Un documentario sui pinguini imperatori in cui si mescolano amore, dramma, coraggio e avventura nel cuore dell'Antartico, la regione più isolata e inospitale del pianeta. Tutto per riuscire in un'impresa che si perpetua da millenni: portare avanti la continuazione della propria specie...
SCHEDA FILM
Regia: Luc Jacquet
Soggetto: Luc Jacquet
Sceneggiatura: Luc Jacquet, Michel Fessler
Fotografia: Laurent Chalet, Jerome Maison
Musiche: Émilie Simon
Montaggio: Sabine Emiliani
Effetti: Benjamin Massoubre, Georges Tornero
Altri titoli:
March of the Penguins
The Emperor's Journey
Durata: 80
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: BONNE PIOCHE, BUENA VISTA INTERNATIONAL FILM PRODUCTION (FRANCE), CANAL+, ALLIANCE DE PRODUCTION CINEMATOGRAPHIQUE, INSTITUT POLAIRE FRANCAIS PAUL-EMILE VICTOR
Distribuzione: LUCKY RED (2005), DVD E BLU-RAY: LUCKY RED (2011)
Data uscita: 2005-11-18
NOTE
- VOCI NARRANTI DELLA VERSIONE ORIGINALE: ROMANE BOHRINGER, CHARLES BERLING E JULES SITRUK.
- NELLA VERSIONE ITALIANA LA VOCE NARRANTE E' DI FIORELLO.
- OSCAR 2006: MIGLIOR DOCUMENTARIO.
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2006 COME MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA.
CRITICA
"I documentari sulla natura hanno l'età del cinema, ma in tempi di digitale e photoshop , la chirurgia plastica delle immagini, acquistano un valore forse decisivo. L'incredibile epopea del 'Pinguino Imperatore', che ogni anno percorre centinaia di chilometri sui ghiacci dondolando sulle zampette o strisciando sulla pancia per andarsi a riprodurre, non è solo tragica, comica anzi irresistibile, più irta di pericoli ed emozioni di qualsiasi film biblico o d'avventura (i due generi che si intravedono dietro La marcia dei pinguini'). E' innanzitutto vera. Davanti alle immagini stupefacenti registrate dall'equipe di Jacquet sopra e sotto i ghiacci, lo spettatore non partecipa solo a un'esperienza limite. Ma rinnova un patto del quale il cinema attuale ha ormai cancellato il ricordo. Anche per questo, perché riapre la questione della fede, così centrale nella sala oscura, questo tipo di documentari, quando conciliano rigore e stupore, suscitano oltre all'entusiasmo tante interpretazioni metaforiche. Più veri del vero, più umani degli umani, questi bipedi, remoti cugini, diventano un popolo eletto a rovescio nel quale ritrovare l'eco delle nostre virtù perdute. Anche se in italiano Fiorello invera la battuta di Flaiano per cui un italiano al Polo Nord fa già ridere, figuriamoci mille pinguini al Polo Sud." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 novembre 2005)
"Successo assicurato e meritato per 'La marcia dei pinguini', documentario garbatamente piegato alle esigenze della fiction da un pugno di cineasti che hanno sfidato la geografia e la meteorologia. Girata in Antartide, nei pressi della base scientifica Dumont d'Urville, quest'avventura sospesa tra scienza e favola riscuote il giusto premio di una lavorazione costellata di esperienze estreme e di una sceneggiatura incardinata al tema darwiniano della lotta per la sopravvivenza. Il principio drammaturgico della crudeltà, con il magnifico pinguino imperatore protagonista di un ciclico calvario, non viene, insomma, messo in sordina dalle aggiornate tecniche di ripresa e d'edizione e neppure la voce fuori campo - affidata in Italia alla trasformistica verve di Fiorello - arriva a mistificare l'andirivieni migratorio tra il nord dell'oceano ghiacciato e il sud della banchisa allucinata. L'unico pericolo consiste, forse, nell'inevitabile controcanto degli opinionisti, pronti a sommergere lo spettacolo con il consueto armamentario del misoneismo ecologico-apocalittico. Le qualità del lungometraggio appaiono, per la verità, abbastanza semplici: la novità assoluta dell'argomento che spicca nella sovrabbondante produzione di genere; l'oggettiva stranezza di costituzione e portamento dei colossali uccelli nuotatori; una commovente epicità degna della letteratura classica, con la forza di volontà che scandisce gli eroismi volti alla conservazione degli equilibri naturali. (...) La poesia del documentario sta invece nello stretto passaggio tra la trasmissione delle conoscenze istintuali in un habitat che non ci sogneremmo d'idealizzare e le tenerezze affettive valorizzate proprio dal pericolo e dalla paura che l'homo faber cerca da sempre, pur tra mille contraddizioni, di circoscrivere o disinnescare." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 19 novembre 2005)
"Preceduto dal tam tam del trionfo mondiale, ecco l' algido, affascinante documentario on the rocks girato dal regista biologo francese Luc Jacquet in Antartide, dove quando fa caldo è 40 sotto zero. (...) Spira il vento e soffia la bufera, qualche cucciolo non ce la fa, ma la morale del film per famiglie è che la Natura è saggia e c'è un suo perché nel mistero della vita che, per dirla col 'Re Leone', si ripete ciclicamente. La natura e le sue mille meraviglie, Disney insegna che gli animali sono simili a noi, ma il documento diventa un racconto molto divertente, istruttivo, appassionante." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 novembre 2005)