Indiziato di reato

Guilty by Suspicion

FRANCIA 1991
Nel 1947, a Los Angeles, la commissione per le Attività Antiamericane, voluta dal senatore MacCarthy, svolge un'inchiesta per scoprire attività sovversive nel mondo dello spettacolo, e più precisamente eventuali appartenenti o anche solo simpatizzanti per il partito comunista. Chiunque venga anche solo sospettato di tali reati è perseguitato ed emarginato. Il regista David Merril, prediletto del produttore Zanuck, arriva dalla Francia, chiamato a dirigere un film, ma all'arrivo l'amico Bunny Baxter gli consiglia di ritornarsene subito in Francia. David non è mai stato iscritto al partito comunista, però ha partecipato anni prima, ad alcune riunioni fatte per mandare aiuti materiali ai russi, allora alleati degli americani, e poi ad una dimostrazione contro la bomba atomica. David, nonostante tutto, si sente completamente tranquillo, e partecipa alla festa organizzata in suo onore dagli amici, che viene però turbata dai coniugi Dorothy e Larry Nolan, che litigano violentemente, perché l'uomo, interrogato dalla commissione, per salvarsi ha denunciato molte persone, perfino sua moglie. Merril, che si è sempre dedicato troppo al lavoro, trascurando la famiglia, ha divorziato da Ruth, un'insegnante alla quale è affidato il loro figlio decenne Paulie, molto affezionato al padre. Recatosi all'appuntamento fissatogli da Zanuck, David apprende che, prima di lavorare, egli deve chiarire la propria posizione davanti alla commissione, e il produttore gli consiglia di rivolgersi subito all'esperto avvocato Felix Graff. Ma Merril, che sa di non essere colpevole, né vuole denunciare amici per salvare se stesso, cade in disgrazia. Lo stesso Zanuck gli toglie il film, ed egli cerca invano un lavoro, sia pure modesto, anche recandosi a New York. Ormai Merril è pedinato continuamente dall'FBI, e qualche amico, anche Bunny, lo ha denunciato per salvarsi. Intanto Dorothy, quasi impazzita, si è suicidata, mentre Ruth si dimostra solidale con David, e fra loro rinasce un nuovo rapporto amoroso. Per uscire da quest'incubo, Merril affronta il processo, però dice alla commissione che accetta solo di parlare di se stesso, ma non farà mai i nomi degli amici. Perciò, abbandonato anche dall'avvocato Felix Graff, egli si difende appassionatamente da solo, e rifiuta di diventare una spia. Quindi viene incriminato e sia lui che Ruth verranno messi in carcere.
SCHEDA FILM

Regia: Irwin Winkler

Attori: Robert De Niro - David Merrill, Annette Bening - Ruth Merrill, George Wendt - Bunny Baxter, Patricia Wettig - Dorothy Nolan, Sam Wanamaker - Felix Graff, Luke Edwards - Paulie Merrill, Chris Cooper - Larry Nolan, Ben Piazza - Darryl Zanuck, Martin Scorsese - Joe Lesser, Barry Primus - Bert Alan, Gailard Sartain - Presidente Wood, Robin Gammell - Tavenner, un congressista, Brad Sullivan - Velde, un congressista, Tom Sizemore - Ray Karlin, Roxann Dawson - Felicia Barron, Stuart Margolin - Abe Barron, Barry Tubb - Jerry Cooper, Nicholas Cilic - Matt Nolan, Allan Rich - Leonard Marks, Margo Winkler - Leta Rosen, Gene Kirkwood - Gene Woods, Claude Rauvier - Claude Rowan, Illeana Douglas - Nan, la segretaria di Zanuck, Al Ruscio - Ben Saltman, Adam Baldwin - Agente dell'FBI

Soggetto: Irwin Winkler

Sceneggiatura: Irwin Winkler

Fotografia: Michael Ballhaus

Musiche: James Newton Howard

Montaggio: Priscilla Nedd-Friendly

Scenografia: Leslie Dilley

Costumi: Richard Bruno

Effetti: Creative Effects

Altri titoli:

La liste noire

Durata: 105

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM, TECHNICOLOR, ARRIFLEX

Produzione: ARNON MILCHAN PER CANAL+, WARNER BROS. PICTURES

Distribuzione: TITANUS DISTRIBUZIONE (1991) - TITANUS DISTR. VIDEO, NUMBER ONE VIDEO

CRITICA
"La vicenda di questo film descrive un periodo nerissimo della storia di Hollywood, quando molte furono le vittime e pochi coloro che seppero resistere alla tentazione di salvarsi denunciando gli altri. E qui ci sono varie allusioni a personaggi reali, coinvolti nella vicenda. Purtroppo, però, il noto produttore Irwin Winkler, che qui si è cimentato come regista, non ha saputo farne un dramma appassionante; non ha infatti approfondito le situazioni psicologiche, presentando i personaggi in fondo convenzionale e superficiale, e ha reso freddo e sfcato perfino il dramma del protagonista, privato ingiustamente del lavoro e abbandonato o tradito dagli amici. Lo stesso De Niro appare poco impegnato. Solo nella scena finale del processo, l'attore ritrova un po' della sua grinta, e anche l'opera del regista acquista efficacia. Nel complesso, il film risulta un'occasione mancata che non coinvolge. (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 112, 1991)

"De Niro, visibilmente distratto, si limita ad una interpretazione poco più che professionale e molto meno che dignitosa". (Fabio Bo, 'Il Messaggero').

"Fin troppo ineccepibile e puntiglioso, questo film onestissimo non sembra neppure una vicenda di fantasia". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera').

"Onore al film per avere rimesso il dito su una piaga che agli Stati Uniti non può che dolere ancora, e per averlo fatto seguendo i canoni di uno spettacolo avvincente". (Franco Colombo, 'L'Eco di Bergamo', 18/9/91).

"Il film trova il suo limite in quell'imperdonabile vizio hollywoodiano che è il manicheismo: i buoni tutti da una parte e i cattivi tutti dall'altra". (Enzo Natta, 'La Rivista del Cinematografo', n°11/91).