"Il rendez-vous delle 7" - Esther è fidanzata con Horace, un dongiovanni che la ragazza crede di aver cambiato. Felix, un suo amico, invece insinua che invece Horace si incontri con una ragazza al "Dame tartine". Esther non sa se credere a questa maldicenza, ma quando viene abbordata da un gigolò al mercato, gli dà scherzosamente appuntamento in quel locale, alla stessa ora in cui Horace dovrebbe incontrarvi l'altra. Tornata a casa, Esther scopre di non avere più il portafogli e crede che le sia stato rubato dal suo seduttore. Ma ecco bussare alla sua porta Aricie, una ragazza che ha trovato il portafogli in terra. Le due iniziano a chiacchierare e Aricie confida ad Esther che ha anche lei un appuntamento al "Dame tartine", alla stessa ora, con un ragazzo conosciuto lo stesso giorno. Le due ragazze decidono di andare insieme e Esther si trova davanti proprio Horace.
"Le panchine di Parigi" - Lui, un professore, è innamorato di Lei, una giovane insegnante di matematica. Lei vive con un uomo che è spesso assente ma che Lei non trova il coraggio di lasciare, mentre Lui non è ancora pronto a vivere una relazione seria e duratura. Lei esita perché si sente molto legata al suo convivente ma cerca spesso il professore per parlargli e sfogarsi delle sue frustrazioni. Come due turisti si danno appuntamento nei parchi, si siedono sulle panchine e parlano. Un giorno Lei propone a Lui di trascorre due giorni e due notti in un hotel a Montmartre. Qui però ha la sorpresa di vedervi entrare il suo convivente con un'altra. A Lei non resta che andarsene via da sola, senza l'uomo che credeva di dover tradire, non ha senso incontrare l'altro...
"Madre con bambino, 1907" - Un pittore riceve la visita di una ragazza svedese indirizzata nel suo studio da un'amica per mostrarle Parigi. I due non legano e il pittore, invece di visitare con lei il museo Picasso, ve la conduce e la lascia lì da sola perché quei quadri così impegnativi lo distrarrebbero dalla sua ispirazione. Dopo aver dato alla svedesina un appuntamento per quella sera stessa alla "Coupole", il pittore decide di uscire e tornare nel suo studio. Poi, sulla scalinata, rimane colpito da una giovane donna e la segue nello stesso museo, dove cerca di attirare la sua attenzione con i suoi commenti al quadro "Madre con bambino, 1907". La ragazza lo ascolta interessata, anche perché suo marito è l'editore del catalogo su Picasso e lei è venuta per confrontare i colori degli originali con quelli del libro. Però, dopo aver accettato di seguirlo e di vedere i suoi quadri, la ragazza gli confessa che non potrebbe mai vivere con un pittore di così scarso talento e lo lascia solo. A lui non resta che recarsi all'appuntamento con la svedese, ma anche lei, non è mai arrivata alla "Coupole".
SCHEDA FILM
Regia: Éric Rohmer
Attori: Clara Bellar - Esther, Antoine Basler - Horace, Mathias Mégard - Flirt, Judith Chancel - Aricie, Malcolm Conrath - Felix, Cécile Parès - Hermione, Olivier Poujol - Ragazzo al caffè, Aurore Rauscher - Lei, Serge Renko - Lui, Michael Kraft - Il pittore, Bénédicte Loyen - La giovane donna, Veronika Johansson - La svedese
Soggetto: Éric Rohmer
Sceneggiatura: Éric Rohmer
Fotografia: Diane Baratier
Musiche: Sébastien Erms
Montaggio: Mary Stephen
Altri titoli:
Gli appuntamenti di Parigi
Rendezvous in Paris
Durata: 91
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: FRANÇOISE ETCHEGARAY PER LA COMPAGNIE ERIC ROHMER, LE STUDIO CANAL+
Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA - MONDADORI VIDEO
NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1995.
- ALLA SUA USCITA, IL FILM E' ABBINATO AL CORTOMETRAGGIO: "UNA COPPIA DISTRATTA" DELLA REGISTA SANDRA MONTELEONI, INTERPRETATO DA ANNA GALIENA E RODOLFO CORSATO (ORIGINE: ITALIA 1995 - A COLORI - DURATA: 15').
CRITICA
"Fedele al principio di occuparsi solo di sentimenti (rarissimi nei suoi film sono gli accenni alla cronaca, alla politica e alla storia), nella figura dell'artista che dipinge senza disegnare le folle e i cieli dei suggestivi quadri veri di Pierre de Chevilly, l'autore accerta che il rapporto con l'arte è il modo salvifico di non perdere la giornata quando l'amore ti sfugge dalle mani. Qui il dialogo è più che mai intessuto di finezze, come l'ispirato commento del protagonista davanti al quadro 'Madre e figlio' (i cui colori originalissimi evocano per la svedese la bistecca e il prosciutto) o quel suo folgorante aforisma: 'Picasso non è mai Picasso ed è per questo che è sempre Picasso'. Una volta tanto i Cahiers du Cinéma hanno trattato 'Incontri a Parigi' mettendo il piccolo capolavoro sul piedistallo che merita; e il critico Thierry Jousse l'ha definito 'un film che rende più intelligente lo spettatore senza il minimo sforzo apparente'." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 12 ottobre 1995)
"Il terzo episodio, se vogliamo, è più compatto, con il carattere del pittore e quelli delle due donne disegnati con attenzioni psicologiche più fini e una costruzione narrativa che sa preoccuparsi con misura dei suoi snodi e delle sue conclusioni, ma anche qui i climi risultano poco saldi e la cornice parigina, pur essendo più personaggio che non negli altri due episodi, resta un po' troppo di sfondo, con sapori scialbi di cronaca. Lo stesso, più o meno, vale per gli attori, alcuni esordienti, altri attivi soprattutto in teatro ma scarsamente dotati sia di carisma sia di autentiche capacità di imporsi con la recitazione. Spiace dover valutare così un'opera che porta comunque una delle firme storiche del cinema francese ma se, come sembra, la sua destinazione era il piccolo schermo, proporla su quello grande è stato un errore cui Rohmer non meritava di essere sottoposto. Dimentichiamola e, soprattutto, evitiamo di inserirla in una filmologia cara non soltanto ai cinefili." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 9 ottobre 1995)
"Rigorosamente fedele al 16 mm. - una scelta stilistica, l'immagine è più realistica e, insieme, più dolce; ma è anche un modo di ridurre i costi, dunque di essere più libero - Rohmer, moralista e razionale, continua a occuparsi di giovani ('Non mi riesce di far parlare i personaggi sopra la quarantina'). Rohmer minore? Può essere, ma che importa? Importa solo a quei critici deprimenti e depressi che, ignari di Barthes, pretendono ogni volta dai film di essere oggetti di analisi intellettuale invece che di piacere." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 9 ottobre 1995)