Nell'India del 1500, due ragazze, Maya e Tara, crescono insieme come amiche e rivali. La prima è un'umile serva, la seconda una nobile principessa. Quando Tara sta per sposarsi con il potente re Rai Singh, Maya capisce che è venuto il momento di vendicarsi delle umiliazioni patite. La notte prima delle nozze, seduce il re ed ha un rapporto con lui. L'inganno è scoperto e Maya cacciata dalla corte. In un altro luogo del regno di Rai, Maya attira l'attenzione dello scultore di corte che decide di farne una scultura con le fattezze della Donna Loto. Rai vede la scultura, riconosce Maya, la richiama e la fa diventare la cortigiana favorita. Così Maya raggiunge con Tara quella parità che aveva sempre sognato.
SCHEDA FILM
Regia: Mira Nair
Attori: Tamon Tikaram - Jai, Rekha - Rasa Devi, Indira Varma - Maya, Naveen Andrews - Raj Singh, Sanita Choudhury - Tara
Soggetto: Mira Nair, Helena Kriel
Sceneggiatura: Mira Nair, Helena Kriel
Fotografia: Declan Quinn
Musiche: Mychael Danna
Montaggio: Kristina Boden
Scenografia: Mark Friedberg
Durata: 100
Colore: C
Genere: FAVOLA
Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI
Produzione: LYDA DEAN PILCHER
Distribuzione: CECCHI GORI GROUP - FIN.MA.VI. - CECCHI GORI HOME VIDEO
NOTE
REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1997
CRITICA
C'è un senso di spreco in "Kamasutra", per la sproporzione tra impegno produttivo, talento della regista e vacuità della vicenda: un fenomeno che capita sempre più spesso. Tra gli attori Sarita Choudhray, già protagonista di "Mississippi Masala", ha poche occasioni nel personaggio della principessa; come interprete del re è bravo Naveen Andrews già visto ne "Il paziente inglese". (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 28/2/97)
"Elegante e barbosissimo melodramma ultrafemminista della regista indiana Mira Nair, ma battente bandiera inglese, che aggiorna la fiaba di Cenerentola con quella più recente di Cicciolina. Occhio, signori guardoni: l'erotismo suggerito dal malizioso titolo si sfarina in estenuanti blablà, e dalle sessantaquattro celebri posizioni dell'amore non se ne vede mezza". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 7 aprile 2002)