapida panoramica di Hong Kong, percorre in lungo e in largo la Cina. Partendo dal Kun-Si, dove a Kwellin si pesca ancora con i cormorani, si visita la grande muraglia. Ecco poi i grandi fiumi ghiacciati, in prossimità della Siberia, che i piccoli aerei bombardano per anticipare la primavera, il favoloso Katai, abitato dai Kazaki e dagli Uiguri. Nella steppa mongola i discendenti di Gengis Khan cacciano ancora con l'aquila; a seguire i cammellieri del Gobi. A Mander Miao si assiste ad una festa con incontri di lotta mongola, poi dal deserto si avanza fino alla foresta che costeggia le tombe dei Ming e si segue una battuta di caccia alla tigre. Si assiste a cerimonie religiose che si ripetono da quattromila anni, si impara a conoscere la vita quotidiana dei contadini, in cui si innesta la storia dell'ultima sposa venduta. Si percorrono i grandi fiumi, assistendo al commovente funerale di un bimbo annegato nel fiume delle perle, si visitano le grandi città, si partecipa all'angoscia causata da un alluvione, si assiste infine ad una festa a Pechino.
SCHEDA FILM
Regia: Carlo Lizzani
Soggetto: Ennio De Concini
Sceneggiatura: Ennio De Concini, Giancarlo Vigorelli - commento
Fotografia: Pier Ludovico Pavoni
Musiche: Angelo Francesco Lavagnino
Montaggio: Mario Serandrei
Collaborazione alla regia: Giancarlo Vigorelli - coll. artistica
Seconda unità: Sandro D'Eva - fotografia
Durata: 97
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: CINEMASCOPE-FERRANIACOLOR
Produzione: LEONARDO BONZI PER ASTRA CINEMATOGRAFICA
Distribuzione: TITANUS
NOTE
- NASTRO D'ARGENTO 1958 PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA A PIER LUDOVICO PAVONI.
- DAVID DI DONATELLO 1958 PER IL MIGLIORE PRODUTTORE A LEONARDO BONZI.
CRITICA
"Il film, che offre solo un'idea approssimativa della Cina, non è un documentario con un filo conduttore; è un pretesto alla presentazione di alcuni aspetti folklorisitici e suggestivi della Cina antica e di oggi. Il carattere di frammentarietà, assunto dalla descrizione, nuoce notevolmetne al ritmo del film." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 44, 1958)
"E' un vasto documentario sulla Cina di Mao Tse Tung, incisivo, aperto, narrativamente efficace, giornalisticamente informato. Vi predomina l'osservazione attenta e minuta della vita quotidiana di quel popolo, i suoi usi e costumi (...). Raramente tuttavia il discorso e le immagini vanno al di là della riproduzione fedele della realtà per rintracciarne un significato più profondo, o un giudizio critico, o un'inquadramento storico (....)". (Gianni Rondolino, "Catalogo Bolaffi del Cinema Italiano - 1956/1965-", 1967).