Khumba è una giovane zebra nata con le strisce solo su metà corpo. Accusato dal superstizioso branco di essere la causa della siccità che sta minacciando la sopravvivenza degli animali nel deserto, Khumba decide di partire insieme all'energico e iperprotettivo gnu Mama V e all'esuberante quanto insicuro struzzo Bradley per andare alla ricerca di una leggendaria fonte d'acqua magica. E' lì, infatti, che dopo essersi immerse le prime zebre apparse sulla Terra ottennero il loro particolare manto a strisce. Durante la sua coraggiosa avventura nel grande deserto di Karoo, Khumba non solo incontrerà una serie di bizzarri personaggi ma si troverà anche ad affrontare un pericoloso leopardo Phango per conquistare le sue strisce.
SCHEDA FILM
Regia: Anthony Silverston
Sceneggiatura: Anthony Silverston, Raffaella Delle Donne
Musiche: Bruce Retief
Montaggio: Luke MacKay
Scenografia: Daniel Clarke
Durata: 83
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: TRIGGERFISH ANIMATION
Distribuzione: EAGLE PICTURES (2014)
Data uscita: 2014-02-06
TRAILER
NOTE
- VOCI DELLA VERSIONE ORIGINALE: JAKE T. AUSTIN (KHUMBA), STEVE BUSCEMI (SKALK), LORETTA DEVINE (MAMA V), LAURENCE FISHBURNE (SEKO), RICHARD E. GRANT (BRADLEY), ANIKA NONI ROSE (LUNGISA), ANNASOPHIA ROBB (TOMBI), CATHERINE TATE (NORA), LIAM NEESON (PHANGO).
CRITICA
"Alla ricerca dello spirito del 'Re Leone', il cartoon di Silverston punta sulla geografia assolata del Sud Africa nell'arido Grande Karoo dove un cucciolo di zebra è diverso, ha metà corpo senza strisce: pare sia colpa sua se non piove. Così in marcia verso il mago della pioggia con tribù di caratteristi animali in stile Disney, apartheid per i piccoli corretta con una dichiarazione di civile tolleranza verso tutti i diversi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 6 febbraio 2014)
"C'era la zebra a pois di Mina e c'è la zebra mezza a strisce e mezza no. Si chiama 'Khumba', è nata in Sud Africa e il suo branco pensa che porti sfortuna. Se non piove, è colpa sua. E allora ecco il nostro giovane eroe partire per un luogo incantato segnalato da una mantide invadente come il Grillo Parlante di Pinocchio. (...) Per fortuna che Khumba incontra parecchi alleati: simpatiche aquile nere (in realtà bianche), licaoni confusi ma affettuosi, una gnu responsabile e uno struzzo eccentrico quanto esilarante (si lancerà in un numero musicale da 'I Will Survive' di Gloria Gaynor). L'animazione è di prima qualità e anche se i rimandi a 'Happy Feet' e 'Madagascar' sono evidenti, questo gioiellino ha un fascino tutto suo. Dai creatori sudafricani di 'Zambezia'. Si può fare buona animazione anche lontano da Hollywood." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 6 febbraio 2014)
"Anche se il tema dell'emarginazione sottintende un discorso sull'apartheid, il cartone animato sudafricano racconta il piccolo viaggio di formazione con amabilità, senza insistere sui toni cupi; e del film è assai suggestivo lo sfondo scenografico." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 6 febbraio 2014)
"Il messaggio per i piccoli è chiaro. Peccato che la trama non supporti al meglio le buone intenzioni." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 6 febbraio 2014)
"Un disegno animato dal Sudafrica. Non è il primo però ad uscire nelle nostre sale. Due anni fa si era già visto 'Zambezia' di Wayne Thorley, adesso, sempre prodotto da una compagnia specializzata nel settore, i Tiggerfish Animation Studios, ci arriva questo secondo diretto, l'anno scorso da Anthony Silverstone. Protagonista del primo era un falchetto pellegrino desideroso, contro il parere del padre, di iscriversi nel Corpo speciale di protezione dei volatili, qui, invece, c'è un cucciolo di zebra con le strisce solo su una metà del corpo, una menomazione cui deve di sentirsi irrimediabilmente diverso dalle altre zebre che difatti lo tengono in disparte non solo emarginandolo ma, visto che da tempo lì la siccità imperversa, accusandolo anche di quella a causa della sua diversità. Da qui l'ansia e l'urgenza del cucciolo, che si chiama Khumba, di riuscire a recuperare ad ogni costo quelle strisce, simbolo della sua razza. (...) La morale della favola vuol insegnare ai bambini, in quanto primi destinatari del film, la tolleranza verso chi potrebbero giudicare diverso. Lo schema, con questa scoperta conclusione, è svolto dal regista, con la collaborazione per il testo di una sceneggiatrice dal nome italiano, Raffaella delle Donne, con piglio sicuro e con ritmi, non di rado anche affannosi per far trattenere il fiato agli spettatori ancora in erba di fronte ai pericoli che vedono frapporsi fra la piccola zebra e quella meta cui tende con ansia. Non può dirsi purtroppo che sostenga fino in fondo il suo impegno il disegno animato cui ha fatto ricorso, specialmente se visto da noi cresciuti alla scuola di Walt Disney. Comunque anche qui animali e animaletti che si affacciano tra le pieghe dell'azione hanno spesso segni giusti e persino accattivanti. Si vedano, per un esempio, i tanti giochi di sguardi e di occhi di Khumba e delle altre zebre. Svelano quasi a fondo i caratteri dei singoli e persino i loro... pensieri. In linea, ovviamente, con l'abituale antropomorfismo dei cartoons." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 7 febbraio 2014)