Dom Cobb è un maestro nell'arte di carpire preziosi segreti dai sogni delle persone. Tuttavia, se le sue qualità gli sono valse la massima considerazione nel campo dello spionaggio industriale, allo stesso tempo lo hanno trasformato in un fuggitivo costretto a lasciarsi alle spalle tutto ciò che ha sempre amato. Un nuovo incarico potrebbe restituirgli la sua vita e dargli una chance di redenzione, ma la missione è piuttosto ardua: Cobb e il suo team non dovranno rubare un'idea, ma impiantarne una nella mente di un giovane ereditiero...
SCHEDA FILM
Regia: Christopher Nolan
Attori: Leonardo DiCaprio - Cobb, Ken Watanabe - Saito, Joseph Gordon-Levitt - Arthur, Marion Cotillard - Mal, Elliot Page - Ariadne, Tom Hardy - Eames, Cillian Murphy - Fischer, Tom Berenger - Browning, Michael Caine - Professore, Lukas Haas - Nash
Soggetto: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Christopher Nolan
Fotografia: Wally Pfister
Musiche: Hans Zimmer
Montaggio: Lee Smith
Scenografia: Guy Dyas
Arredamento: Paul Healy, Douglas A. Mowat, Lisa Chugg
Costumi: Jeffrey Kurland
Effetti: Chris Corbould, Double Negative
Durata: 145
Colore: C
Genere: THRILLER AZIONE FANTASCIENZA
Specifiche tecniche: PANAVISION, 35 MM/70 MM (1:2.35)
Produzione: CHRISTOPHER NOLAN, EMMA THOMAS, JORDAN GOLDBERG PER SYNCOPY, LEGENDARY PICTURES
Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA - DVD E BLU-RAY: WARNER HOME VIDEO (2011, 2012)
Data uscita: 2010-09-24
TRAILER
NOTE
- CANDIDATO AI GOLDEN GLOBES 2011 PER: MIGLIOR FILM DRAMMATICO, REGIA, SCENEGGIATURA E COLONNA SONORA.
- OSCAR 2011 PER: MIGLIOR FOTOGRAFIA, MISSAGGIO E MONTAGGIO SONORO ED EFFETTI VISIVI. LE ALTRE CANDIDATURE ERANO: MIGLIOR FILM, SCENEGGIATURA ORIGINALE, COLONNA SONORA E SCENOGRAFIA.
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2011 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2011 COME MIGLIOR FILM EXTRAEUROPEO.
CRITICA
"Di che materia sono fatti i sogni? A vedere 'Inception' sembra che l'unica materia esplorabile sia quella grigia del regista e sceneggiatore Christopher Nolan. Dentro ai sogni, nell'ansa onirica del subconscio, dentro la quale lavora quotidianamente il detective Cobb (Leonardo Di Caprio), ha accesso soltanto l'immaginazione creativa del regista inglese. E respingente 'Inception' lo è fin da subito, con quel suo nucleo originario di senso e di logica che Nolan si tiene stretto come fosse un oracolino deduttivo del nuovo millennio. 'Inception' propone in ascissa ed ordinata la frenesia del correre e la forza centrifuga, al ralenti, con cui scoppiano decine di bancarelle, palazzine ed automobili nel film. (...) Se con il trittico 'Following', 'Memento' e 'The Prestige', Nolan ci aveva abituato a un avvincente cinema cerebrale che ci obbligava a rimettere insieme, visivamente, i pezzi della storia, con 'Inception' salta direttamente allo spezzettamento di senso e logica rispetto a ciò che i personaggi compiono in scena (chi fu cosa? fin dove? creperà? che vuol dire quello che dicono?). Lo svelamento dell'arcano per lo spettatore non è quindi più un problema di disattenzione visiva (non ho percepito con gli occhi un frame rivelatore), ma di significato concettuale (ho perso con le orecchie un qualche collegamento verbale chiarificatore). (...) 'Inception' alla quarta, quinta, spiegazione stanca la mente e annebbia mortalmente la vista. Fatevelo raccontare, tanto di inventiva nel creare un nuovo immaginario visivo Nolan ce ne ha messa pochissima. '2001', 'Blade Runner', ma anche 'Matrix', rimangono esempi lontanissimi. Il cinema cerebrale di Christopher Nolan vira verso l'inverosimile. Poca storia, niente logica. Solo una gran fretta." (Davide Turrini, 'Liberazione', 24 settembre 2010)
