Gertrude si è fatta monaca, senza vocazione, cedendo alla volontà tirannica del padre, il principe di Leyva. Nell'appartamento da lei abitato nel monastero, dov'essa gode speciali privilegi, s'introduce un giorno di soppiatto il conte Egidio, un audace fuorilegge, che, inseguito, cerca asilo. Gertrude non dà l'allarme: così Egidio può fuggire indisturbato. Egli resta colpito dalla bellezza della fanciulla, riesce a incontrarla di nuovo, e le dichiara il suo amore, che non viene respinto. La notizia della tresca giunge alle orecchie del fratello di Gertrude, che sfida Egidio a duello e viene da lui ucciso. Non sentendosi più sicuro, Egidio convince Gertrude a fuggire con lui, promettendole di condurla a Roma, dal Papa, per ottenere lo scioglimento dai voti. In realtà la conduce a Firenze, dove dopo qualche tempo vengono riconosciuti. Gertrude viene ricondotta a Milano, dove l'arcivescovo Federigo Borromeo riesce a toccarle il cuore, persuadendola a ritornare al monastero, per impetrare da Dio, con la penitenza, il perdono delle sue colpe. Egidio tenta ancora di persuaderla a fuggire con lui, ma è da lei respinto. Inseguito dagli armati del principe di Leyva, viene ucciso.
SCHEDA FILM
Regia: Raffaello Pacini
Attori: Rossano Brazzi - Conte Egidio, Carlo Tamberlani - Il Principe Di Leyda, Anna Brandimarte, Bella Starace Sainati, Carlo Duse, Sandro Ruffini, Mignon Cocco, Zora Piazza, Wanda Capodaglio, Guido Lazzarini, Lia Corelli, Cesare Fantoni, Marcello Giorda, Dante Nello Carapelli, Paola Barbara - Gertrude Di Leyda, Monaca Di Monza
Sceneggiatura: Raffaello Pacini, Primo Zeglio, Gian Piero Pucci, Mario Chiari
Fotografia: Gábor Pogány
Musiche: Carlo Innocenzi
Scenografia: Italo Cremona
Durata: 94
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: DAL ROMANZO OMONIMO DI GIOVANNI ROSINI
Produzione: ZEUS - ARMANDO GRECO PER LA A.CI.F.
Distribuzione: ZEUS FILM
CRITICA
"(...) Girare un film storico in luoghi autentici (...) è economico, ma rende più difficile la fusione fra ambienti e personaggi, aumentando il tono carnevalesco del film, specialmente se gli attori recitano in modo così teatrale (...). Difficilmente superabile il ridicolo della recitazione di Brazzi nella scena della morte (...) una serie di smorfie che (...) credevamo di competenza esclusiva dei malati di costipazione (...)." (R. Cicalè, "Hollywood", 128,1948).