Il documentario ripercorre le tappe e le conseguenze della rivolta popolare argentina tra il 2001 e il 2004, che ha costretto tre capi di stato a dimettersi. I "nessuno" rappresentano il vero spirito dell'Argentina, l'anima che non si arrende e decide di lottare contro le ingiustizie legalizzate e la mancanza di libertà. Dinanzi all'espropriazione e alle conseguenti aste delle terre su cui lavoravano, appannaggio esclusivo dei latifondisti, ai contadini non è restato che opporsi cantando a squarciagola l'inno nazionale per bloccare le vendite. Non potevano certo essere arrestati perché cantavano l'inno nazionale ma hanno comunque raggiunto il loro scopo. Nel corso degli anni, disoccupati, commercianti, contadini hanno lottato per ottenere ciò che sognavano, uniti in una rivolta inevitabile anche quanto sembrava senza frutti, che è stata tristemente segnata anche da scontri e uccisioni, come quella di Darìo Santillan, uno dei leader del movimento, colpito durante una manifestazione da una pallottola della polizia.
SCHEDA FILM
Regia: Fernando E. Solanas
Soggetto: Fernando E. Solanas
Fotografia: Fernando E. Solanas
Musiche: Gerardo Gandini
Montaggio: Fernando E. Solanas, Juan Carlos Macías
Altri titoli:
La dignità dei nessuno
Durata: 120
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: CINESUR SA, DEZENOVE SOM E IMAGENS, THELMA FILM AG, TELEVISIONE SUISSE ROMANDE
Distribuzione: BIM (2006)
Data uscita: 2006-06-01
NOTE
- IN CONCORSO ALLA 62MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2005) NELLA SEZIONE "ORIZZONTI".
CRITICA
"Un prologo, tre cronache e 10 storie: raccontando con passionale fuori campo la storia sociale argentina, Solanas torna al documentario impegnato, illustrando cosa è accaduto dal 2001 ad oggi tra spinte liberiste, sogni proletari e fabbriche occupate. Un viaggio illuminante e commosso attraverso povera gente e signor nessuno che però hanno la forza di credere nel sogno della giustizia: hanno il plus valore della dignità. Tra le donne di plaza de Mayo e il terrorismo di Stato, tra cortei di umiliati e offesi e poliziotti che offendono, tra usura e corruzione, c'è qualcuno che ancora vuol lottare per un Paese giusto. Magari ce la fanno. È bello che il cinema torni a occuparsi delle cose di questo mondo, anche se con modelli stilisticamente vecchio stile, rovistando tra le piccole prodezze quotidiane, le proposte solidali di gente vera." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 3 giugno 2006)