In nome del Papa Re

ITALIA 1977
Roma 1867, poco prima della sconfitta di Garibaldi a Mentana. La caserma Serristori viene fatta saltare provocando la morte di 23 zuavi. Vengono arrestati tre giovani rivoluzionari: Gaetano Tognetti, Giuseppe Monti e Cesare Costa. La madre naturale di quest'ultimo, la contessa Flaminia, per salvarlo ricorre a Mons. Colombo di Priverno, giudice della Sacra Consulta o tribunale penale supremo dello Stato Pontificio. Il prelato, già in crisi non di vocazione sacerdotale ma di fiducia nella necessità del potere temporale e, per conseguenza, disposto alle dimissioni, quando viene a sapere dalla donna di avere con lei generato il figlio 19 anni prima in un irripetuto rapporto tra i torbidi del '49, interviene; ottiene la liberazione di Cesarino e finisce per accoglierlo nella propria cantina. Tuttavia, mentre il Tognetti e il Monti verranno condannati a morte e decapitati, il conte Ottavio crede alla diceria universale su di un rapporto amoroso della moglie con il ragazzo; attende questi al varco e lo ferisce mortalmente per vendicare il proprio onore. Mons. Colombo, che ha pronunciato un discorso rivoluzionario in tribunale, incappa nelle ire del "papa nero", il generale dei Gesuiti, e verrà arrestato.
SCHEDA FILM

Regia: Luigi Magni

Attori: Nino Manfredi - Mons. Colombo da Priverno, Danilo Mattei - Cesare Costa, Carmen Scarpitta - Contessa Flaminia, sua madre, Giovannella Grifeo - Teresa, Carlo Bagno - Serafino, il perpetuo, Gabriella Giacobbe - Maria Tognetti, Salvo Randone - Il gesuita, Ettore Manni - Conte Ottavio, Camillo Milli - Don Marino, Ron - Gaetano Tognetti, Giovanni Rovini - Il presidente, Renata Zamengo - Lucia Monti, Luigi Basagaluppi - Giuseppe Monti, Guglielmo Spoletini - Arsenio, Nino Dal Fabbro - Il procuratore, Giovanni Cianfriglia - Lo zuavo spagnolo

Soggetto: Luigi Magni

Sceneggiatura: Luigi Magni

Fotografia: Danilo Desideri, Giuseppe Lanci - operatore, Alessio Gelsini Torresi - assistente

Musiche: Armando Trovajoli

Montaggio: Ruggero Mastroianni

Scenografia: Lucia Mirisola

Costumi: Lucia Mirisola

Durata: 105

Colore: C

Genere: DRAMMATICO STORICO

Specifiche tecniche: VISTAVISION - EASTMANCOLOR

Tratto da: liberamente ispirato al libro "I segreti del processo Monti e Tognetti" (ed. Sanvittore, Milano, 1869)

Produzione: FRANCO COMMITTERI PER JUPPITER GENERALE CIN.CA

Distribuzione: CINERIZ - DOMOVIDEO, DE AGOSTINI, MONDADORI VIDEO

NOTE
- GIRATO IN INTERNI ED ESTERNI A PIENZA (SIENA).

- PREMIO DAVID 1978 PER MIGLIOR FILM E MIGLIORE SCENEGGIATURA A LUIGI MAGNI, MIGLIORE ATTORE A NINO MANFREDI.
CRITICA
"Film cordiale e sanguigno, "Nel nome del Papa Re "non fa nulla per evitare i facili passi del romanzo d'appendice ottocentesco, da cui anzi Magni, complici i piangenti violini di Trovaioli, sembra determinato a trarre ogni vantaggio emotivo sul pubblico. Ma perchè no, se questo è il verso della medaglia di un'arte popolare e popolaresca il cui rito consiste nel recupero di certi spontanei valori espressivi del linguaggio e dell'anima di una città? Effettivamente Magni compie di nuovo, nell'ambito della sua Roma, opera di appassionato ancorchè smaliziato filologo. E la sua consueta tematica non soffre dall'essere svolta, qui, con un briciolo in più di arrendevolezza nei confronti dei semplici sentimenti." (Guglielmo Biraghi, "Il Messaggero")

"Se un pregio ha questo film (...) è che il personaggio, con la sua ricchezza, annulla la storia." (Gianni Rondolino, "Catalogo Bolaffi del Cinema Italiano", 5, 1978)

"La compatezza narrativa, la fervida vena degli interpreti principali, la scenografia un poco teatrale ma assai valida nella rievocazione di una Roma barocca e perplessa, le musiche anacronistiche ma efficaci, i vernacoli (romano e veneto) usati con comprensibilità e in modo da reggere il dramma con un umorismo popolaresco che non guasta, sono le più visibili qualità che da una parte assicurano l'aggancio con la platea e da un'altra parte ripresentano Magni come singolare uomo di spettacolo. Analizzato nei suoi significati, viceversa, questo film esige diverse riserve. Preso come ritratto di un prelato scettico sul valore storico del meccanismo di potere di cui è una ruota emblematica, epperò attaccato al sacerdozio come tale e credente nei valori spirituali e religiosi assoluti, offre positivi stimoli alla riflessione: porge esempi di umanità semplice, disponibile al dialogo fraterno (con un gustoso rapporto con il Perpetuo, a metà grillo parlante e a metà
'coscienza' di riflesso), ricca di meschinità e di nobiltà insieme. Preso come raccordo tra situazioni che si ripetono a distanza di un secolo (raccordo non abusivo come lettura in quanto le allusioni sono molteplici), il film sul piano politico forza le analogie, sino a non rendersi conto di abbracciare posizioni assai pericolose (come quelle delle rivoluzioni portate avanti con le bombe): e sul piano religioso cede ad animosità cieche.(...) La critica è possibile: può essere costruttiva: e la stessa Gerarchia ne ha dato molti esempi in Concilio e fuori Concilio. La condizione per tale processo è che nasca dall'amore e non dall'odio: dall'esame sofferto e obiettivo, non dalla negazione integrale, viscerale, cieca." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 84. 1978)