Damasco, Siria. Oum Yazan, madre di tre figli, vive barricata nella propria abitazione, in una città sotto assedio. La donna ha reso l'appartamento un porto sicuro per la famiglia e per alcuni vicini, cercando di proteggerli dalla guerra. Quando le bombe minacciano di distruggere l'edificio, quando i cecchini trasformano i cortili in zone di morte e i ladri irrompono per saccheggiare e violentare, mantenere tra quelle mura il sottile equilibrio della routine diventa una questione di vita e di morte.
SCHEDA FILM
Regia: Philippe Van Leeuw
Attori: Hiam Abbass - Oum Yazan, Diamand Bou Abboud - Halima, Juliette Navis - Delhani, Mohsen Abbas - Abou Monzer, Moustapha Al Kar - Samir, Mohammad Jihad Sleik - Yazan, Alissar Kaghadou - Yara, Ninar Halabi - Aliya, Elias Khatter - Karim
Sceneggiatura: Philippe Van Leeuw
Fotografia: Virginie Surdej
Musiche: Jean-Luc Fafchamps
Montaggio: Gladys Joujou
Scenografia: Kathy Lebrun
Costumi: Claire Dubien
Suono: Paul Heymans
Durata: 85
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: HD (1:1.85)
Produzione: GUILLAUME MALANDRIN, SERGE ZEITOUN, ALTITUDE100 PRODUCTION E LIAISON CINÉMATOGRAPHIQUE, IN CO-PRODUZIONE CON MINDS MEET, VERSUS PRODUCTION, VOO E BE TV, NÉ À BEYROUTH FILMS
Distribuzione: MOVIES INSPIRED (2018)
Data uscita: 2018-03-22
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CNC,EURIMAGES, FÉDÉRATION WALLONIE-BRUXELLES, VAF, BE TV
- PREMIO LABEL EUROPA CINEMAS E PREMIO DEL PUBBLICO SEZIONE 'PANORAMA' AL 67. FESTIVAL DI BERLINO (2017).
- PRESENTATO ALLA XII EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2017) NELLA SEZIONE 'TUTTI NE PARLANO'.
CRITICA
"Oggi la guerra si diffonde con YouTube e iPhone. Un film claustrofobico, quasi astratto, ma insieme attualissimo, è questo del belga Philippe Van Leeuw, con un titolo che si ripiega con l'aggettivo senza scampo. (...) recitato da un grande cast capace di esprimere violenza solo con la potenza dello sguardo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 marzo 2018)
"Tutto si svolge tra le pareti domestiche, il contesto politico rimane letteralmente fuori campo: potrebbe essere qualunque guerra. L'unica cosa che si avverte con forza è la mano dell'Autore: lo stile registico, con lunghi silenzi e piani-sequenza, e la scrittura. Se non manca una certa suspense man mano che si chiariscono i rapporti tra i personaggi, i nodi vengono al pettine quando la costruzione si fa più scoperta, con momenti-clou sensazionalistici. 'Insyriated' è forse soprattutto un veicolo per la protagonista, Hiam Abbass (...) nel ruolo di una madre dolorosa e indurita." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 22 marzo 2018)
"Tutto ambientato in un appartamento nella Damasco assediata, è un film indirizzato al pubblico che vive lontano dai fuochi della guerra, pur con l'assuefazione dei reportage televisivi. (...) L'illuminazione del direttore della fotografia Virginie Surdej crea una pacata penombra, unico elemento a protegge la famiglia. Il film non racconta un vicenda, ma uno stato d'animo drammatico a cui partecipare, a soli pochi chilometri di distanza." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 22 marzo 2018)
"(...) 'Insyriated' dell'esperto direttore della fotografia Van Leuuw, qui alla seconda regia, è un thriller ad orologeria calibrato e spietato nei suoi 85 minuti di durata. Come in un horror di Romero (pensiamo a 'La notte dei morti viventi') o in un gioco al massacro di Roman Polanski, la nostra dimora diventa campo di battaglia e crocevia di scelte morali, istinti troppo a lungo repressi, frustrazioni e corridoi della paura. (...) Siamo in Siria, a Damasco, ma potremmo essere ovunque per quanto Van Leuuw enfatizzi più le dinamiche fisiche e spaziali che non politiche o psicologiche. (...) Bello e feroce." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 22 marzo 2018)
"(...) questo dramma, ambientato in un appartamento di Damasco sotto l'infuriare della guerra, ha un suo angoscioso fascino. Protagonista la sfiorita, ma ancora bellissima israeliana Hiam Abbas, quella del magnifico 'Il giardino dei limoni', che cerca di tenere unita una famiglia disperata." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 22 marzo 2018)
"Il claustrofobico dramma del belga Van Leeuw sceglie di non mostrare alcuna violenza, ma restituisce tutto il terrore attraverso il sonoro. Per 85 minuti lo spettatore è intrappolato nello stesso spazio dei protagonisti, mentre un meccanismo a orologeria innesca situazioni sempre più tese e insostenibili, soprattutto quando la casa viene violata. Una risposta a chi si chiede da cosa fuggano i migranti che lasciano il proprio paese a costo della vita stessa." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 23 marzo
"(...) il titolo 'Insyriated' è un gioco di parole, potremmo tradurlo 'bloccati in Siria' ed è effettivamente un raro film che porta sugli schermi la tragedia di chi vive in quel disgraziato paese, barricato in casa per proteggersi da entrambi i lati della guerra civile. Il regista, Philippe Van Leeuw, è belga; il cast è multietnico e di lingua araba, capeggiato da due attrici superbe, la giovane libanese Diamand Abou Abboud e la veterana palestinese (di passaporto israeliano) Hiam Abbass (...). Il film è stato girato a Beirut, ma per quello che si vede si sarebbe potuto realizzarlo anche in teatro a Cinecittà: la trama copre l'arco di una giornata e si svolge interamente nell'appartamento di un palazzo che si intuisce diroccato, dove si sono asserragliate due famiglie che si aiutano a superare la drammatica quotidianità della guerra. (...) La colonna sonora è fatta di dialoghi, spari, bombe e un ripetuto, furioso bussare alla porta da parte di miliziani ignoti decisi a penetrare nella casa. La giornata inizia con una tragedia, ha un crescendo di violenza quasi insostenibile e riesce, nel finale, a tirare paradossalmente il flato. Un grande film (...)." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 14 febbraio 2017)