Barbara e Matteo sono due ragazzi italiani, in attesa di un bambino, che vivono e lavorano a Miami. Massimo, il padre di Matteo, vedovo e titolare di un albergo nel centro di Cortina, va a Miami per incontrarsi con il figlio e lascia a casa la sua fidanzata, Luminosa, con cui vive una relazione segreta. Durante il soggiorno in America, Massimo perde la testa per Angela, la madre di Barbara, una donna manager proprietaria di una catena di ristoranti. Le cose si complicano quando, al momento della nascita, si scopre che il neonato è di colore. Matteo scappa, mentre tutta la famiglia si trova ad affrontare un problema apparentemente insolubile.
SCHEDA FILM
Regia: Enrico Oldoini
Attori: Massimo Boldi - Massimo Bondi, Simona Ventura - Angela, Enzo Salvi - Eros, Biagio Izzo - Maria, Nino Frassica - Nino, Loredana De Nardis - Lara, Martina Pinto - Barbara, Elisabetta Canalis - Felicity, Max Cavallari - Max, Bruno Arena - Bruno, Teresa Mannino - Luminosa, Davide Silvestri - Matteo, Aurora Quattrocchi - Zi Carmelina, Natalia Bush - Gloria, Alessandra Barzaghi - Jenny
Soggetto: Enrico Oldoini, Paolo Costella
Sceneggiatura: Enrico Oldoini, Paolo Costella
Fotografia: Gianlorenzo Battaglia
Musiche: Alessandro Molinari
Montaggio: Mauro Bonanni
Scenografia: Paola Riviello
Costumi: Giuseppe Tramontano
Effetti: Enrico Pieracciani
Durata: 95
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: MEDUSA FILM IN COLLABORAZIONE CON SKY
Distribuzione: MEDUSA
Data uscita: 2008-11-14
CRITICA
"Lo sdoppiamento del cinepanettone dopo la separazione Boldi - De Sica porta a giocare d'anticipo. Le regole sono quelle della farsa e della pochade infarcita di motivi parodistici e valanghe di volgarità. Può anche darsi che ciò che appare desolante non sia in realtà tanto diverso dai prodotto non migliori degli anni Cinquanta - Totò per esempio - che tuttavia oggi, al confronto, ci sembrano firmati da Ingmar Bergman, anziché da Camillo Mastrocinque. L'effetto però è questo." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 14 novembre 2008)
"No, ognuno sembra seguire il proprio percorso, indipendentemente da quello che fanno gli altri personaggi, secondo una logica che non è mai, nemmeno lontanamente, quella dell'orologio che ride (per usare la formula con cui venivano definite le commedie slapstick della Hollywood classica) ma piuttosto quella del proprio numero in scena. Uno entra, fa il suo numero e poi torna dietro le quinte, ad aspettare di essere richiamato. Verrebbe da dire che è una logica più da cabaret che da cinema, più da Zelig (da cui non a caso arriva Teresa Mannino) e da varietà televisivo (dove è rinato Frassica) che da cinema. Ma forse vorrebbe dire usare ancora una volta categorie critiche non coerenti. Queste cose, almeno Oldoini, le sa benissimo; ripeterle sarebbe un'offesa da sua intelligenza. Piuttosto questa 'logica del frammento' risponde all'esigenza di conquistare un pubblico che attraverso la programmazione sempre più parcellizzante dei multiplex sta abituandosi a un cinema che di cinema non ha più niente o quasi. Un pubblico che sembra cercare sullo schermo non un film ma la riproposizione 'cinemascope' di abitudini e divertimenti formatisi e consolidatisi altrove, in ambiti dove la risata non nasce dal concatenarsi degli eventi e dei dialoghi ma dalla riproposta di slogan e situazioni codificate (e per questo riconoscibili). E che è difficilissimo, se non impossibile, imprigionare in un giudizio sintetico e univoco." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 14 novembre 2008)
"Divertente: Massimo Boldi come sempre. Impressionante: Biagio Izzo che si veste e agisce da donna per non perdere il posto da segretaria, che fa innamorare lo sgangherato Enzo Salvi proprietario e chef di un ristorante. Imprevisto: il nipotino di Boldi nasce nero, nero, nero, suscitando in famiglia la massima confusione. Immaginabile: ricchissima manager che vive a New York, la eventuale fidanzata di papà Simona Ventura è troppo aggressiva, autoritaria, e non trae vantaggio dal grande schermo. Ingannevole: la città di Miami, presentata come un paradiso trionfale mentre nella realtà è abbastanza squallida" (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 14 novembre 2008)
"Equivoci, travestitismo, nonsense linguistico, insistiti e autolesionisti, nudi integrali di Boldi. Così scemo da essere quasi divertente. E' il primo film 'obamiano' della Storia. Altro che razzista. Complimenti agli sceneggiatori (Oldoini e Costella) per aver rischiato una trama che se le elezioni Usa fossero andate in modo diverso, sarebbe stata molto meno efficace." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 novembre 2008)
"'La fidanzata di papà' è una commedia degli equivoci scritta, senza troppo impegno, e diretta da Enrico Oldoini." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 14 novembre 2008)
"Commedia pre Natalizia boldiana, che già interpreta un certo sentimento italiaota dell'epoca Obama. Una sorta di 'Indovina chi viene a cena' con bimbo nero inatteso da una coppia di giovani brianzoli sbarcata a Miami. Battute 'berlusconiane' per una farsa nostalgica degli anni '80." (Dario Zonta, 'L'Unità', 14 novembre 2008)