A Natale tutti sono più buoni, si cantano le canzoncine tradizionali e si fanno i doni. Ma è anche quel periodo dell'anno in cui si commette sempre quel piccolo, immenso, catastrofico errore: invitare tutta la propria famiglia per il gran cenone...
SCHEDA FILM
Regia: Fausto Brizzi
Attori: Diego Abatantuono - Giulio, Claudio Bisio - Domenico, Raoul Bova - Francesco, Carlo Buccirosso - Antonio, Cristiana Capotondi - Valentina, Angela Finocchiaro - Marina, Claudia Gerini - Chiara, Rosalia Porcaro - Elisa, Isa Barzizza - Emma
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Fausto Brizzi, Marco Martani
Fotografia: Mark Melville
Musiche: Paolo Buonvino
Montaggio: Luciana Pandolfelli
Scenografia: Maurizio Leonardi
Costumi: Elena Minesso
Suono: Gaetano Carito
Durata: 90
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Produzione: MAURO GIANANI PER WILDSIDE, MEDUSA FILM
Distribuzione: MEDUSA
Data uscita: 2013-12-19
TRAILER
CRITICA
"Abatantuono fa il tuono per eliminare il futuro genero handicappato, Gerini-Bisio fidanzati in bisticcio, i bambini che cercano di incastrare il nuovo aspirante della mamma, i meridionali che si distinguono per senso etico. Casa di famiglia (benestante) nel Trentino ricostruito in studio d'estate, sotto l'albero parenti serpenti, ma non troppo, perché a Natale si finisce tutti a tavola col panettone (perfino col babbo compianto, Gigi Proietti, che in dvd saluta affettuosamente i vivi a caccia della lacrimuccia). Niente di nuovo, niente che resta, però la sceneggiatura (di Brizzi), pur nella sua esemplare inerzia, è curata, si ride di mediocri gag e gli attori si guadagnano il biglietto divertendosi, forse un po' più del pubblico. Per dimenticare la crisi. Ma quando esci..." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 27 dicembre 2013)
"Il titolo alla Stanley Kramer non è casuale, qui non è Poitier ma un Bova senza braccia che turba le agiate feste di un clan di vip nevrotici e complicati. A parte il colpo finale da dimenticare (l'incidente catartico), la commedia è una gara di ottimi attori, specie le signore (Finocchiaro, Gerini, Capotondi, Barzizza), che escono dal silenzio «contro» Bisio, Raoul e Abatantuono. E di fronte ai 'colpi di fortuna', Brizzi sembra Lubitsch." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 dicembre 2013)
"Alt a quelli che non sanno che dire e dicono: ecco i soliti critici che non sanno ridere e colpevolizzano divertimento e popolarità. C'è la commedia ambiziosa (e la tradizione italiana ne sa qualcosa) e c'è la commedia comica che si accontenta di essere intrattenimento. Va tutto bene purché le cose siano fatte bene. Ma quello che non si sopporta è la commedia natalizia con smodate ambizioni fatta male. Cioè 'Indovina chi viene a Natale?' di Fausto Brizzi. Già risulta indisponente scomodare, nell'allusione del titolo, un riferimento - 'Indovina chi viene a cena?' - che non è un capolavoro ma è stato un film che ha fatto epoca, che ha inciso sullo spirito del tempo. Soprattutto è imperdonabile la pretesa di attingere ai motivi che hanno giustamente portato in trionfo il francese 'Quasi amici', magico amalgama di audacia (tema tosto e tostamente trattato) e di umorismo, in modo tanto sgangherato. Intorno a Bova neofidanzato gravemente disabile di Capotondi ci si mette una schiera di genitori, zii e nipoti affidati ad attori e comici anche di valore per approdare a una pretenziosa barzelletta." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 19 dicembre 2013)
"Un altro film natalizio. Con due furbizie, una l'avervi inserito un vero plotone di attori e di attrici del cinema italiano noti e apprezzati soprattutto sul versante del comico, l'altra, forse per nobilitarsi, l'avere assunto come modello un film hollywoodiano di successo, 'Indovina chi viene a cena?' di Stanley Kramer, protagonisti Spencer Tracy e Katharine Hepburn. La sorpresa che quel titolo quasi annunciava, derivava dal fatto che una ragazza, volendo presentare ai genitori il fidanzato non diceva prima che si trattava di un giovane di colore. Qui la sorpresa è più imbarazzante e, volendo riderci sopra non è certo di buon gusto; in linea infatti con la quotidianità di oggi in cui il razzismo è, almeno in parte, accantonato, il fidanzato da far conoscere e - dato che ci siamo - in occasione delle feste natalizie in famiglia, non ha più le braccia e per agire deve ricorrere a delle protesi anche se ha imparato