Basato su fatti realmente accaduti, il film narra le vicende di un gruppo di pazienti di un ospedale psichiatrico in Cecenia vicino alla frontiera, lasciati in balia del loro destino durante la guerra civile. Tutto il personale medico scappa a causa dei bombardamenti russi ma i malati restano nell'unico luogo che sentono come casa, anche quando un gruppo di soldati si installa nell'ospedale.
SCHEDA FILM
Regia: Andrei Konchalovsky
Attori: Julia Vysotskaya - Janna, Evgenij Mironov - Ufficiale, Sultan Islamov - Ahmed, Bryan Adams - Se Stesso, Stanislav Varkki - Ali, Elena Fomina - Lucy, Rasmi Djabrailov - Mahmud, Vladimir Fedorov - Karlo, Vladas Bagdonas - Il Dottore, Anatolij Adoskin - Fuko, Georgy Ovakimyan - Goga, Ruslan Naurbiev - Capitano Vahid, Marina Politseimako - Victoria
Soggetto: Andrei Konchalovsky
Sceneggiatura: Andrei Konchalovsky
Fotografia: Sergei Kozlov
Musiche: Eduard Artemyev
Montaggio: Olga Grinshpun
Scenografia: Lyubov Skorina
Costumi: Svetlana Volter
Altri titoli:
House of Fools
La maison de fous
Durata: 104
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1,85)
Produzione: PERSONA - HACHETTE PREMIERE - BAC FILMS
Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2003)
Data uscita: 2003-01-31
NOTE
- GRAN PREMIO DELLA GIURIA ALLA 59MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2002).
- NEL CAST SONO PRESENTI ATTORI NON PROFESSIONISTI, MOLTI DEI QUALI SONO REALMENTE MALATI.
CRITICA
"Ispirato a un fatto vero, ambientato in Cecenia, 'La casa dei matti' di Andrei Konchalovsky è una follia d'autore che ospita la pop star Bryan Adams nei panni di se stesso perché una delle pazienti ne è innamorata e sogna che il bel Bryan canti per lei. Il cortocircuito Cecenia/Mtv però non illumina una delle guerre più infami di questi anni, anche perché Konchalovsky oscilla tra la farsa, le scene ad effetto e la parabola poetica. Pacifismo? Sarà. Ma furbo e generico". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 31 gennaio 2003)
"Fuggito da Hollywood, Konchalovskij vuole raccontare la sua patria in fiamme: 'gira' ancora bene ma usare le smorfie della follia come metafora di una vita migliore è un'operazione logora. Così, rimanendo nell'allegoria, 'La casa dei matti' può essere il simbolo del cosiddetto 'cinema da Festival', gonfio e ambizioso: e in cartellone c'erano troppi film (ahi, gli orridi tedeschi) di questo tipo, ancora più brutti". (Claudio Carabba, 'Sette', 12 settembre 2002)
"Un po' affetto da mania-di-Kusturica acuta e da fellinate etniche, il cineasta russo Konchalovskij emigrato in America ('Tango & Cash') è tornato nell'Itaca liberata ed ha diretto il suo film dell'attualità degradata. (...) Il film conta su un cast che riesce a uscire dal rodeo da circo che il regista ha predisposto. Si può visitare". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 31 gennaio 2003)
"A parte la perizia nell'uso della macchina da presa, non c'è nulla dentro 'La casa dei matti' che sia personale o abbia la minima originalità. Risultato: una greve allegoria lunga un'ora e tre quarti che passa senza soluzione di continuità dalla 'felliniade', riveduta in chiave Kusturica, al videoclip con Adams, dalla tragicommedia alla satira. Tra il casino, la musica e gli ammazzamenti surreali, è difficile intravedere una morale che vada oltre la formula 'i veri folli non sono quelli che stanno dentro'; il che non è poi una trovata pazzamente originale". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 1 febbraio 2002)