LA LETTERA SCARLATTA

THE SCARLET LETTER

USA 1995
Precedendo Roger, il marito medico, giunge in una comunità puritana di Salem, nel New England, Hester Prynne, donna decisa e volitiva, la quale, respinte le avance del capitano Brewster, si innamora del giovane reverendo Arthur Dimmesdale, che ha convertito numerosi nativi e che sta traducendo la Bibbia in algonquin. I due, dopo aver lottato invano con la passione, credendo alla notizia della morte di Roger hanno un rapporto d'amore. Hester, che ha fatto amicizia con le donne meno sottomesse alle ferre regole della colonia, tra cui spicca Harriet Hibbons, viene citata in giudizio per osservazioni sull'interpretazione delle Scritture, ma il suo stato di gravidanza, resosi evidente, fa sì che venga imprigionata, rifiutandosi di rivelare il nome del padre del nascituro. Invano Arthur e le amiche perorano la causa di lei, che partorisce una bimba, Pearl. Mentre la moglie del governatore Edward Hardwicke suggerisce di appuntare sul vestito di Hester una A scarlatta ecco sorprendentemente riapparire Roger, che non è stato ucciso dai nativi, il quale reclama di conoscere il nome del padre di Pearl. Invano Arthur, avvisato dalla donna, le consiglia di scappare. Roger, che offre i suoi servigi di medico, si fa ospitare dal perplesso Arthur col nome di Chillingworth, mentre Hester viene addirittura additata al pubblico dileggio e la schiava Mituba, incalzata da Roger e dai notabili, si uccide. Harriet viene accusata di stregoneria e di aver contaminato, facendola nascere, Pearl, la quale ha una "voglia" sul ventre. Arthur supplica Hester di fuggire, ma lei vuole stare accanto all'amica. Brewster, che introdottosi furtivamente tenta di violentarla, scopre il segreto di lei, ma viene ucciso da Roger. Hester viene arrestata come strega e condannata mentre Roger si impicca. Arthur finalmente svela il segreto e mentre sta per essere impiccato una rivolta dei nativi lo salva. Insieme alla donna e alla figlia, Arthur si allontana per iniziare una nuova vita in Carolina.
SCHEDA FILM

Regia: Roland Joffé

Attori: Demi Moore - Hester Prynne, Gary Oldman - Arthur Dimmesdale, Robert Duvall - Roger Prynne, Lisa Joliffe-Andoh - Mituba, Edward Hardwicke - Governatore John Bellingham, Robert Prosky - Horace Stonehall, Joan Plowright - Harriet Hibbons, Dana Ivey - Meredith Stonehall, Roy Dotrice - Reverendo Thomas Cheever, Malcolm Storry - Maggiore Duinsmuir, George Aguilar - Johnny Sassamon, Tim Woodward - Brewster Stonehall, Joan Gregson - Elizabeth Cheever, Diane Salinger - Margaret Bellingham, James Bearden - Goodman Mortimer

Soggetto: Nathaniel Hawthorne

Sceneggiatura: Douglas Day Stewart

Fotografia: Alex Thomson

Musiche: John Barry

Montaggio: Thom Noble

Scenografia: Roy Walker

Costumi: Gabriella Pescucci

Durata: 135

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SCOPE A COLORI

Tratto da: LIBERAMENTE ISPIRATO DAL LIBRO OMONIMO DI NATHANIEL HAWTHORNE

Produzione: ANDREW G. VANJA, ROLAND JOFFE', TOVA LAITER

Distribuzione: WARNER BROS ITALIA - CECCHI GORI HOME VIDEO

NOTE
REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 1995.
CRITICA
"Altro che libertà: è un pastrocchio melodrammatico corrivo e antistorico, interpretato piattamente da Demi Moore, mediocramente da Gary Oldman, ridicolmente da Robert Duvall, che manipola l'opera di Hawthorne sino a snaturarla. Inventa un prologo realistico-psicologico, introduce guerre indiane e processi per stregoneria avvenuti decenni più tardi, adotta un linguaggio incongruo (lo stupratore esorta la sua vittima: "Rilassati, rilassati"), sceglie simboli della passione pacchiani (un uccellino rosso, una candela ardente), si rifà a idee e sentimenti "politicamente corretti" contemporanei mutando la protagonista seicentesca in un'eroina dell'indipendenza, del coraggio e del libero pensiero femminili, conclude con un lieto fine in cui la donna, il sacerdote e la loro bambina partono insieme verso l'avvenire per costruire un vero Nuovo Mondo." (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 21/12/95)

"Guardando alla "gigantografia" suggerita da La lettera scarlatta e allestita negli studi hollywoodiani si rimane turbati dalla quantità dei materiali accumulati per "far spettacolo"; materiali che, per il loro tono vistoso, contrastano con il nucleo del romanzo di Hawthorne e con la stessa vena narrativa di Joffé. Quello che colpisce nel film è la banalizzazione della prospettiva morale che, fin qui, giustificava la struttura spettacolare delle belle riuscite del regista, da Urla del silenzio a Missione, e "salvava" il generoso La città della gioia. Joffé non è, infatti, regista volgare. Se, in questo caso, è venuto meno alla disciplina che aveva sempre saputo darsi, vuol dire che nel cinema, e in particolare nell'americano, un autore gode ormai di un ridotto spazio di manovra." (Avvenire, Francesco Bolzoni, 5/1/96)

"Ignorata la chiave melodrammatica, Joffé ha puntato ancora una volta sull'oratoria epica schierata contro l'intolleranza, il fanatismo, la bigotteria, l'imperialismo. Tutto è politicamente corretto, ma anche espressivamente tutto gonfiato, dilatato, decorato dall'esterno, rivolto in vacui effettismi spettacolari. Manca uno stile. Manca, quel che è peggio, la moralità di uno sguardo, sostituita da una griglia ideologica. Anche a livello di struttura drammaturgica, è un film con una forte muscolatura e uno scheletro fragile: s'insiste sull'accessorio e ci si sbriga in fretta sull'essenziale. Come sostenuta dall'energia incandescente del personaggio, Demi Moore, finora attrice non più che media, è la migliore del trio centrale, riuscendo a tenere in sintonia sensualità e spiritualità, con grinta e tenerezza. Un po' fuori parte, Gary Oldman se la cava col mestiere, mentre Duvall - che entra in scena tardi nel secondo tempo - si ritaglia il suo spazio con un istrionismo luciferino non sempre ben temperato. Come il solito, i contributi tecnici sono di alto livello, dalla fotografia di Alex Thompson ai costumi di Gabriella Pescucci, alle scene di Roy Walker, ma non riscattano l'incapacità del regista nel governo dello spazio e del tempo. Pensate che partito si poteva trarre dalla casa in riva all'oceano dove va ad abitare Hester, separata dalla comunità." (Il Giorno, Morando Morandini, 22/12/95)