a servirsi dei piedi con una ammirevole disinvoltura. Da qui il resto che Fausto Brizzi, dopo averlo appunto ambientato in occasione del cenone di Natale, l'ha costellato di personaggi indubbiamente divertenti. Tra questi, in primo piano i genitori della ragazza (....) A parte l'handicap, si può stare al gioco, non tanto per le molte situazioni anche farsesche di cui l'azione abbonda ma per quella festosa presenza di attori e attrici pronti a dare sempre il meglio di sé a cominciare da Abatantuono che pur strabuzzando un po' troppo gli occhi, riesce a convincere sempre con i suoi gesti misurati e il tono con cui furbescamente sciorina le sue battute. E così, senza dimenticare Claudio Bisio, Angela Finocchiaro che io ammiro sempre e tanto più qui dove ha dimostrato con il suo talento di non essere per nulla intimidita dalla grande ombra di Katharine Hepburn." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 19 dicembre 2013)
"Ora come ora non è la persona di colore a creare sconcerto in una coppia di borghesi illuminati, come nell''Indovina chi viene a cena' citato nel titolo. Imprenditori modello che premiano gli operai se il fatturato è buono e impiegano disabili nel personale, Diego Abatantuono e Angela Finocchiaro rimangono scioccati quando la figlia Cristiana Capotondi si presenta a casa per le feste con il fidanzato Raoul Bova che ha perso entrambe le braccia. I due attori sono bravi e affiatati e le prime scene divertono, poi però la faccenda si sviluppa in modo banale e le altre storie - il rapporto sentimentale di Claudia Gerini con Claudio Bisio boicottato dai di lei figlioletti, o i folklori napoletani del fratellastro Carlo Buccirosso che non si sente abbastanza considerato - non decollano mai. Regia di anonima professionalità, buon cast penalizzato dalla debolezza del copione." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 19 dicembre 2013)
"Fausto Brizzi alla prova del Natale confeziona un film tradizionale nello spirito, ma apparentemente «cattivo» nei contenuti dal momento che prende di mira il politicamente corretto della generazione dei pacificati e dei ben pensanti, degli illuminati e dei democratici anche quando imprenditori. Il distaccamento dalla realtà e dal presente (ovvero l'oggi della crisi e del malcontento) è talmente voluto da risuonare nelle coscienze degli spettatori natalizi - che tutto vorrebbero, forse, tranne che gli si ricordasse in che disastro siamo - quasi molesto. In questo senso il film di Brizzi è scientifico, balistico. Tutto è sospeso, distaccato, imperturbabile sin dalla scelta dell'ambientazione, un'anonima località di montagna, innevata di finta neve e fredda di finto freddo. Lassù, in un Paese che non c'è, tra genti senza storia destino e futuro, pure macchiette nel deserto delle intenzioni, si è abbarbicata una famiglia di imprenditori del Nord. Una famiglia allargata, studiata con il bilancino, con quota sudista, con sorella separata con nuovo fidanzato maestro di scuola alle prese con i figli di lei, con fratellastro napoletano de core e di famiglia terrona, con una nipote straordinariamente corretta che si fidanza con un ex bello monco di braccia e con un patriarca defunto ma presente nello spirito e in video, ex donnaiolo e cantante di canzonette che hanno fatto l'Italia lieta e spensierata, la stessa che si vuole replicare in questo film, in barba tutto, anche al buon senso. Con un cast potenzialmente fortissimo, Brizzi disegna una sceneggiatura modesta e senza ritmo. Peccato." (Dario Zonta, 'L'Unità', 19 dicembre 2013)
"Come ti apparecchio la famiglia per il gran cenone? Serve Fausto Brizzi, che dopo aver sceneggiato i cinepanettoni di Neri Parenti per il Natale 2013 si mette in proprio: un occhiolino strizzato a 'Indovina chi viene a cena?', uno supplice al vate Richard Curtis, predica le larghe intese tra romanticismo e comicità (stile 'Ex'). (...) Commedia familiare fiacca e ignava, ha un unico punto di forza: il diversamente abile Bova che con i piedi mangia, accende il fuoco, cambia un neonato e sfodera il brillocco. Lasciando un sospetto: anche il film è fatto con i piedi?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 19 dicembre 2013)
