JIMMY HOLLYWOOD

JIMMY HOLLYWOOD

USA 1994
Jimmy Alto, conosciuto a Jersey come Jimmy Hollywood, è convinto di essere un grande attore, e l'amico William, timido ed introverso, lo ascolta e lo segue con grande attenzione. Jimmy percorrendo Sunset Boulevard di Hollywood è in grado di citare ad occhi chiusi le star su cui poggia il piede e si è fatto fare un cartellone pubblicitario personalizzato, prosciugando il conto dell'amica spagnola Lorraine De La Pena, parrucchiera. Irritato per il furto dell'autoradio, decide di trasformarsi in vigilante, e inizia ad arrestare un topo d'auto che lascia con la refurtiva e con la videocassetta registrata da William dell'arresto davanti alla sede della polizia. I due si dichiarano membri della fantomatica organizzazione S.O.S. (salvi o spacciati), che inizia ad interessare la polizia più dei ladruncoli. Frattanto Jimmy trova una parte, ma subito dopo un fax gli comunica che è stato sostituito nonostante il provino positivo. Esasperato, Jimmy decide di allargare la sua azione anticrimine, ma tentando di arrestare dei drogati ha una colluttazione con sparatoria da cui scampa miracolosamente. Un ulteriore messaggio delle S.O.S. in televisione raccoglie sempre maggiori consensi ed allarma ancor più le autorità. Successivamente Jimmy sequestra uno spacciatore che Lorraine, tornata improvvisamente, si trova nella vasca da bagno. La polizia che ha notato il fuoristrada dello spacciatore sotto casa, interroga Jimmy, che non fa che insospettire di più gli agenti. Decisa a lasciare la città fugge alla vendetta dello spacciatore che lo vuole investire col fuoristrada. Alll'Hollywood Bowl, Jimmy svela, in una cassetta, la sua identità. Ma prima di fuggire deve accompagnare William ad un controllo ospedaliero. Qui la gente riconosce Jimmy e lo elogia per la sua attività, ma la presenza di due agenti fa fuggire Jimmy e William, che trovano riparo nel vecchio cinema egiziano. Qui seguono dalla televisione portatile il blocco della polizia e le manifestazioni a suo favore della folla. Eccitato, Jimmy decide di uscire con due pistole a salve per morire da eroe come in un film, ma Lorraine avvisa i poliziotti che gli fanno scaricare le armi e lo arrestano. La condanna sarà però mite e, come attore, verrà inserito in un programma di recupero.
SCHEDA FILM

Regia: Barry Levinson

Attori: Joe Pesci - Jimmy Alto, Christian Slater - William, Victoria Abril - Lorraine De La Pena, Jason Beghe - Detective, John Cothran Jr. - Detective, Hal Fishman - Presentatore, Jerry Dunphy - Presentatore, Andrea Kutyas - Presentatore, Kerry Kilbride - Annunciatore, Paula Lopez - Annunciatrice

Soggetto: Barry Levinson

Sceneggiatura: Barry Levinson

Fotografia: Peter Sova

Musiche: Robbie Robertson, Elmer Bernstein, Ryûichi Sakamoto

Montaggio: Jay Rabinowitz

Scenografia: Linda DeScenna

Costumi: Kirsten Everberg

Durata: 110

Colore: C

Genere: GROTTESCO

Specifiche tecniche: NORMALE

Produzione: BALTIMORE PICTURES

Distribuzione: PARAMOUNT - U.I.P. (1994) - CIC VIDEO

CRITICA
"Esile film, scritto e diretto da un regista altre volte robusto (Rain Man), 'Jimmy Hollywood' si regge - se così si può dire - su un'ironia di scarso mordente nella rivisitazione di spunti già usati ad abundantiam con ben diverso nerbo e su una vena di amore per il cinema (situazioni, nomi, titoli, dialoghi, famosi nella storia dell'industria pellicolare californiana). La regia appare, salvo qualche momento affrontato con una certa grinta, sostanzialmente distratta, e né Joe Pesci (biondo e capellone), né Christian Slater, né Victoria Abril si impegnano più che tanto in un film che, evidentemente, poco li stimolava e dove risultano sottoutilizzati rispetto al loro effettivo spessore." (Mario Milesi, 'Bergamo Oggi', 13 Settembre 1994)

"Doppiato alla siciliana Pesci diventa indigesto nonostante la bravura di chi sa recitare anche quando non crede nella vicenda. Che un pregio l'avrebbe, se almeno scoraggiasse gli italiani dal turismo in California. Invece l'esodo verso il Pacifico continuerà, col miraggio hollywoodiano quello della fabbrica di sogni e di chimere, ma anche di successi. Pare proprio che uno scrittore che di Hollywood s'intendeva come Horace MacCoy abbia scritto invano il bel romanzo breve che racconta le illusioni di un ragazzo della Georgia traslocato in California per diventare un divo. Lo propongono ora in italiano, dopo sessant'anni, le edizioni Il Melangolo, traducendo fedelmente - per una volta - anche il titolo: Avrei dovuto restare a casa. E' un pensiero che viene spesso anche agli spettatori." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 16 Settembre 1994)

"Un hezbollah a Beverly HilIs. Eroi popolari ('Siamo i cani da guardia di Hollywood') o nemici pubblici a fin di bene, Jimmy e William non possono farla franca a lungo. Ripulito il quartiere dalla feccia, non resta loro che uscire di scena alla grande. Ma la regia del finale, accuratamente predisposta da Jimmy come un omaggio al tragico James Cagney di 'Furia umana', si risolve in una comica fracassona di Mack Sennett. E poiché - come in 'Pretty Woman' - 'tutti i sogni si avverano, a Hollywood', Barry Levinson ('Rain Man') ne approfitta per concludere con un happy end che certo non piacerebbe all'Altman de 'I protagonisti', proprio perché coerente con la furberia del mainstream hollywoodiano di cui lo stesso Levinson fa parte. A spese, stavolta, di un Joe Pesci anfetaminico come un De Niro al cubo, dell'attonito e incolore Christian Slater nei panni dell'amico rincoglionito e della smarrita Victoria Abril nel suo primo ruolo anglofono." (Stefano Martina, 'Il Messaggero', 11 Settembre 1994)