Teheran. Sette transessuali iraniani vivono stralci della loro vita sullo schermo. Le loro anime sono in stridente disaccordo con i loro corpi e questo, in una società islamica che ha i suoi rigidi precetti religiosi e la sua tradizione patriarcale, è un problema difficile da affrontare per questi ragazzi rifiutati non solo dalla comunità ma anche dalle loro stesse famiglie.
SCHEDA FILM
Regia: Bahman Motamedian
Attori: Asghar Nejad, Ghavi Bal, Moghaddam , Sayanpoor , Foghani , Amjadinia , Rahimi
Sceneggiatura: Bahman Motamedian
Fotografia: Homayoun Payvar
Musiche: Iman Vaziri
Montaggio: Bahman Motamedian, Behzad Mosleh
Scenografia: Jalil Shabani
Costumi: Navid Farahmarzi
Altri titoli:
Tedio
Tedium
Durata: 76
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: ESMAEIL MIRZAEI GHOMI
NOTE
- FILM A SORPRESA DELLA SEZIONE "ORIZZONTI" ALLA 65. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2008).
CRITICA
"'Il Tedio' è doloroso fino a diventare rabbia. Pieno di spunti il film però non riesce a renderne la potenza".(Cristina Piccino, 'Il manifesto', 29 agosto 2008)
"Racconta la storia di sette transessuali in fasi e situazioni differenti delle loro vite, parallele e intrecciate, tutte contraddistinte da una sofferenza personale e pubblica fortissima. Tutti i nuclei sociali li rifiutano, dalla famiglia alle istituzioni, e vivono una vita di battaglie e difficoltà. Cinque donne che vogliono diventare uomo, un uomo che ha già fatto il percorso inverso, una ragazza che lo desidera più di ogni altra cosa. Vari gradi di dolore e resistenza, di forza e coerenza che noi vediamo in questa sorta di docufiction in cui seguiamo sprazzi delle loro giornate alla costante ricerca di sé e di un'affermazione sociale impossibile". (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 30 agosto 2008)
"Come se la passano i transessuali nell'Iran che impicca e fustiga in piazza? Male, benché l'Islam, teoricamente, sul tema sia più conciliante di altre religioni monoteiste. Arriva a sorpresa 'Tedio', dell'esordiente Bahman Motamedian. Niente ironie sul titolo, indica il senso di solitudine e alienazione di tanti iraniani che non si riconoscono nei propri corpi, sbeffeggiati in autobus, perseguitati dalla polizia, segregati dalle famiglie. Il film, evitando di cadere nella trappola degli slogan politici (altrimenti sarebbero stati dolori), disegna il quadro con toccante partecipazione, rivelando, in chiave di cinema-verità, un doloroso disagio psicofisico. Non solo giovani uomini che si travestano da donne, con tanto di chador, pronti a vendere un rene per farsi operare, ma anche ragazze che negano la propria femminilità per trasformarsi in rudi maschiacci o maturi transessuali ripudiati dai figli". (Michele Anselmi, 'Il Giornale', 29 agosto 2008)