Winnipeg, 1933. Mentre la Grande Depressione è al suo culmine, Chester Kent, impresario di Broadway fallito, torna a Winnipeg insieme alla sua smemorata fidanzata Narcissa per partecipare alla gara organizzata da Lady Port-Huntly, una baronessa proprietaria di una fabbrica di birra che ha messo in palio 25.000 dollari per chi proporrà la più triste canzone al mondo. Ma Kent non gareggerà soltanto al concorso. Si troverà infatti coinvolto anche in una riunione familiare infida e traditrice.
SCHEDA FILM
Regia: Guy Maddin
Attori: Mark McKinney - Chester Kent, Isabella Rossellini - Lady Helen Port-Huntley, Maria de Medeiros - Narcissa, David Fox - Fyodor Kent, Ross McMillan - Roderick Kent/Gravillo il Grande, Darcy Fehr - Teddy, Claude Dorge - Duncan, Talia Pura - Mary
Soggetto: Kazuo Ishiguro
Sceneggiatura: Kazuo Ishiguro, Guy Maddin, George Toles
Fotografia: Luc Montpellier
Musiche: Christopher Dedrick
Montaggio: David Wharnsby
Scenografia: Matthew Davies
Arredamento: Stephen Arndt
Costumi: Meg McMillan
Effetti: Mark Gebel
Durata: 100
Colore: B/N-C
Genere: SENTIMENTALE DRAMMATICO MUSICALE FANTASY
Specifiche tecniche: 16 MM, 35 MM E 8 MM STAMPATI A 35 MM (1:1.85)
Produzione: RHOMBUS MEDIA INC., BUFFALO GAL PICTURES, EGO FILM ARTS
Distribuzione: FANDANGO (2008)
Data uscita: 2008-07-18
NOTE
- EVENTO SPECIALE ALLA 60MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2003) NELLA SEZIONE "NUOVI TERRITORI".
- TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI FIGURA ANCHE ATOM EGOYAN.
CRITICA
"'La canzone più triste del mondo' è tratto da una sceneggiatura originale di Kazuo Ishiguro, ma porta il marchio di fabbrica del suo regista: il canadese Guy Maddin, autore di film e corti sperimentali, videorock e altre cose bizzarre. Qui mischia tutto; ma se il fine è la meraviglia, l'effetto resta inferiore alle attese." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 luglio 2008)
"Bianco e nero in cui scorrono il musical di Busby Berkeley, circo, espressionismo, freaks, follia, potere, il melodramma muto della Grande Depressione, 'La canzone più triste del mondo' accosta stili e tecniche lasciando ogni tanto irrompere il colore nelle inquadrature claustrofobiche di ombre. Il gioco di Maddin è muoversi sul doppio registro di modernità e passato, i dialoghi hanno accenti di oggi mentre gli attori si muovono stilizzati nel gesto quasi teatrale del cinema classico e dei costumi." (Antonello Catacchio', 'Il Manifesto', 18 luglio 2008)