Devereux è un proprietario terriero che ha conquistato ricchezza e potere col duro lavoro e con la forza, facendosi molti nemici fra i quali, anche i suoi figli.
SCHEDA FILM
Regia: Edward Dmytryk
Attori: Spencer Tracy - Matt Deveraux, Robert Wagner - Joe Deveraux, Jean Peters - Barbara, Richard Widmark - Ben Deveraux, Katy Jurado - Signora Deveraux, Hugh O'Brian - Mike Deveraux, Eduard Franz - Due Lune, Earl Holliman - Denny Deveraux, E.G. Marshall - Horace, il Governatore, Carl Benton Reid - Clem Lawton, Philip Ober - Van Cleve, Robert Burton - Mac Andrews
Soggetto: Philip Yordan - sceneggiatura del 1949
Sceneggiatura: Richard Murphy
Fotografia: Joe MacDonald
Musiche: Leigh Harline
Montaggio: Dorothy Spencer
Scenografia: Lyle R. Wheeler, Maurice Ransford
Arredamento: Walter M. Scott, Stuart A. Reiss
Costumi: Travilla
Effetti: Ray Kellogg
Altri titoli:
La lance brisée
Lanza rota
Die zerbrochene Lanze
Die gebrochene Lanze
Arizona
Durata: 96
Colore: C
Genere: AVVENTURA
Specifiche tecniche: CINEMASCOPE 35 MM (1:2.55) - TECHNICOLOR, DE LUXE
Produzione: TWENTIETH CENTURY-FOX FILM CORPORATION
Distribuzione: FOX
NOTE
- REMAKE DI "AMARO DESTINO" (1949) DI JOSEPH L. MANKIEWICZ.
CRITICA
"Un western molto particolare, più attento alla psicologia che all'azione tradizionale. Forse Dmytryk non era il regista più adatto, ma gli attori sono indubbiamente esemplari." (Francesco Mininni, 'Magazine italiano tv')
"Calligrafico melodramma western in cinema scope che rielabora piuttosto fedelmente "House of Strangers" (Amaro destino, 1949) di Mankiewicz. L'interpretazione degli attori si regge sull'esperienza dell'ottimo Tracy." (Laura e Morando Morandini, 'Telesette')
"(..) sono le tensioni all'interno della famiglia a costituire il filo rosso, attorno al quale si attorciglia il conflitto morale psicologico prima ancora che drammatico, che rende questo western anticonvenzionale e per molti versi sorprendente. Non che la regia sia particolarmente geniale, o che l'interpretazione, seppur ottima, sia del tutto al di sopra della media. Ma è l'insieme che ci colpisce: il suo mettere in luce - cruda, livida, tagliente - il risvolto di una rispettabilità borghese (sia pure imposta e, alla base, violenta) che si sgretola come un castello di sabbia alla prima occasione." (Gianni Rondolino, 'La Stampa', 7 maggio 2001)