1962. Alla morte di sua madre, il piccolo Pietro parte da un piccolo paese in Trentino per andare in cerca del padre, emigrato in Germania, di cui non ha più notizie da tempo. Ad accompagnarlo nelle sue ricerche sarà Benito, un italiano spiantato di un riscatto personale. Nel loro viaggio, Pietro e Benito incontreranno mondi diversi: quello della fabbrica di Bochum, la comunità degli "itaker" ("italianacci", uno dei tanti appellativi degli emigrati italiani in Germania); il mondo dei magliari, del contrabbando e quello della convivenza non sempre pacifica tra italiani e tedeschi.
SCHEDA FILM
Regia: Toni Trupia
Attori: Francesco Scianna - Benito, Monica Birladeanu - Doina, Michele Placido - Pantanò, Tiziano Talarico - Pietro, Nicola Nocella - Goffredo, Pietro Bontempo - Carlo, Andrea Trovato - Gianni, Erminio Truncellito - Magliaro, Vincenzo Peluso - Magliaro, Eva Allenbach - Jutta, Alessia Giangiuliani - Mara
Soggetto: Michele Placido, Toni Trupia, Leonardo Marini
Sceneggiatura: Michele Placido, Toni Trupia, Leonardo Marino
Fotografia: Arnaldo Catinari
Musiche: Davide Cavuti, Marco Biscarini
Montaggio: Consuelo Catucci
Scenografia: Nino Formica
Costumi: Andrea Cavalletto
Durata: 98
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35MM E DCP
Produzione: MICHELE PLACIDO, BOBBY PAUNESCU PER GOLDENART PRODUCTION, MANDRAGORA MOVIES, IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA
Distribuzione: ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ
Data uscita: 2012-11-29
TRAILER
NOTE
- FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE. REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI-DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA E CON IL CONTRIBUTO DI TRENTINO FILM COMMISSION.
- FRANCESCO SCIANNA É STATO CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2013 COME MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA.
CRITICA
"Un film che s'inserisce, a distanza, nella migliore tradizione del melodramma realista italiano. Nel 1962 Pietro, orfano di nove anni, parte per la Germania in cerca del padre emigrante. (...) Sceneggiato dal regista assieme a Michele Placido (che fa la parte del cattivo) e Leonardo Marini, un dramma che ha assorbito la lezione del film di Francesco Rosi 'I magliari'. Qualche episodio nuoce alla compattezza; però la regia è accurata e le immagini sono più calcolate della media di quelle circolanti nel nostro cinema. Basti osservare la fabbrica Klotz: baracche, reticolati e ciminiere inquadrati come in un lager nazista." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 29 novembre 2012)
"'Itaker', «italianacci», è uno degli appellativi spregiativi con cui i tedeschi designavano i nostri connazionali negli anni in cui eravamo noi - proprio come gli extracomunitari oggi - a cercare fuori dai confini patri una possibilità di lavoro e sopravvivenza. In particolare il film diretto da Toni Trupia - e da lui scritto con un trio di collaboratori fra i quali Michele Placido (anche interprete) - si svolge nel 1962, e ha per protagonisti il giovane meridionale Francesco Scianna, appena uscito di galera, e un bimbo trentino di nove anni rimasto orfano di madre. Il primo è determinato a tornare in Germania per riprendere i suoi traffici di magliaro agli ordini del boss malavitoso Placido, il secondo per ritrovare il padre emigrato e sparito senza dare notizie. Le condizioni di vita lassù nella Westfalia sono durissime e Scianna si rivela egoista e mariuolo, ma accanto a lui il piccolo Tiziano Talarico si carica di esperienza umana; e d'altronde il mariuolo di fondo ha un cuore buono. Preceduto da un lungo lavoro di documentazione, il film soffre di un andamento narrativo da sceneggiato, però regia e valori produttivi sono accurati e gli attori bravi e ben scelti, sia nei ruoli principali che nei secondari." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 29 novembre 2012)
"Rispetto alla grandezza dell'evento, sono talmente pochi i film italiani che hanno raccontato l'emigrazione italiana all'estero da trasformare questo grande tema quasi in un tabù. Se poi si restringe il campo alla stagione dell'emigrazione italiana in Germania e in Svizzera, i casi di si contano sulle punte delle dita di una sola mano. (...) Evidentemente, allora come ora, non vogliamo sentir storie su quando eravamo poveri. E' con queste premesse, e con grande sorpresa, che abbiamo visto l'opera seconda, 'Itaker', di un giovane regista pugliese, Toni Trupia (già autore di 'L'uomo giusto') che torna indietro nel tempo per raccontare una storia di emigrazione, tra magliari e bambini orfani. (...) Toni Trupia gestisce con una regia convenzionale ed efficace una sceneggiatura ben oliata, e dà il suo meglio nella ricostruzione storica (scenografia e costumi), prestando grande attenzione ai dettagli, e il risultato è notevole se si pensa a un film dal budget contenuto. Ma il vero valore aggiunto è dato dalla direzione degli attori, capeggiati da un intenso Francesco Scianna, quel Benito magliaro. Se dovevamo avere una conferma del talento e della bravura del giovane attore siciliano, questa è arrivata, e senza appello. Avevamo già molto apprezzato Scianna nel ruolo di Francis Turatello per Placido in 'Vallanzasca' (meraviglioso il suo duettare con Kim Rossi Stuart), e ancor prima con Tornatore in 'Baarìa', solo per citare gli ultimi film importanti (altri ruoli ha avuto con Martone e Comencini). Ma qui lo scopriamo finalmente in un ruolo da protagonista assoluto, capace di far vibrare le tante sfumature di un personaggio complesso, preso tra la foga della sopravvivenza e il crescente, ma sotterraneo, sentimento paterno per un bambino non suo. Mai retorico (...)." (Dario Zonta, 'L'Unità', 29 novembre 2012)
"Coproduzione italo-romena, 'Itaker' sfoggia una ricostruzione storica senza l'ansia dell'iperrealismo, la suggestiva e minimalista fotografia di Arnaldo Catinari e una struttura corale che rischia di offuscare il rapporto tra Benito e Pietro, vero fulcro narrativo ed emotivo: la paternità delegata e l'essere figli per scelta meriterebbero campo libero. Sintomatico, comunque, il sottotitolo di 'Itaker': 'Vietato agli italiani', e i nostri festival l'hanno preso in parola..." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 29 novembre 2012)
"Passabile dramma sull'immigrazione, girato con scarsi mezzi, ma senza pretese sociologiche. (...) Qualche eccesso méoò (l'inutile scena dell'accoltellamento) e il caricaturale magliaro Michele Placido sono le uniche pecche di un film dignitoso." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 29 novembre 2012)