Cronistoria dell'ascesa politica di Nicolas Sarkozy, dal 2002, anno in cui fu ministro dell'interno, al 2007 quando è diventato presidente.
SCHEDA FILM
Regia: Xavier Durringer
Attori: Denis Podalydès - Nicolas Sarkozy, Florence Pernel - Cécilia Sarkozy, Bernard Le Coq - Jacques Chirac, Hippolyte Girardot - Claude Guéant, Samuel Labarthe - Dominique de Villepin, Mathias Mlekuz - Franck Louvrier, Grégory Fitoussi - Laurent Solly, Pierre Cassignard - Frédéric Lefèbvre, Saïda Jawad - Rachida Dati, Dominique Besnehard - Pierre Charon, Michèle Moretti - Bernadette Chirac, Emmanuel Noblet - Bruno Le Maire, Michel Bompoil - Henri Guaino, Gérard Chaillou - Jean-Louis Debré, Nicolas Moreau - Pierre Giacometti, Yann Babilee Keogh - Richard Attias, Fabrice Cals - Michaël Darmon, Bruno Lopez - Jean-François Achilli
Sceneggiatura: Patrick Rotman
Fotografia: Gilles Porte
Musiche: Nicola Piovani
Montaggio: Catherine Schwartz
Scenografia: Eric Durringer
Costumi: Jürgen Doering
Effetti: Philippe Alleton
Altri titoli:
The Conquest
Durata: 105
Colore: C
Genere: BIOGRAFICO
Produzione: GAUMONT, MANDARIN FILMS
NOTE
- FUORI CONCORSO AL 64. FESTIVAL DI CANNES (2011).
CRITICA
"Fa veramente impressione vedere l'attore (ex Comédie-Françcaise) Denis Podalydès nei panni del presidente francese. Più di un sosia, quasi un clone. Ci sono mesi di studio dietro questa interpretazione e si vedono tutti. Nei tic, nei gesti, nella parlata. L'idea di costruire un film sulla scalata al potere di questo avvocato, inizialmente periferico nella geografia del potere ma determinato a cambiare il volto della Francia, sebbene temeraria, è risultata vincente. La pellicola si chiama 'La conquête' ed è stata diretta da Xavier Durringer. (...) 'La conquête' non entra in merito delle idee e dei programmi (si ferma agli slogan) ma scandaglia a fondo nei corridoi del potere, ricreando per esempio il conflitto con Chirac che, come si sa, non ha mai accettato quell'aura da anti-politica che Sarkò ha sempre sbandierato. Colpi bassi, qualche trama, e molto ego, sufficiente a tenersi lontano dalle insidie e a scalare l'Eliseo. Avvincente e sicuramente fedele nella ricostruzione di alcuni passaggi delicati, come quelli familiari, il film di Durringer è distante, ma non troppo, dalla tradizione americana che con i presidenti non ha mai scherzato. Anzi ha spesso svolto il ruolo di un tribunale d'accusa. Da Nixon (soggetto di ben tre film) in poi tutte le presidenze sono state ricostruite da Hollywood senza troppi riguardi. E vedere sullo schermo i presidenti talvolta anche dileggiati non ha mai scosso nessuno. Forse per la serietà e l'equilibrio della ricostruzione politica. Non resta che il nostro paese dove l'unico tono con cui il cinema affronta i personaggi politici, in primis Berlusconi, sembra essere solo quello della farsa. Anche per questo non siamo un paese normale." (Andrea Martini, 'Giorno-Carlino-Nazione', 19 maggio 2011)
"Era stato annunciato come un film al vetriolo, capace di far male. Ma in confronto ai film italiani su Berlusconi, o anche al 'Divo' di Sorrentino su Andreotti, o ai documentari sull'Aquila, questo è una spolveratina di cipria. La cosa singolare, semmai, è che per la prima volta viene fatto un film, in Francia, su un capo di Stato che sta esercitando il suo mandato. Il protagonista, Denis Podalydès, ha una grande somiglianza con Sarkozy e recita molto bene: e attorno a lui, c'è una collezione di figurine molto precisa, dal personaggio di Villepin a quello di Chirac. Ma non ci sono grandi verità nel film diretto da Xavier Durringer, presentato fuori concorso. Non ci sono scandali che vengono fuori, non ci sono attacchi frontali. C'è la ricostruzione della rapida ascesa di Sarkozy: viene fuori la sua determinazione, e viene fuori anche il suo 'lato umano', con il rapporto con la moglie Cécilia, che - impersonata da Florence Pernel - non lo ama più ma accetta di farsi vedere in campagna elettorale, per non rovinargli l'immagine, e limitandosi a stropicciargli il cuore. Nessun accenno, invece, a Carla Bruni. II risultato? Un film prudente, che illustra ma non illumina, che descrive ma non accende." (Luca Vinci, 'Libero', 19 maggio 2011)