"Centoquarantotto minuti a osservare gente che dorme e sogna. Poco eccitante? Niente affatto. Rapimenti, combattimenti a ripetizione, inseguimenti mozzafiato sulle Alpi e nei suq, sgretolamenti digitali di metropoli oceaniche, suicidi traumatici, torture e storture anche di paesaggi urbani, visi di bimbi da contemplare e fughe dal labirinto e dalla morte che ricordano Teseo, Orfeo... Siamo a metà tra i miti greci e i James Bond, in una epopea anti global. Solo un collettivo di creativi può fermarne la micidiale distruttività... L'azione è tesa e incalzante, la tensione cresce, come in un thriller giocoso di fantascienza dal climax straordinario. E il match etico è efficace. Quei sogni 'lucidi' dentro cui il film ci introduce, e i sogni nei sogni, e i sogni nei sogni dei sogni, con le loro interpretazioni 'live', freudianamente sconnesse, con i tempi sfalsati, gli spazi che si animano e si piegano e precipitano o 'perdono ossigeno' più che in un 3D, e le interferenze preconscie che pullulano, creano una originalissima e paranoica suspense eischeriana (quando il labirinto sembra proprio indecifrabile e indomabile), che è poi quella di ogni videogiocatore alla playstation, in un viaggio spazio-temporale complesso che, come i sogni, implica inammissibili desideri, segreti, paure, errori, giochetti scherzosi, specchi fallaci, ossessioni..." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 24 settembre 2010)
"Inserire il seme dell'originalità d'autore nella superficie di un blockbuster è un'operazione temeraria: il rischio, ovviamente, è quello d'insabbiarsi sia nell'una che nell'altra direzione. Nel caso del regista e sceneggiatore Christopher Nolan, specialista in puzzle visionari ('Memento', 'Insomnia', 'Il cavaliere oscuro'), questo tipo di sfida è il sale del mestiere: tanto è vero che il giudizio sull'attesissimo 'Inception' può prendere diverse sfumature, ma finisce sempre per tornare al clou della questione. Si tratta, in effetti, di un film concepito e realizzato a strati o meglio a cerchi concentrici, inseguendo le capricciose e ingannevoli volute dei sogni sulle cadenze dell'azione pura. (...) La crescente impossibilità, tragicamente postmoderna, di separare l'apparenza dalla realtà è un tema che potrebbe destabilizzare tutti ed è in questo senso deludente che il film si limiti a oscillare tra un facile riferimento mitologico (il filo d'Arianna) e un vezzo autoreferenziale (l'origine illusionistica del cinema). L'astrattezza e la rarefazione dello stile non escluderebbero affatto, come dimostrano i succitati cult-movies, le rifiniture sulle psicologie e l'umanità dei personaggi: nel caso di 'Inception', invece, il metodo si fa contenuto e il conseguente supershow rischia d'assomigliare all'arte concettuale che conquista i mercati senza trascinarsi dietro uno solo dei fruitori." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 24 settembre 2010)
"Quando un film arriva preceduto da una fama tanto ingombrante, è difficile considerarlo solo sotto il profilo diciamo estetico. (...) 'Inception' non è solo un'enorme macchina spettacolare ma a suo modo il film di un autore. Che porta un tema alto per eccellenza sul terreno fragoroso del cinema d'azione, pagando un pedaggio (pesante) ai codici e al linguaggio del genere. Di cosa parliamo quando parliamo di sogni? (...) Se il cinema classico era fatto per far vivere a tutti lo stesso sogno, oggi il videogame dà a tutti un sogno artificiale permettendo in cambio a ogni giocatore di modificarlo come può o come sa. In questo senso 'Inception' è un film del tutto contemporaneo. Non ci sono più spettatori, siamo tutti giocatori, il sogno è entrato nell'era della sua riproducibilità tecnica e il regista racconta