KOYAANISQATSI

USA 1983
Quando gli Hopi - una antichissima tribù di pellirossa dell'Arizona - pronunciano in un contesto di profezie la parola "Koyaanisqatsi" che vuol dire "la vita senza equilibrio", intendono riferirsi agli squilibri e follie di una vita in via di degradazione, alla quale necessita un nuovo stile. Ispirandosi a un tale concetto, questo film (che film però è al tempo stesso un vero e proprio documentario) mira a raffrontare la maestà della natura - terre, mari, cieli - là dove essa è ancora incontaminata, con le precarie e spesso assurde realizzazioni della umanità di oggi, disancorata dai valori più essenziali e, appunto, naturali, lanciata in una corsa demenziale verso il consumismo, l'automazione, le conquiste tecnologichee, forse, la propria stessa fine. Immagini naturali e urbane si suggeguono in un montaggio ora accelerato ora rallentato, ritmato dalla musica che svolge un ruolo chiave.
SCHEDA FILM

Regia: Godfrey Reggio

Soggetto: Godfrey Reggio

Sceneggiatura: Godfrey Reggio

Fotografia: Ron Fricke

Musiche: Philip Glass

Montaggio: Ron Fricke, Anne Miller, Alton Walpole

Effetti: Thomas Edmon, Wayne V. McGee, Jane Gudwin

Altri titoli:

KOYAANISQATSI: LIFE OUT OF BALANCE

Durata: 80

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO ALLEGORICO

Specifiche tecniche: NORMALE

Produzione: GODFREY REGGIO

Distribuzione: IMC (1984)

NOTE
- E' IL PRIMO FILM DI UN TRITTICO CHE VEDE LA COLLABORAZIONE TRA REGGIO ALLA REGIA E GLASS ALLA COLONNA SONORA.
CRITICA
"Diciamo che una sottile, ma percepibile, vena di pessimismo sembra venare tutto il lavoro, né può bastare il fascino e spesso lo scintillio della fotografia ad ascoltare l'amarezza ed il segnale d'allarme. Qualcuno potrebbe, al limite, rimarcare che al pessimismo si aggiunge la misantropia: quasi volesse il regista concludere sconsolatamente che la natura ed il mondo erano opere mirabili che l'umanità ha follemente alterato, sfregiato e degradato. (...) Quanto all musica, in "Koyaanisqatsi" è veramente in funzione dell'immagine; essa divide in felice simbiosi al cinquanta per cento la validità e i risultati del lavoro. Intanto per la sua assoluta originalità, per la sua classicità". In secondo luogo per la sua costante pertinenza ed incisività, quando si fa aggressiva e martellante al momento di sottolineare la frenesia della gente (...) Lo spessore di questa colonna è notevolissimo, la sua aderenza alla fotografia pure: l'ha firmata Philiip Glass, ma non dimentichiamo l'eccellente orchestrazione dovuta a Michel Hoenig, un esperto in sintetizzatori computerizzati.." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 98, 1985)