"Piacerà certamente. Perché mantiene tutto quello che promette. Un divertimento continuo, ma non stupido, non forzato. Il tormentone del Natale (esser felici a tutti i costi) non si converte, per fortuna, in un film dove si cerca forsennatamente di strappare la risata (aboliti i peti e le volgarità che avevano sconciamente infarcito tutti gli ultimi cinepanettoni di Neri Parenti). Per anni sceneggiatore di panettoni, Fausto Brizzi qui dimostra di aver imparato a suo tempo tutto quello che c'era da imparare (cioè i meccanismi del divertimento) e di aver mandato in soffitta quel che non doveva. Il «commedione» natalizio, è il caso di dirlo, l'ha imbastito come Dio comanda. Alternando i momenti faceti a quelli che ti ricordano che la vita (specie quella degli italiani) non è tutta un Merry Christmas. E orchestrando alla meglio la bella squadra di attori. Tutti intonati, tutti evidentemente a loro agio, e nessuno che si fa sorprendere mentre cerca di spintonare l'altro (la palma per noi va a Claudio Bisio e a una travolgente Angela Finocchiaro). Il bel risultato (per certi lati inaspettato) del film mi ha fatto doppiamente piacere. Sì, perché qualche anno or sono, messo su di giri dalle opere d'esordio, partii forse per la tangente e pronosticai per Brizzi un avvenire paragonabile a quello dei padri della commedia all'italiana, da Risi a Monicelli. Mi presi gli insulti (per posta) di alcuni cinéphiles (che per definizione non sognano il futuro, perché venerano il passato). Poi, le opere seguenti di Brizzi, mi indussero a dare qualche ragione ai cinéphiles. Ora è arrivato 'Indovina chi viene a Natale' a dimostrare che gli attributi li ha. Gli manca per ora la voglia (o il coraggio) di raccontare l'Italia di oggi. Così brutta, certo da scoraggiare in partenza, ogni bravo autore di cinema." (Giorgio Carbone, 'Libero', 19 dicembre 2013)
"La novità di questo Natale è che le commedie italiane più leggere sembrano volgere al sociale. Sarà stato il successo planetario del francese 'Quasi Amici', ma è interessante vedere come sia il film di Pieraccioni (...), sia, soprattutto, 'Indovina chi viene a Natale?' di Brizzi (...), siano legati dal fatto che, tra una risata e l'altra, ci abbiano infilato dentro temi destinati alla riflessione. Nel primo caso, 'Un fantastico via vai' ha, tra i protagonisti, un universitario con la carnagione scura che viene rifiutato, dai futuri suoceri, proprio per il colore della pelle (un 'lndovina chi viene a cena' made in Italy). Più evidente è il tentativo presente nel nuovo Brizzi, in cui si arriva alla provocazione di affidare ad un bello come Bova la parte di un ragazzo senza braccia. Con tutto quello che ne consegue: l'ipocrisia nei confronti dei disabili. Categoria che, a parole, tutti affermano di sostenere, ma che, al lato pratico, viene vista come un fastidio dal quale liberarsi. E' quello che capita ad Abatantuono e Finocchiaro, coppia di imprenditori del dolciario che, nei discorsi ai dipendenti, parla apertamente di uguaglianza tra tutti, disabili e non. Peccato che, alla vigilia di Natale, la figlia (Capotondi) si presenti da loro con il nuovo fidanzato, bello come pochi ma privo delle braccia. Evidente lo sconcerto dei due futuri suoceri che, da quel momento, tenteranno, inutilmente, di dividere la coppia creando occasioni ad hoc per mettere in imbarazzo il futuro genero. Che, invece, se la cava benissimo (Bova si è allenato a cambiare, con i piedi, un pannolino a un bimbo e ad accendere il fuoco in un camino) anche alla guida della macchina. Un modo interessante per toccare una tematica così importante, anche giocando sulle battute che si fanno a dileggio di chi è privo di arti (una mano lava l'altra, braccino corto, ecc.). All'interno di un film natalizio, tutto questo non solo non guasta, ma ha la capacità di far riflettere col sorriso anche sui problemi più banali che un disabile deve quotidianamente affrontare (per esempio quando deve recarsi in bagno). Si parla anche di famiglia allargata, perché condivideranno l'attesa del Natale anche un uomo (Bisio) che viene boicottato dai figli della sua compagna (Gerini), una vedova inconsolabile (Barzizza), un fratellastro poco considerato (Buccirosso). Ognuno di loro, sviluppa una storia che si intreccia nella casa e che, Brizzi, orchestra da par suo. Peccato che non tutti i personaggi siano convincenti (Abatantuono, Finocchiaro e Buccirosso sono una spanna sopra tutti gli altri) e che certe forzature siano onestamente esagerate. Vi sembra normale che Abatantuono e Bova precipitino con l'auto in burrone e che se ne vadano via appena acciaccati?" (Maurizio Acerbi, "Il Giornale", 18 dicembre 2013)