TRAMA BREVE
Comandato di guardia ad una postazione insolita, una spiaggia deserta su un'isola, un soldato scopre di colpo che per lui non è una giornata qualsiasi: infatti è il giorno delle elezioni. Un'urna elettorale viene paracadutata dal cielo proprio mentre una donna sbarca sulla spiaggia. Con sorpresa del militare la donna è un funzionario del governo responsabile del seggio mobile ed incaricata delle votazioni nell'isola. Suo malgrado il soldato è costretto - a causa di ordini superiori - a seguire il funzionario per sorvegliare le operazioni di voto. Molte cose accadranno nella giornata e quando al tramonto la donna riparte il soldato ha ormai compreso che il voto segreto conteneva più di quanto avesse immaginato.
TRAMA LUNGA
Un soldato di guardia in una postazione lungo una spiaggia deserta si alza, comincia il proprio turno di servizio e, poco dopo, vede un'urna elettorale paracadutata dal cielo. Quindi dal battello scende sull'isola sperduta una giovane donna. Il soldato si meraviglia: la donna è il funzionario del governo, responsabile del seggio mobile e incaricata di far votare i cittadini su quell'isola lontana. Suo malgrado, il soldato viene coinvolto nell'avventura elettorale. Per ordini dei superiori, fa salire la donna sulla jeep e insieme partono attraverso strade sterrate e polverose. La donna si ferma, avvicina singole persone, gruppi, famiglie, uomini che camminano, che pregano: a tutti cerca di spiegare qual è il suo compito, e perché è importante che loro esercitino il diritto di voto. Tappa dopo tappa, la donna entra così in contatto con realtà precarie e difficili: le obiezioni più frequenti sono che Dio pensa a tutto, se può essere aggiunto come candidato, se è sicuro che dopo si otterrà la tale cosa. In un gruppo di donne, una ragazzina di 12 anni ha già l'età per sposarsi, ma non quella per votare: come mai? Un ambulante le chiede di comprare qualcosa in cambio del voto. Poi va a far votare un gruppo di uomini riuniti per una cerimonia funebre: sono sunniti e lei, come donna, non può essere ammessa. Quando il giro è finito, si è fatto tardi e il battello non arriva. Il soldato vota, e le dice che vota per lei. Arriva un aereo e la donna sale. Il soldato e il suo commilitone sono di nuovo soli davanti al mare.
SCHEDA FILM
Regia: Babak Payami
Attori: Nassim Abdi - Ragazza, Cyrus Abidi - Soldato, Youssef Habashi, Farrokh Shojaii, Gholbahar Jabghali, Shohreh Hashemi, Amir Harati
Soggetto: Babak Payami
Sceneggiatura: Babak Payami
Fotografia: Farzad Jodat
Musiche: Mike Galasso
Montaggio: Babak Karimi
Scenografia: Mandana Masoudi
Costumi: Faride Harajl
Effetti: Digitalia Graphics
Altri titoli:
Secret Ballot
Void Votes
Durata: 100
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1,85); DOLBY SRD DIGITAL
Produzione: PAYAM, FABRICA, SHARMSHIR, RAI CINEMAFICTION, RTSI -TELEVISIONE SVIZZERA IN LINGUA ITALIANA
Distribuzione: ISTITUTO LUCE
Data uscita: 2001-11-02
NOTE
- VINCITORE DEL "GRAN PREMIO PER LA GIURIA" ALLA 58^ MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2001).
- AIUTO REGIA: BABAK MIRZAKHANI.
- SUONO: MICHAEL BILLINGSLEY.
CRITICA
"Interessante coproduzione a molti partner dove la vena allegorica giunge a evocare, in un paio di scene, il cinema di Federico Fellini (...) La metafora è amara e ben s'intona la desolazione dei paesaggi e la solitudine dei personaggi. Alla fine la donna se ne va a bordo di un aereo di linea, atterrato sulla spiaggia e incongruo quanto lei con la realtà dei luoghi". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 settembre 2001)
"'Il voto è segreto' è un film pieno di humour, di tenerezza, di simpatia per i suoi due eroi, una coppia-non coppia unita dall'avventura di un giorno, on the road, per le strade di un'isola-metafora, abitata da modi di vita, convinzioni religiose, propositi politici disparati e incerti (...) La commedia sentimentale è la forma, ma nello snodarsi di percorsi e incontri di questo gioiello del cinema contemporaneo quel che interessa di più è il 'racconto filosofico' su temi fondamentali del nostro tempo (...)". (Goffredo Fofi, 'Panorama', 8 novembre 2001)
"Dopo una partenza alla Anghelopoulos, ci ritroviamo dentro a una commedia a due, tipo 'Travolti' di Lina Wertmuller. Alla determinazione della scrutatrice si contrappone lo scetticismo del militare (...) In 'Il voto è segreto', fervido e spiritoso, gli attori non professionisti trasudano simpatia". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 6 settembre 2001)
"In 'Il voto è segreto' tutto sembra pietrificato. I movimenti della cinepresa sono lentissimi: misurati i gesti degli interpreti che tuttavia riescono a delineare personaggi a tutto tondo; immobile il paesaggio desertico (...) Payami illustra, ma come se parlasse d'altro, le torture di una mentalità, l'emarginazione delle donne, l'indifferenza di tribù isolate e la strenua 'resistenza' dell'incaricata di seggio". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 6 settembre 2001)
"Il bello dell'assurdo all'iraniana è che convive a meraviglia con i campi lungi e i ritmi distesi tipici di quel cinema. E Payami sa alleggerire abilmente la sua favola filosofico-politica, sui silenzi, sulla colonna sonora (dai rumori assordanti di aerei e cantieri al parco e prezioso commento musicale di Michael Galasso". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 settembre 2001)
"Il film potrebbe essere un manifesto ironico di sostegno al presidente riformista Kathami, ma forse è un disilluso proclama di quanto sia difficile in un Paese così travagliato raggiungere una piena, vera democrazia. Eppure proprio questa ragazza, che si muove agile e sicura dentro il suo bozzolo di stoffa, con le mani sempre occupate a trattenere il chador che il vento solleva, con gli occhi imperiosi e la coscienza del suo piccolo potere, che mai abbassa lo sguardo conquistando poco a poco l'ammirazione goffa del soldato, è il segno di quell'Islam che a fatica si muove verso la libertà dal fanatismo". (Natalia Aspesi, 'D - Donne', 23 ottobre 2001)
"Il bel film iraniano prodotto anche da Fabrica Cinema e da Rai Cinema, può essere visto come atto d'ammirazione verso i combattenti per una democrazia anche mutilata, oppure come una critica ai riformisti del presidente Katami che si agitano invano in un Paese che non si muove, immobilizzato dal passato. Il regista Payami, nato a Teheran e cresciuto in Canada, ha 35 anni". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 9 novembre 2001)