Un presunto assassino sta per essere condannato a morte in base alla deposizione di un testimone assolutamente convinto della infallibilità del proprio orologio. Ma quando si accorge che l'orologio, come tutte le cose umane, è soggetto ad errori e difetti, il testimone si affretta a rimangiare la deposizione ed a battersi perché l'imputato venga assolto. Questi viene infatti prosciolto dall'accusa e rimesso in libertà ma, benché la vita gli sia facile, allietata anche dall'amore di una ragazza, l'uomo non è felice; la sua coscienza gli rimorde e la presenza del testimone che è stato arbitro della sua vita lo ossessiona al punto che si decide a sopprimerlo. Ma non può porre in esecuzione l'insano gesto e dopo una crisi interiore, ritorna spontaneamente in prigione per espiare la propria colpa.
SCHEDA FILM
Regia: Pietro Germi
Attori: Roldano Lupi - Pietro Scotti, Marina Berti - Linda, Ernesto Almirante - Ragionier Giuseppe Marchi, Il Testimone, Sandro Ruffini - Avvocato Difensore, Pietro Sharoff - Pubblico Ministero, Arnoldo Foà - Impiegato Anagrafe, Cesare Fantoni - L'Oste, Marcella Melnati - Padrona Di Casa, Dino Maronetto - Andrea, Angelo Calabrese, Pietro Fumelli, Alfredo Salvatori, Giovanni Petti
Soggetto: Pietro Germi
Sceneggiatura: Diego Fabbri, Pietro Germi, Cesare Zavattini, Enrico Ribulsi, Ottavio Alessi
Fotografia: Aldo Tonti
Musiche: Enzo Masetti
Montaggio: Gisa Radicchi Levi
Scenografia: Salvo D'Angelo, Aldo Tomassini Barbarossa
Durata: 98
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Produzione: ORBIS FILM (DEL CENTRO CATTOLICO CINEMATOGRAFICO)
Distribuzione: CEIAD - AZZURRA HOME VIDEO
NOTE
- ESORDIO ALLA REGIA DI PIETRO GERMI
- SUPERVISIONE: ALESSANDRO BLASETTI.
- AIUTO REGISTA: MARIO MONICELLI.
- NASTRO D'ARGENTO 1946 PER IL MIGLIOR SOGGETTO A PIETRO GERMI.
CRITICA
"Un altro nostro buon film, un buon 'primo' film solido e compatto e con ambizioni inconsuete. 'Il testimone' è la più profonda voce della coscienza che finisce per ridestarsi nell'animo di un assassino; questo risveglio è espresso in toni piani, coerenti, se pure talvolta non privi di qualche insistita lentezza e, quel che più conta, con episodi concreti, evidenti. Il nome di questo nuovo regista dev'esser posto accanto a quello di Blasetti (...). Dalla loro collaborazione sono nate questa equilibrata evidenza, questa umana tristezza, queste tonalità popolaresche (...). (M. Gromo, 'La Stampa', 1946)