E' la condanna del cinema, pronunciata dallo stesso regista mentre scorrono le immagini (amate) dei film di Sternberg, di Welles, di Errol Flynn. Il cinema visto come produttore inevitabile di maliconia, di senso di perdita, nell'inesorabile passare del tempo. In questo film Debord usa con successo immagini statiche per far progredire il discorso sui meccanismi della società dello spettacolo, dell'alienazione prodotta dal consumismo, e sull'oppressione dell'individuo nella società moderna. La relazione tra immagine e racconto è messa costantemente in discussione, i due mezzi di espressione interferiscono in maniera enigmatica, in un gioco segreto di analogie, si completano o collidono tra loro producendo un terzo 'medium' che se usasse in maniera tradizionale le immagini in movimento prodotte per la narrazione potrebbe non raggiungere lo stesso scopo.
SCHEDA FILM
Regia: Guy Debord
Sceneggiatura: Guy Debord
Musiche: François Couperin, Benny Colson
Montaggio: Stéphanie Granel
Aiuto regia: Elisabeth Gruet - assistente, Jean Jacques Raspaud - assistente
Durata: 22
Colore: B/N
Genere: DOCUMENTARIO ALLEGORICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: SIMAR FILM
NOTE
- E' L'ULTIMO FILM DEL REGISTA. IL TITOLO E' PALINDROMO.
- PRESENTATO NELLA RETROSPETTIVA DEDICATA AL REGISTA ALLA 58. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2001)
CRITICA
Dalle note di regia: "Le cinéma dont je parle ici est cette imitation insensée d'une vie insensée, une répresentation ingènieuse à ne rien dire, habile à tromper une heure l'ennui par le reflet du même ennui; cette lâche imitation qui est la dupe du présent et le faux témoin de l'avenir."