Ethan Powell, un affermato naturalista, è rinchiuso nel manicomio criminale dell'università di Miami, reparto di psichiatria, accusato di una serie di efferati omicidi. Powell ha scelto di vivere in un silenzio che nessuno riesce a scalfire. Il caso viene allora affidato ad un giovane psichiatra dai modi svelti e pratici, Theo Caulder. Questi comincia ad avere incontri quotidiani con il paziente, a sollecitarlo e stuzzicarlo fino a provocare finalmente alcune reazioni. Ma Ethan, nel momento in cui comincia a parlare non intende rimanere in posizione passiva: anzi contrattacca e cerca di mettere in difficoltà Theo. In una occasione, in palestra, a causa di Ethan scoppia una rissa. Il direttore del reparto allora invita Theo a lasciare l'incarico. Ma lo psichiatra coinvolge Lynn, la figlia di Ethan. La verità si avvicina. Ethan ora può riandare con la memoria al periodo trascorso in Ruanda, quando i cacciatori assaltarono i gorilla, con i quali viveva, e lui, per reazione, li uccise tutti con brutalità. La confessione rende Ethan più calmo, ed ora, con maggiore serenità, può affrontare il processo.
SCHEDA FILM
Regia: Jon Turteltaub
Attori: John Aylward - Direttore Keefer, Cuba Gooding Jr. - Theo Caulder, John Ashton - Dacks, Anthony Hopkins - Ethan Powell, Donald Sutherland - Ben Hillard, Maura Tienery - Lyn Powell, George Dzundza - John Murray
Soggetto: Daniel Quinn
Sceneggiatura: Gerald Di Pego
Fotografia: Philippe Rousselot
Musiche: Danny Elfman
Montaggio: Richard Francis-Bruce
Scenografia: Garreth Stover
Costumi: Jill M. Ohanneson
Effetti: Stan Winston
Altri titoli:
ISHMAEL
Durata: 125
Colore: C
Genere: METAFORA
Tratto da: ISPIRATO AL ROMANZO "ISHMAEL" DI DANIEL QUINN
Produzione: MICHAEL TAYLOR & BARBARA BOYLE PER SPYGLASS ENTERTAINMENT E TOUCHSTONE PICTURES
Distribuzione: BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (1999) - BUENA VISTA HOME ENTERTAINMENT
CRITICA
"Instict (ispirato ad un romanzo di Daniel Quinn incentrato sul dialogo tra un uomo e un gorilla) rosicchia qua e là da "Il silenzio degli Innocenti", da "Gorilla nella nebbia" e da "Qualcuno volo' sul nido del cuculo" sfruttando un Anthony Hopkins metà Tarzan e metà King Lear. Ma quel che è peggio esterna una morale confusa e imbarazzante che incita elusive riflessioni new age (...)".
(Fabio Bo, "Il Messaggero", 5 ottobre 1999).