Cathryn, giovane e benestante moglie di Hugh, sta soffrendo un periodo di forte tensione nervosa e, prossima alla schizofrenia, crede di essere perseguitata al telefono da una inesistente Joan che le comunica irreali infedeltà del marito. Questi, forse impotente ma sinceramente innamorato, decide di concederle un periodo di riposo nella villetta solitaria dove ha passato l'infanzia. Giunta sul posto, Cathryn si sfoga dialogando con i propri fantasmi in un racconto fiabesco. Tuttavia, con il tempo la tensione aumenta poiché nei modi più impensati la fragile donna si trova davanti René (ex amante francese, perito in un incidente aereo), Marcel (amico del momento), Susannah (figlioletta di Marcel e doppio di Cathryn fanciulla). Cathryn, decisa a porre fine a questa situazione di disagio, comincia ad uccidere i fantasmi del passato, ma la sua scelta porterà a una terribile conseguenza.
SCHEDA FILM
Regia: Robert Altman
Attori: Susannah York - Cathryn, René Auberjonois - Hugh, Marcel Bozzuffi - Rene, Hugh Milais - Marcel, Cathryn Harrison - Susannah, John W. Morley - Anziano con il cane
Soggetto: Susannah York, Robert Altman
Sceneggiatura: Robert Altaman
Fotografia: Vilmos Zsigmond
Musiche: John Williams
Montaggio: Graeme Clifford
Scenografia: Leon Ericksen
Costumi: Nicholas Ray - abiti di Susannah York
Effetti: Jerry F. Johnson
Durata: 101
Colore: C
Genere: PSICOLOGICO DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANAVISION, 35 MM, CINEMASCOPE (1:2.35) - TECHNICOLOR
Tratto da: racconto "In Search of Unicorns" di Susannah York
Produzione: LIONS GATE FILMS, HEMDALE FILM GROUP, COLUMBIA PICTURES CORPORATION
Distribuzione: INDIPENDENTI REGIONALI (1975) - WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)
NOTE
- PALMA D'ORO A SUSANNAH YORK PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE AL FESTIVAL DI CANNES 1972.
- CANDIDATURA ALL'OSCAR 1973 PER LE MIGLIORI MUSICHE.
CRITICA
"Si tratta di un'opera indubbiamente suggestiva sotto il profilo tecnico (astuta la sceneggiatura dello stesso regista; affascinanti l'ambientazione e la fotografia e la musica; perfetta l'interpretazione della York, premiata a Cannes 1972) e pienamente soddisfacente come spettacolo per gli appassionati del genere 'thriller'. Discutibile, viceversa, è il lavoro nei suoi aspetti contenutistici ed etici: come caso clinico, infatti, appare troppo 'costruito' o troppo 'giuocato fantasiosamente' per servire da strumento di plausibile studio psicologico sui labirinto in cui si dibatte una schizofrenica bramosa di liberarsi dai propri fantasmi; come metafora sulla condizione umana femminile non offre elementi sufficienti per una generalizzazione; come fantasticheria visionaria, sorprende e s'approssima al vero nel miscuglio di vero e immaginario, di passato e di presente, ma in definitiva risulta anche un miscuglio di divertimento artificioso e di indagine sincera." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. LXXIX, 1975)