Johnny e Sarah lasciano l'Irlanda con le loro figlie per raggiungere gli Stati Uniti. A New York, trovano un ambiente ostile, ma la speranza e la fede che le due bambine riescono a trasmettere a tutta la famiglia daranno la forza necessaria per ricominciare una nuova vita e realizzare il 'sogno americano'.
SCHEDA FILM
Regia: Jim Sheridan
Attori: Samantha Morton - Sarah, Paddy Considine - Johnny, Sarah Bolger - Christy, Emma Bolger - Ariel, Djimon Hounsou - Mateo, Randall Carlton - Ufficiale Immigrazione, Neal Jones - Ufficiale Immigrazione, Adrian Martinez - Negoziante, Rene Millan - Steve, Bernadette Quigley - Ammistratrice Ospedale, Tom Murphy - Attore In Fila, Des Bishop, Frank Wood - Pediatra, Molly Glynn - Sarah Mateo, Jer O'Leary - Thomas Bakewell, Regina Roe - Amministratore/Suora, Carmen Regan - Dottore, Nisha Nayar - Infermiera Ospizio, Rodrigo Pineda Sanchez - Chitarrista Messicana, Ciaran Cronin - Frankie, Nye Heron - Uomo Cieco, Jason Salkey - Tony, Sara James - Ragazza Di Papo, Bob Gallico - Regista Teatrale, Jason Killalee - Assistente Alla Regia, Nick Dunning - Ginecologo, Juan Carlos Hernández - Papo, Merrina Millsapp - Marina, David Wike - Barker, Guy Carlton - Uomo Alla Fiera, Elaine Grollman - Suora A Scuola, Michael Sean Tighe - Frank, Jennifer Seifert - Angela, Kathleen King - Suora, Eilish Scanlon - Suora, Chary O'Dea - Donna Messicana Con Bambino, Tamla Clarke - Receptionist Ospedale
Soggetto: Jim Sheridan, Naomi Sheridan, Kirsten Sheridan
Sceneggiatura: Jim Sheridan, Naomi Sheridan, Kirsten Sheridan
Fotografia: Declan Quinn
Musiche: Gavin Friday, Maurice Seezer
Montaggio: Naomi Geraghty
Scenografia: Mark Geraghty
Costumi: Eimer Ni Mhaoldomhnaigh
Effetti: Team FX Ltd., Simon Carr
Altri titoli:
EAST OF HARLEM
Durata: 103
Colore: C
Genere: DRAMMATICO ROMANTICO
Specifiche tecniche: PANAVISION
Produzione: HARLEM FILM PRODUCTIONS LTD., EAST OF HARLEM LTD., HELL'S KITCHEN FILMS
Distribuzione: 20TH CENTURY FOX (2004)
Data uscita: 2004-02-06
NOTE
PRESENTATO AL TORONTO FILM FESTIVAL 2003
CRITICA
"'In America' non è un film privo di meriti: trova momenti toccanti, altri ironici e ha il merito di sperimentare un doppio punto di vista, adulto e infantile, sulle stesse situazioni. Peccato che queste ultime siano sempre più prevedibili con lo scorrere delle scene e che la filosofia positiva di cui Sheridan si fa portatore incorra in ingenuità indegna dell'intelligenza di Christy e Ariel." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 febbraio 2004)
"Semi-autobiografica, favoletta che fa sembrare Frank Capra un irrecuperabile pessimista, 'In America' di Jim Sheridan è raccontato dal punto di vista della figlia più grande. Le disgrazie dei protagonisti vengono risolte dalla sceneggiatura di Sheridan & figlie (Naomi e Kirsten) con irritante facilità, così come la fotografia di Declan Quinn dipinge un inferno metropolitano molto glamour che ricorda, a proposito di anni '80, i colori di una pubblicità Benetton. Più che un film, un ruffianissimo spot sull'american dream. E' tutto fasullo, comprese le due insopportabili bambine, una delle quali va in giro con una microtelecamera con schermino laterale improbabile negli anni '80, soprattutto per dei poverissimi immigrati. Fastidioso vedere due attori di classe come Considine (eccellente in 'Last Resort', bel film sull'immigrazione) e Morton recitare personaggi così scontati. Tre nomination agli Oscar, la critica Usa in visibilio ma probabilmente il peggior Sheridan di sempre." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 6 febbraio 2004)
"Nel film che Jim Sheridan ha tratto dai propri ricordi di esule irlandese nella Grande Mela, la prima mezzora è perfetta. (...) Si sa che l'Oscar predilige gli invalidi e i moribondi, quindi la candidatura dell'attore africano non sorprende anche se a spese di quella che in gergo si definisce 'una parte fatta'. Più inventiva e sorprendente l'altra nomination di 'In America', che è andata a Samantha Morton commovente madre di famiglia. Non a caso a un certo punto su un televisore appare la Ma Joad di Furore che pronuncia le famose parole: 'Noi ce la faremo perché siamo il popolo'. È la fiducia che trasmette 'In America', un film in cui i personaggi si dicono a vicenda 'Andrà tutto bene' e tutto continua invece ad andare malissimo. Ma poiché la speranza è l'ultima a morire, qualche santo provvederà." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 7 febbraio 2004)