l'assalto all'ultima frontiera. Anche qui però non mancano i precedenti. Su tutti il bellissimo 'eXistenZ' di Cronenberg, che quanto a cortocircuiti reale/virtuale, sogno/realtà, era ben più sottile e inquietante. Nolan invece, stabilito che in sogno tutto è possibile e tutto sembra vero, si limita a moltiplicare e imbrogliare le piste. Concentrando la meraviglia in trovate di sicuro effetto (...). Intanto i personaggi corrono, lottano, sparano, come in ogni film d'azione, magari volteggiando senza gravità o saltando da un livello onirico all'altro. Mentre il ricordo della moglie defunta del protagonista, che circola come una minaccia in quei sogni così controllati, dovrebbe introdurre una nota struggente alla Orfeo e Euridice in un film che invece resta ostinatamente privo di pathos." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 settembre 2010)
"Improvvisamente qualcuno riesce a entrare nel vostro subconscio mentre state dormendo e comincia a influenzare i vostri sogni, a manipolarli, a carpirne i segreti più reconditi e addirittura a impiantare nella vostra mente il germe di un'idea capace di mutare il corso della vostra vita e quella di altre persone. Benvenuti nel mondo di 'Inception', ultima creazione del regista Christopher Nolan, dove è possibile violare un'esperienza privata come poche altre: il sogno. Una dimensione che va ben oltre la già spinta visionarietà dell'universo di 'Matrix', che pure sembrava estremo nella sua carica immaginifica, dove gli uomini credevano di vivere in un mondo reale ma che invece era creato e controllato dalle macchine. In Inception tutto avviene all'interno della mente. E il sogno diventa la scena del crimine. (... ) Con questa pellicola Nolan - che già con 'Memento' (2000) aveva dato dimostrazione della sua bravura nel giocare con il tempo e il montaggio - prova a ridefinire i confini del thriller fantascientifico, spingendoli più avanti, inserendovi anche sfumature noir. Tuttavia l'operazione 'Inception' è in qualche modo pericolosa, perché l'intricata trama rischia di compromettere in ogni momento l'attenzione. Ci si può facilmente perdere nel continuo mescolarsi della realtà con un labirintico mondo onirico multistrato in cui i sogni, 'vissuti' in contemporanea da più persone, si sdoppiano e addirittura si triplicano. Trasformandosi a volte in incubi. A tenere vivo l'interesse, oltre alla trama, è il susseguirsi di scene visivamente spettacolari. E non si tratta solo di quelle in cui si fa uso della computer grafica (...) altrettanti esempi di come si possa stupire oggi al cinema senza dover ricorrere all'abusato 3D. Ma anche di quelle sequenze girate in maniera più classica, sfruttando scenografie, effetti speciali e stuntman (...). Da questo punto di vista 'Inception' non è solo un inquietante thriller psicologico, ma è anche film d'azione, in cui l'autore di 'Insomnia' (2002), 'Batman Begins' (2005), 'The Prestige' (2006) e 'Il cavaliere oscuro' (2008) mette in campo tutto il repertorio del genere. Ciononostante la parte più intrigante del film è legata alla psicologia del protagonista, al suo mondo inconscio al quale singolarmente accede nel sonno attraverso un ascensore in grado di scendere negli stadi più profondi e reconditi. Particolarmente interessante è il suo rapporto con la moglie, interpretata da una brava Marion Cotillard, il cui fantasma lo perseguita nei suoi e negli altrui sogni, determinandone quella pericolosa instabilità che regge di fatto l'intera vicenda. Per inciso, dopo 'Shutter Island', inusuale thriller psicologico firmato Scorsese, DiCaprio si trova a vestire nuovamente i panni di un uomo costretto a fare i conti nel suo subconscio con una moglie morta. Forte anche della