LA FANCIULLA DELL'ALTRO MONDO

ITALIA 1934
Un giovane suonatore di sassofono ritorna dalle Americhe in patria, come passeggero clandestino per mancanza di mezzi. Scoperto, fugge attraverso il piroscafo e si imbatte così in una giovane pianista che, in terza classe, torna anche lei in patria con molte disillusioni. Poiché il giovane è in marsina, e la fanciulla lo tratta come un personaggio di riguardo, non ha il coraggio di rivelarle il proprio essere e si spaccia per solista di grande fama. Nello scendere a Genova egli le dà come indirizzo il nome di un lussuoso albergo; ed è sulla porta di questo che la giovane lo incontra alcuni giorni dopo mentre si recava a chiedere di lui. Per sostenere la prima menzogna il giovanotto è costretto ad impelagarsi in un dedalo di invenzioni e sempre più si incaponisce, nonostante la sua assoluta indigenza, a voler proteggere la povera pianista. Intanto dall'America giunge un tipo di scapestrato che ha avuto relazione con la fanciulla e l'ha poi abbandonata. Egli pretende riaverla per sé; e, venuto a sapere che sta per nascerle un bimbo, pentito e acceso di vero amore le offre di sposarla. Il sassofonista intanto, che è riuscito ad acciuffare la fortuna, si commiata con nostalgia dal suo breve sogno di amore.
SCHEDA FILM

Regia: Gennaro Righelli

Attori: Mino Doro - Rigo, Dria Paola - Clara, Odoardo Spadaro - Mario, Pio Campa, Franz Sala, Evi Maltagliati, Enzo Gainotti

Sceneggiatura: Corrado D'Errico, Raffaello Matarazzo

Fotografia: Massimo Terzano, Domenico Scala

Musiche: Odoardo Spadaro

Scenografia: Gastone Medin

Durata: 62

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Tratto da: TRATTO DA UNA NOVELLA DI CORRADO D'ERRICO

Produzione: FIC

Distribuzione: ANONIMA PITTALUGA

NOTE
DIRETTORE PRODUZIONE. BALDASSARE NEGRONI, GASTONE BOSIO.
AIUTO REGISTA: GIUSEPPE FATIGATI.
CRITICA
."Non è ancora possibile esprimere un giudizio serio su Spadaro attore cinematografico. La prima volta realizzò una canzone filmata di sua invenzion, che era graziosa per l'idea e il ritmo usuale. (...) qui si limita a sfruttare alcuni elementi di successo del suo numero di varietà, senza neanche tentare il disegno di un carattere. Lo spunto del film è grazioso ma il soggetto andava elaborato. Invece è rimasto ad uno schema (...)". (E. Roma, "Cinema Illustrazione" n. 49 del 5/12/1934)