Lo psichiatara Marc Lacroix è in crisi con la moglie Marie, che tradisce con Marianne. Il figlioletto Léonard soffre naturalmente della situazione di tensione tra i genitori. Marc è inoltre attirato dalla personalità schizoide di un paziente arrivato nel suo istituto, Michel Zyto, che ha ucciso a coltellate diverse donne. Affascinato dalla psiche di un "mostro", ed avendo costruito una "macchina" che consente di penetrare nella psiche alturi, convince l'uomo a sottoporsi all'esperimento. Ma la "macchina" scambia alla pari le due personalità. Zyto e Lacroix, tornando in città hanno un incidente, e Michel procura a Marc una commozione cerebrale, facendolo ricoverare nell'istituto. Il killer ha comprensibili difficoltà a recitare la parte del padre, del marito, del medico, e le sue angosce crescono quando lo psichatra, ripresosi dalla commozione cerebrale, lo informa che ha un tumore all'orecchio che lo ucciderà. Invano lo psichiatra tenta di avvisare la moglie del pericolo presentandosi all'amante Marianne nel nuovo corpo, e dandole le prove di essere Marc. Il killer sequestra lo psichiatra e lo chiude in cantina, per poi prendere Lèonard, e scambiare alla "macchina" il cervello col ragazzo, che in un raptus....
SCHEDA FILM
Regia: François Dupeyron
Attori: Gérard Depardieu - Dr. Marc Lacroix, Nathalie Baye - Marie Lacroix, Didier Bourdon - Mychel Zyto, Natalia Wörner - Marianne, Erwan Baynaud - Leonard Lacroix, Patty Hannock - Marie-Therese, Claude Berri - Hugues, Aude Thirion - Infermiera, Christian Bujeau - Martial, Julie Depardieu - Infermiera, Arsene Jiroyan - Centralinista, Christian Ruche - Cedric, Wilfred Benaïche - Un Paziente, Alain Azerot - Infermiere, Christian Pereira - Ricercatore/Inventore, Pascal Ternisien - Driver, Marc Andréoni - Attendant
Soggetto: François Dupeyron
Sceneggiatura: François Dupeyron
Fotografia: Dietrich Lohmann
Musiche: Michel Portal
Montaggio: Noëlle Boisson
Scenografia: Carlos Conti
Costumi: Elisabeth Tavernier
Effetti: Georges Demétrau
Altri titoli:
LA MACCHINA
Durata: 93
Colore: C
Genere: FANTASY
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Tratto da: TRATTO DAL RACCONTO "LA MACHINE" DI RENE' BELLETTO
Produzione: HACHETTE PREMIERE ET CIE, DD PRODUCTION, PRIMA M6 FILM, FRANCE 2 CINEMA, PARIS - STUDIO BABELSBERG
Distribuzione: I.I.F.
NOTE
- REVISIONE MINISTERO AGOSTO 1995
CRITICA
"Reagisce fin troppo un debordante ma inerte e poco convincente Gérard Depardieu, protagonista di 'La machine' di François Dupeyron, ridicolo e trucido horror francese che verrà tolto dalla sua filmografia. Variazione sul tema dei prototipi della paura, da Jeckyll a Frankenstein, con un dottore che inventa una macchina capace di trasferire cellule tra due cervelli. Il marchingegno viene sperimentato alla buona e succede il fattaccio, allorché il cervello del medico entra nel corpo di un criminale. Con guai per la famiglia e un finale in cui il ragazzino di casa deve provare la scoperta del babbo, il che provoca omicidi in casa fino alla crisi di identità nel primo colpevole. In un girotondo di scambi di corpi e menti, il film enuncia paure senza destinazione, agisce con colpacci di scena. Né lo aiutano gli attori, tra cui sorride la vittima predestinata Nathalie Baye." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 22 Agosto 1995)
"Tratto da un romanzo forse altrettanto balordo di René Belletto (più fortunato con l'adattamento di 'Pericolo nella dimora' firmato da Michel Deville), 'La machine' è un pasticcio insalvabile. Come tentativo di strappare l'immaginario scientifico al solido predominio Usa, è francamente patetico (se questo è il cinema commerciale francese non c'è da stupirsi che anche oltralpe Hollywood avanzi a man bassa). Come veicolo per Dépardieu potrebbe essere più interessante. Ma il grande Gérard si limita a strabuzzare gli occhi e digrignare i denti come faceva Spencer Tracy (altro grande miscasted) nel 'Dr. Jekyll' di Victor Fleming. E speriamo che nessuno vada a cercarci una metafora del Male sepolto dentro di noi, della scissione mente/corpo resa possibile dalle nuove biotecnologie, e via delirando." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 21 Agosto 1995)
"È la potenzialità di uno script avvincente, impoverito da scarsa immaginazione. Gli mancano almeno due cose: un approfondimento delle due mentalità prima dell'inversione, un maggiore coraggio a uscire dalla prevedibilità delle strategie di ciascun personaggio. Nel gioco delle parti, mentre uno cerca di convincere la moglie (la dolcissima Nathalie Baye) di essere il marito, ma in un altro corpo, e l'altro sfrutta il vantaggio dell'identità per abbandonarsi all'istinto pluriomicida, si rasenta la comicità involontaria, mentre la mano di David Cronenberg avrebbe reinventato un faccia a faccia impossibile tra Jekyll e Mr. Hyde, ormai fisicamente sdoppiati. Passato inosservato in Francia, presentato a Courmayeur per il Noir in festival, il film di Dupeyron vi avvicina all'incubo per eccellenza, perdere letteralmente la faccia. Quanto alla cura, potrete sempre acquistare a sole 8.900 lire la videocassetta del professor Alberoni." (Silvio Danese, 'Il Giorno', 21 Agosto 1995)