presenza, sia pure in ruoli marginali, di attori come Michael Caine, Pete Postlethwaite e Tom Berenger, 'Inception' - pur con le smagliature dovute alla complessità della costruzione - si candida a essere per gli amanti del genere una sorta di anti 'Matrix'. E, come accaduto per le pellicole di quella trilogia diventata cult, è un film che o si odia o si ama. Comunque sia, Nolan, con la sua vena visionaria, dà un'altra dimostrazione delle possibilità offerte oggi dal cinema, dalla sua potenzialità di creare ciò che è difficile persino immaginare. In questo caso un futuro per nulla rassicurante dove anche i sogni, altrui, hanno un prezzo. Che qualcuno è disposto a pagare." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 24 settembre 2010)
"La sfida era piuttosto impegnativa: portare sullo schermo il magmatico e ingannevole mondo onirico, tra proiezioni, paradossi e scherzi dell'inconscio. Ci ha provato Christopher Nolan, già in passato alle prese con le trappole della mente umana, che in 'Inception' affida a Leonardo di Caprio il ruolo di Cobb, un ladro di sogni, capace di infiltrarsi nel cervello delle persone addormentate per rubare loro segreti. (...) Se l'idea di partenza è assai affascinante, decisamente meno lo è la messa in scena che visivamente trasforma l'avventura onirica in uno dei tanti film d'azione del grande schermo e che propone un universo multistrato più simile ai diversi step di un videogioco che alla ricchezza delle proiezioni della mente. Per non parlare dell'assai confusa sceneggiatura che affastella immagini e situazioni lasciando lo spettatore totalmente smarrito tra le pieghe del racconto." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 24 settembre 2010)
"Lasciate ogni speranza voi che entrate, ma se siete davanti alla cassa, fate ancora in tempo a tornare indietro. Basti dire che la cosa più chiara è il titolo, 'Inception'. La fantascienza, specie quella dell'ultima generazione, ha un unico difetto: non si capisce niente. In compenso annoia da morire, soprattutto se un film dura due ore e venticinque minuti. Un'etèrnità per chi pensava di andare al cinema per divertirsi. (...) Niente da obiettare sull'abilità tecnologica del regista Christopher Nolan (la scena di un quartiere di Parigi che si richiude su se stesso è un prodigio), che però è incapace di proteggere dalla noia lo spettatore. Il quale, a differenza di certi invidiatissimi personaggi, non può manco dormire: colpa della micidiale colonna sonora." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 24 settembre 2010)
"Una lunga allucinazione lunga oltre due ore, camminando sui sentieri onirici della fantascienza. Immagini superbe, citazioni, omaggi, gusto per il lampo visivo e la scomposizione a tratti cervellotica del racconto. Leonardo DiCaprio è uno specialista. (...) La materia, di per sé ostica già sulla pagina, diventa un favolone scatenato, malinconico, riflessivo e ilare, di difficile lettura e ancor più ardua interpretazione sullo schermo. Da un lato, si resta storditi, affascinati, vinti dalla magnificenza dell'impalcatura, dall'altro perplessi per le tante tracce e sottotracce disseminate sul terreno della comprensione. Nolan, il regista che trasforma i sontuosi budget a sua disposizione, moltiplicandoli regolarmente al botteghino, voleva esattamente questo. Lo ha sempre fatto, lo prevede la sua poetica. Spiazzare, confondere, irretire lo sguardo spingendolo ai confini di ciò che è possibile osservare. Certe sequenze rimangono nella mente, indelebili, come un dipinto di Magritte o una scala di Escher. Se però cercate linearità, consolazioni, spiegazioni esaustive o certezze, non è il vostro film! (Ma. Pa., 'Il Fatto Quotidiano', 24 settembre 2010)